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20140914_155720Non è che sono stata pigra, è che avevo altro da fare, tipo tentare di disintossicarmi dai pixel che quotidianamente bombardano i miei occhi, pervadono la mia vita e mi rubano tempo.

In una parola, mi sono presa un periodo di “vacanza”.

Soprassiedo sul meteo avverso che mi è corso dietro per la loro durata, regalandomi grandi tuffi di malinconia dentro giornate uggiose e grigie. Ma tant’è, mal comune tra gli abitanti del nord Italia come la sottoscritta.

Ma, nonostante la mia vena di triestinità abbia subito un forte scossone (avrò fatto al massimo 10 bagni di sole/mare in tutta l’estate), devo dire che la parte finale delle mie ferie umidicce, mi ha soddisfatto pienamente.

Dapprima un radioso fine settimana in quel di Fivizzano che è sempre bello tornarci, a far fuori la suola delle scarpette da tango. Il “Tango world” è giunto quest’anno alla sua 16° edizione, per me è stata la 4° partecipazione,  una delle più apprezzate.

Meno affollato di quanto ricordassi, ma, proprio per questo più intimo, raccolto, piacevole.

Abbracci che si sono rincorsi per 4 giorni, tandas su tandas godutissime, milonghe pomeridiane da cardiopalma, sorrisi, amici, energia e onda travolgenti.

Anche gli stages mi sono piaciuti assai e mi hanno fatto conoscere nuovi e validi insegnanti. E quindi via andare a massacrarsi di ore e ore di ballo, ma che-ve-lo-dico-a-fare, per me è una delizia, sempre.

A chiudere le vacanze come una ciliegina sulla torta, altri 4 giorni nel cuore dell’amata Toscana, in quel di Siena a godere pienamente dell’energia della terra che, mai come colà, emana forte il suo ancestrale richiamo. In compagnia della mia più cara amica che, invece di riposarsi come avrebbe voluto, si è fatta travolgere dalla mia furia festosa che, chi mi conosce sa, quando sono felice, divento incontenibile…

Il ritorno in gabbia mi è un po’ meno duro… confido nel benefico effetto di questa pausa che si preannuncia un autunno rosso sambuco…

🙂

Pimpra

 

GLOBALIZZAZIONE

globalizzazione-economica

Uscita dal negozio gestito da cinesi ma – inaspettatamente- battente bandiera italiana (chissà poi perchè), riflettevo, tra me e me, su questo nostro mondo globale.

Ho comprato gadget tecnologici (adattatori per ipod, notoriamente, ed altre piacevolezze del genere), benedicendo la lunga mano dei cinesi che, su certo tipo di mercanzia, mi fa tanto risparmiare…

Poi però la testa si è messa a galoppare e…

Il mondo globale presenta sicuramente vantaggi e svantaggi. Nei primi metto l’innegabile praticità di avere a portata oggetti/cibo e amenità varie che altrimenti non tutti potrebbero conoscere, e questo è l’aspetto più “democratico” della faccenda.

Dall’altro lato poter mettere mano su quasi tutto, direttamente dal proprio luogo natio, toglie il mistero della scoperta, della ricerca di quanto è diverso e per questo speciale.

Con la crisi che imperversa, la globalizzazione in fondo è un balsamo per coloro che hanno le tasche vuote, permettendo, ad esempio, almeno un “volo di forchetta” nei numerosi ristoranti etnici che popolano tutte le città.

E’ già qualcosa, anche se i profumi veri si respirano e si vivono solo andando nel paese ma, in mancanza di… è sempre una possibilità di aprire una finesrta sull’universo dell’altro.

Oggi, scorrazzando sui pixel, sono rimasta affascinata dalla possibilità data da itunes: cambia paese (anche se l’hanno messa in fondo alla pagina, secondo me, nascondendola un po’). E via a scoprire musica in cima alle classifiche di altri paesi, leggere di gruppi/cantanti mai sentiti prima (ma sono molto ignorante in materia e non faccio particolarmente testo…).

Mi è piaciuto, lo confesso, lo spazio, in questo modo, si annulla e tutto appare qui e ora.

Penso anche, banalmente, a tutto ciò che possiamo acquistare on line, direttamente dal nostro pc (o smartphone o tablet), come se si potesse virtualmente allungare la mano in ogni dove e procurarsi questa o quella cosa.

Comodo, stimolante, incredibile per certi versi.

Ma, cosa ci perdiamo?

Che cosa ci resterà da immaginare?

Manterremo ancora il piacere della scoperta? L’ebbrezza di trovare percorsi, pensare le cose e poi andare a vederle a toccarle?

