
I nuovi auricolari tecnologici mi tengono compagnia in questa domenica di dicembre, mi rilasso sul divano, in attesa che la giornata prenda avvio.
La finestra che dà sul giardino ricama giochi di macchie dalle sfumature ocra e verdi, l’erba è umida e profuma di muschio, a terra giacciono oramai secche tutte le foglie del carpino. Rimane un albero maestoso anche adesso che è spoglio, i rami come arti proiettati verso il cielo a chiedere un abbraccio corale.
Sorseggio il caffè perdendomi dentro queste immagini invernali.
Il tappeto di foglie mi assomiglia, disteso sull’erba del giardino, spazzato dal vento, battuto dalla pioggia, mutevole come il clima.
Le foglie hanno una loro ragione di esistere, penso, anche adesso che sono come singole tessere di un puzzle, buttate a terra per caso. Disegnano la fine dell’anno con colori tanto infuocati da riscaldare la morte stessa.
La musica insinua note struggenti di pianoforte e parole che arrivano dritte al cuore.
“HO PERSO VOLI, HO PERSO TRENI”.
La lacrima sfuggita al controllo della ragione riga il mio volto stanco, davanti al fuoco di foglie di questo finto autunno.
“HO PERSO VOLI, HO PERSO TRENI” il ritornello s’infrange lì dove fa più male.
Il caffè è finito, la tazza vuota tra le mani non mi riscalda più.
Pimpra
Citazione nel titolo da Pianeti di Ultimo
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