Restermo persone “originali”? stampi unici? o finiremo per diventare un gregge senza forma e senza colore?

Riflessioni di una grigia giornata di luglio…

 

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

QUANDO SI INCONTRA UN VERO “MAESTRO”

viaggio-in-treno-13

Ricordo ancora di un corso all’Università dal tema “La letteratura di viaggio”.

Da allora ho sempre favoleggiato di avere la possibilità di incontrare un personaggio di quelli che, nella vita, sanno come lasciare traccia di sè.

Non ho mai pensato ad una avventura sensuale da consumarsi nella tratta Parigi – Venezia e poi non vedersi più, ma qualcosa di diverso, qualcosa che mettesse in campo pensieri e sentimenti, visioni e coraggio.

Dopo non so quanti anni sono stata accontentata.

Trafelata dalla mia settimana lavorativa che non ha visto uno stop, finalmente prendo posto sul treno che mi riporterà a casa.

Accanto a me un signore agé, davanti a lui 4 quotidiani, le fotocopie di un articolo scientifico in inglese,  la rivista “Scienze”, un blocco degli appunti e una penna dozzinale.

Lo osservo di nascosto mentre sono affacendata a sistemare i miei bagagli.

Capisco immediatamente che deve provenire dalla mia terra: benchè in abito scuro, non ha quella ricerca estetica formale che è una caratteristica di punta degli uomini del nord ovest. Lui è più scarno, l’abito non è un biglietto da visita che gli interessa.

La calligrafia veloce e lanciata del suo tratto, scorre sul blocco degli appunti. A momenti si ferma a riflettere e poi riprende a scrivere.

E’ uno scienziato. Riconosco certe formule e poi l’articolo che sta leggendo, lo afferma chiaramente. Siamo nel campo della cardiologia.

Al mio ritorno dal caffè, vedo che ha scelto il mio posto sul corridoio e, gentilmente, gli chiedo di spostarsi. Lo fa scusandosi e sorridendo con gli occhi di un celeste chiaro.

Lo osservo meglio e mi permetto un “Mi scusi ma lei è forse il prof. XXX?” mi risponde “Sì, sono io, ma lei come fa a conoscermi?”

“Perchè lei è un personaggio molto famoso, un medico di chiarissima fama”.

Iniziamo in modo naturale, spontaneo e piacevolissimo, una conversazione che ho preso come un vero dono del cielo. Il mio vicino è una persona che definire brillante, illuminata e, ancora mentalmente, incredibilmente giovane, è dire poco.

Ho apprezzato l’umanità, l’amore indiscusso per la professione medica, per la ricerca, per la vocazione verso una tra le professioni più difficili e il senso di condivisione che lo hanno sempre contraddistinto.

Un uomo così, a prescindere dal campo di interesse professionale e umano è colui che definisco “Maestro”, una di quelle persone faro e luce per gli altri, un pioniere, un esploratore e un maieuta.

Ci siamo salutati con una gran stretta di mano e tanta ammirazione da parte mia.

Nella mia valigia di esperienze adesso c’è anche questa frase:

“Nella vita è importante esprimere la propria opinione. Essa va esposta motivandola  e dimostrandola chiaramente e, per questa ragione, difendendola con altrettanto vigore. Il modo in cui la si esprime è importante, ma rimane fondamentale essere coerenti alle proprie idee, ai propri ideali e a se stessi. E, poco importa se si sta antipatici a mezzo mondo. Prima o poi incontreremo chi ci saprà apprezzare per questa nostra caratteristica.”

Avevo i lucciconi quando raccontava della stima che tutt’ora lo lega ai suoi allievi/discepoli a come sono rimasti in contatto e a quanto egli sia orgoglioso che i suoi “figli” abbiano superato il padre.

E’ confortante sapere che, in questo mondo inquinato dalla falsità, dall’ipocrisia, dall’egoismo, esistano ancora illuminati “Maestri”.

Pimpra

Se siete troppo curiosi per resistere… qui.

IMAGE CREDIT DA QUI

ELOGIO DELLA DIFFERENZA

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La trasferta torinese si sta rivelando particolarmente interessante sotto il profilo della ricerca delle differenze tra gli italiani del nord ovest e quelli del nord est.

Ieri, tra il serio e il faceto, rilevavo che le donne torinesi non hanno un piacere particolare o effimero per le calzature. La mia breve passeggiata in centro lo ha confermato. Prediligono le scarpe basse, senza tacco, oppure alcune di esse, ma quelle decisamente poco o affatto raffinate,  esprimono la loro femminilità utilizzando plateau e zeppe, pesanti e fuori tempo.

I negozi  di calzature, dove speravo di maltrattare la mia carta di credito a colpi di frustate, mi hanno tratta in salvo. Merce, a mio dire, orrenda. E conto corrente salvo.

Le signore però se peccano alla  base del corpo, recuperano tutto lo charme che le contraddistingue con i profumi che amano indossare. Nel mio tour ho saputo apprezzare molte volte aromi intensi, particolari, traccia inconfondibile e unica di donne di classe e personalità. Indiscusse.

Gli uomini, mi riferisco ai più grandicelli che sono quelli che oramai fanno parte del mio orizzonte di interesse, li trovo finemente eleganti, nel portamento, nei modi, nella classe indiscutibile che manifestano quando parlano, si muovono, ti guardano. Anche loro indossano essenze rare, insolite che lasciano il segno in nari attente.

Quest’oggi, tra un turno massacrante e un altro, mi sono concessa una seduta pimprantissima nella palestra convezionata con il mio hotel a 4 stelle. Inutile dire che la triestina si è dimostrata una vera “figlia del vento”, eseguendo la sua migliore performance da tappeto rotante di sempre.

Il perchè è presto detto: la sola donna, bionda, dai lineamenti che “fanno straniera” e che correva come un razzo. I tappeti rotanti erano posti su tre file, come in quelle palestre americane che si vedono nei fim, e gli habituè venivano vicino a me, per vedere la velocità della mia falcata, increduli.

Anche in palestra “loro” sono diversi da noi: non ho visto persone chiuse nell’isolamento musicale o virtuale, pochi con l’iphone tra le mani, piuttosto persone che interagivano tra loro e che osservavano con curiosità i presenti.

Differenze, sottili, uniche ma capaci di conferire il sapore del luogo, rendergli la sua unicità, mantenerlo perla rara e inimitabile.

Il bello del viaggio è anche questo: cercare le differenze.

Pimpra

DA TORINO CON AMMORE

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Ma che ve lo dico a fare: questa é la vita che mi piace vivere.  Partire e tornare  mantenendo una radice. Sono un albero che vola.

Di Torino, al momento, non ho visto nulla. Ma poco importa. Per ora ho respirato la gente di qui, ed è già qualcosa, la mia dose di “gommose e morbide” esistenziali, un momento di piacere e delizia.

I torinesi appaiono “chic”, nell’animo, intendo. Mantengono una grazia elegante nei modi, indossano con charme il profumo di ciò che è stato, della bellezza, della cultura che contraddistingue questa città.

I miei occhi ventosi apprezzano certe gentilezze, sanno leggere il piacere di gesti antichi e godono del riflesso di tale speciale aura.

La gioia di uscire dai propri confini, con il corpo e con la mente sono, per me, la medicina più efficace ai pruriti esistenziali. Dal confronto nascono le idee più fresche, si impara a vedere con sguardo nuovo ciò che si ha già ed altrettanto chiaramente si evidenziano le manchevolezze.

Però le torinesi non indossano belle scarpe. E chi l’avrebbe immaginato mai?

Pimpra

Image credit: PIMPRA_TS

CARNET DI VIAGGIO – “Mi Buenos Aires Querido”

image credit: Pimpra TS

image credit: Pimpra TS

Dal lontano 2007 non mettevo piede su un Boeing su tratta intercontinentale.

Boccetta di Lexotan in borsetta (in caso di attacco di claustrofobia che non verrà mai se lo porti con te), accanto all’inseparabile Lonely Planet.

Pronta per il mio primo viaggio sacro. Alla Mecca. Di ogni tanguero: Buenos Aires!

Sono stati una diecina di giorni o poco più che mi hanno regalato emozioni fortissime, gioie insperate, divertimento, stanchezza, stimoli.

Mi sono chiusa in una scuola di tango per dedicarmi anima e corpo alla mia danza preferita, per insegnare al corpo nuove dinamiche, eliminare gli errori, creare nuova consapevolezza.

Ballare il tango colà è come nuotare in mare per un triestino: naturale.

Come è, per noi, tuffarsi dal molo facendo le “clanfe“, per loro è danzare inventando nuovi giochi ritmici, nuovi movimenti, incorciare sequenze che creano alchimie fantastiche. E lo fanno con il sorriso, nella dimensione del gioco, del piacere.

Poi c’è la megalopoli che, a dispetto di altre che ho visto, è capace di accogliere/raccogliere chi la visita. Non c’è stato un solo attimo del mio soggiorno nel quale mi fossi sentita un’intrusa, una persona “indesiderata”. E’ come se, da subito, Baires fosse anche mia.

Con l’occhio europeo mi sono divertita a fare il gioco del “cerca le differenze” e, per riderci su, ne elenco alcune.

RITMI SUDAMERICANI:

il concetto del tempo che scivola dalle mani e che devi infarcire di più cose possibili, laggiù, a 11.000 km di distanza, viene percepito in modo diverso, senza l’angoscia stressante del mondo sopra equatoriale.

Alla cassa del supermercato- ad esempio- in tutto e per tutto tecnologico e fornito,  il cassiere fa scivolare con lentezza olimpica i prodotti davanti alla fotocellula, sicchè per fare la spesa bisogna mettere in conto un tempo infinito da spendere al momento del pagamento ( non perchè ci sia una particolare coda alla cassa). E non bisogna perdere la pazienza, mai. E il sorriso, mai.

CORPI SUDAMERICANI:

ma quanto sono belli? sono tonici, longilinei, con la pelle ambrata, i capelli fluenti (ho visto tantissimi uomini con delle favolose trecce o code di cavallo incredibili). Se non hanno sempre un bel corpo, ci sono persone in abbondante sovrappeso, hanno sempre un viso sorridente, sereno. Volti nati da incroci incredibili e incredibilmente profondi, particolari, caldi.

CAOS  SUDAMERICANO:

Come ogni metropoli che si rispetti, anche Buenos Aires, è caotica, spesso in modo imprevedibile. E come ogni metropoli sotto equatoriale, l’utilizzo del clacson a pieno palmo di mano, è attività imprescindibile di ogni persona che guidi un mezzo a due o più ruote.

Ho trovato esilarante il concerto di trombe mentre, incolonnata al casello autostradale (al pagamento pedaggio), cercavo di raggiungere l’aereoporto. Tutti suonavano il clacson come fossero impazziti, sperando che, in questo modo, chi doveva pagare lo facesse più rapidamente. Credo che il clacson sia, per loro, un sofisticato espediente psicologico per resistere allo stress di un traffico infernale.

CLIMA SUDAMERICANO:

Ma che ve lo dico a fare? Due settimane di SOLE, cielo terso, temperatura perfetta, da t-shirt al mattino e copriabito alla sera. Dimenticavo, colà sono in autunno.

Per gli argentini, invece, faceva già freddo, ne ho visti molti andare in giro con il maglione di lana. Spesso mi chiedevano “Signora, ma non ha freddo?”

DONNE/UOMINI E MILONGHE

L’uomo è uomo, indiscutibilmente. La donna è donna, indiscutibilmente. E ho visto tanta femminilità che, mi sono detta, devo tornarci per carpire segreti. Gli occhi di una donna argentina sono capaci di sciogliere una lamiera di acciaio. Non so se  mi spiego. Gli occhi di un uomo argentino, pure.

MORALE:

ho già predisposto il porcellino salvadanaio per il prossimo viaggio, che durerà di più e mi porterà anche in altre parti di quello splendido paese.

… e non ho parlato del “dulce del leche” e di quanto, in generale, amino gli italiani 🙂 …

Pimpra

DI NUOVO A CASA

Partir, revenir.

La gioia della mia vita.

Allontanarmi con l’elastico. Cioè, prima o poi, tornare a casa.

E riscoprire i pochi metri quadrati dell’appartamentino carichi di un calore che mi mancava. Il lettone, il divanetto delle pause serali. La cucina che, solo volendolo, potrebbe darmi mille soddisfazioni.

La casa, la tana, il nido.

Tornare  con gli occhi pieni di stimoli e la realtà quotidiana sembra decisamente meno grigia.

E ricordare: quante volte ti hanno scambiata per “straniera” (austriaca, americana con spruzzatine di francesina), ripensare ai colori, all’architettura, al gusto tutto italiano della città, dei suoi arredi, alla scelta di mostrarsi in un certo modo dei suoi abitanti, ai negozi, al cibo.

Fantastica Italia, straordinaria Toscana! Ricordiamocelo! Trattiamolo bene il Bel Paese che bello lo è davvero! Apprezziamolo, impariamo a valorizzarlo per goderne immensamente come fanno tutti coloro che ci rendono visita.

E tornare nel nido, nella cuccia, così familiare ed amata e guardarla con nuovi, innamorati occhi  promettendo che, alla prima occasione, la farai ancor più bella.

Revenir et partir.

Dove andrò la prossima volta?

Pimpra

RITI DI PASSAGGIO

(image credit: http://www.osmize.com)

Trieste è una città particolare.

Può piacere immensamente, entrare nelle profondità dell’animo di colui che sa vedere con gli occhi giusti, oppure essere un luogo ostile, fastidioso e strano.

Trieste resta una acerba fanciulla all’approssimarsi dell’età adulta e una vecchia signora nello stesso istante.

Trieste è un punto lontano e indefinito sulla carta geografica. Eppure, dal suo dove stemperato da un vicino confine, manda il suo canto di sirena da molti percepito e, accolto.

La città canta sempre la più seducente delle sue melodie in autunno, quando le foglie del carso si tingono dei toni più caldi  di un tramonto infuocato.

Trieste chiama. E’ il momento di incontrarla e di innamorarsene.

Domenica si celebra il rito di passaggio dall’estate all’autunno.

Migliaia di vele disegneranno il cielo del Golfo rincorrendosi in una sfacciata, competitiva e  rutilante regata.

Potrei dire “La Regata”, da anni la più frequentata del  Mediterraneo.

Ma non è questione di numeri. E’ l’atmosfera.

Da stamane si respirano i primi delicati accenni di Bora, venuta a far visita alla città di cui è regina indiscussa. Senza, Trieste non ha senso. Trieste non è.

Domenica, insieme a mille altre persone solcherò il mare dove ogni triestino si specchia, almeno una volta al giorno.

Domenica vivremo le emozioni e l’adrenalina che ci accompagneranno sulla linea di partenza, tra mille barche.

Domenica Trieste indosserà il suo abito più bello. L’abito che si chiama BARCOLANA.

… Fate ancora in tempo a venire all’estremo Nord Est, saremo lieti di condividere con voi il nostro rito di passaggio!

Per informazioni, curiosità qui:

SITO UFFICIALE BARCOLANA

SITO DI TURISMO FVG

Pimpra

FANTOZZIANA

Che dire: Saturno contro, la beffa di Genoveffa, il tiro mancino, lo specchio rotto… cos’è il sortilegio secondo il quale, ogni qualvolta devo recarmi fuori città per trascorrere un gioioso fine settimana ad altissimo tasso tanguero… il meteo dice PIOGGIA???!!!

A quale rimedio, sortilegio positivo, benedizione ricorrere per far sì che, anche quando la sottoscritta si concede qualche ora di svago, l’estate non decida di sparire di colpo???!!!

UFFA, mi sento proprio la figlia illegittima di Fantozzi…

Pimpra

LEI, IO E LA VALIGIA!

Le amiche del cuore sanno come aiutarsi, sostenersi e ridere insieme delle reciproche disgrazie che la vita non è sempre rosea come vorremmo e il principe azzurro  da un bel po’ di tempo ha perso il suo colore naturale.

Cosa ci resta? Ridere insieme e sdrammatizzare!

Lei parte per due settimane di mare blu e vento e sabbia e altre amiche e relax e chupitos e ogni bendidio che Lanzarote può regalare.

E’ agitata perchè prima della partenza deve prevedere tutte le possibili variabili e, possibilmente, far entrare in valigia le soluzioni.

Ed ecco che intervengo io, nel tardo pomeriggio, ad aiutarla a liberarsi del superfluo che, chi resta, vede con occhi più razionali ed elimina il peso inutile.

E’ stata abbastanza brava, non fosse per: 2 (!!!)  flaconi di olio per capelli, creme solari scadute, le scarpe della zia Pina che sono rimaste a terra, il bagnoschiuma mezzo vuoto sostituito da campioncini, il mezzo kilo di noci/noccioline/mandorle (ma non si trovano ovunque nel mondo???) e … il thè pe rla prima colazione dell’arrivo e 2 lime [“Tesoro, ma tu non sei normale!!! ma che ti porti a fare il lime a Lanzarote??? e il thè??? Fai la spesa e trovi tutto lì’!!!” , Lei “Eh ma il primo giorno cosa bevo a colazione? No, dai mi sento più serena se mi porto il thè da casa!” e lì ho ben compreso che si tratta di patologia da “copertina di Linus” e non ho insistito perchè lasciasse a casa detta mercanzia].

Le dico brava che non si è portata dietro l’armadio intero. Faccio per andare via e Lei, ingenuamente, se ne esce con un “Porto anche questo che altrimenti lo butto”, mi giro e vedo l’amica con un tocco di formaggio puzzone, mezzo avariato che voleva nascondere in valigia.

Vi risparmio quello ciò è uscito dalla mia bocca, prima insulti pesanti che si sono immediatamente tramutati in una colossale e fragorosa risata di entrambe.

Perchè, per noi donne, la valigia è anche questo!

🙂

Pimpra

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