#EFFETTOCOUGAR!!!

effettocougarAmiche, smettiamola di lamentarci perchè stiamo invecchiando. Non tutte le rughe vengono per nuocere… 😉

Ieri, mio malgrado, ho portato due deliziose paia di decolletè tacco 12, a scendere di un piano, perchè il mio piede, consumato dalle ore passate a ballare sui tacchi, ha presentato istanza alla Cassazione: o mi fai riposare un pò, o sono cavoli tuoi.

Non ho potuto far finta di nulla, perchè i piedi mi servono, mi servono eccome.

Triste e mogia ho fatto “ciaociao” ai 12 cm di stiletto e mi sono diretta dal calzolaio.

Alla mia richiesta risponde che per quella marca in particolare, la riduzione del tacco, risulta complessissima, se non impossibile. L’anima in metallo dello stiletto non permette di essere accorciato.

Ho detto di provare, che avevo fiducia in lui ma che si arrendesse se proprio era impresa disperata…

Mi ha chiesto qualche giorno, che gli ho concesso volentieri purchè il lavoro fosse a regola d’arte. Il giorno dopo potevo già passare a ritirare le nuove scarpette da tango a cui ho fatto cambiare il tacchettino di gomma.

Detto fatto, oggi vado a recuperare il paio da ballo e, con mia grandissima sorpresa, anche le altre due erano pronte! Ho pensato che non fosse stato possibile abbassarle, tanto che ho chiesto all’artigiano “Niente da fare, quindi?” e lui, con un sorriso smagliante e facendo guizzare il bicipite (si vede che va molto in palestra) mi ha risposto orgoglioso “Mi sono procurato una punta di diamante e sono riuscito a farle il lavoro!”. Effettivamente, a ben guardare, le decolleté erano più basse.

Non serve dire che le ho provate e che mi sono sperticata in complimenti.

L’abile calzolaio, sorridendo felice, ha detto “Beh, me li merito due bacini!” dinnanzi a quella che a tutti gli effetti sembra la sua compagna e alla quale non devo stare troppo simpatica…

Ho sorriso, pagando il conto, dicendo che di bravi come lui non ce ne sono in città.

Anche la fidanzata, resasi conto che non voglio rubarle il fidanzato, sorridendo, ha confermato la mia affermazione.

Amiche l’ #effettocougar ha colpito ancora!

😀

Pimpra

 

DIMMI COME MANGI, TI DIRO’ CHI SEI.

DimmicomepranziDimmi come mangi, ti dirò chi sei.

Pausa pranzo in gabbietta. Tre colleghi. Tre amici. Tre ballerini di tango. Un uomo, due donne.

A guardare ognuna delle singole pietanze, ci si potrebbe scrivere su un romanzo intero. Cosa che non farò: è estate e fa caldo. Cerchiamo pensieri leggeri.

Il gioco che vi propongo è il seguente:

1. indovinare quale è la foto corrispondente al solo uomo del terzetto.

2. indovinare quale è il piatto della Pimpra.

3. quale di quelli presentati è il miglior pasto per “l’impiegato perfetto”

4. si accettano proposte, ricette, suggerimenti per variare i menu “take away”, rigorosamente home made, da portarsi in ufficio.

 

E’ estate e fa caldo. E forse farei bene all’umanità se la smettessi di scrivere cazzate…

🙂

Pimpra

 

USCIRE DALLE DIPENDENZE. VERY PROUD OF ME

 

caramella

Un anno.

365 giorni.

8 765,81277 ore.

525 948,766 minuti.

Un anno senza mai mettere sotto i denti la più confortevole, rilassante, divertita, infantile consistenza che conosca.

E’ passato esattamente un anno dall’ultima gommosa e morbida. Dall’ultima carezza al palato di una liquirizia o dall’abbraccio appiccicoso di uno stick alla coca-cola.

Un anno senza di voi. Il primo anno.

Non è stato facile, specie all’inizio. Tremavo quando vi avevo davanti e tutta me voleva mettere mano sul bottino gommoso.

Invece ce l’ho fatta. Adesso non mi mancate più. Guardo divertita i vostri improbabili colori di chimica accesa, le confezioni ghiotte che vi contengono e no, oggi, non sento più il vostro canto di sirene.

Eppure, so di non essere “salva”. So di non potere abbassare la guardia, perchè, alla prima che metto in bocca, se ne infilerebbero subito tantissime altre e la magia sarebbe finita.

Uscire da una dipendenza non è mai conclusivo, non è mai definitivo. Lei è sempre lì a guardare, pronta a fare un balzo e a riprendersi te, la tua volontà e la tua determinazione.

E’ passato un anno e mi sento molto bene. E continuo ad avere paura, di ricaderci, di non avere la forza di smettere.

Forse, solo così, resterò lontano da voi.

… è passato un anno ed io sono “very proud of me!”

STICAZZI!

🙂

Pimpra

 

 

DI TANTO IN TANGO. #EFFETTO TTYT!

TTYT

Non sono certa di essere in grado di esprimere con le parole il senso di profondo benessere, di gioia pura e allegria che mi porto dentro.

Non sono convinta di poter rendere l’idea di quanto ho vissuto durante il fine settimana, non sono sicura…

Ovviamente, questa doccia di endorfine mi arriva da quella che definisco la più riuscita delle maratone a cui ho partecipato quest’anno.

Che definirla solo “maratona”, è, francamente, molto riduttivo.

Il Trieste Tango Y Tù è isola specialissima e unica nel suo genere.

Il nome dell’evento la dice lunga: vi è un’attenzione particolare al binomio tango/persona che è, di per sè, una dichiarazione di intenti.

C’era tutto quello che serviva e anche di più.

C’era l’ingrediente segreto: quella particolare magia che è difficile da riprodurre, la passione pura, senza tornacconto, che motiva gli sforzi.

C’erano i sorrisi che hanno accolto gli ospiti, le padrone di casa più eleganti delle hostess della Thai airlines.

C’erano i partecipanti che non sono arrivati a caso, ma sono stati scelti – e per questo tanto amati- coccolati, vezzeggiati e ospitati nelle case dei partecipanti locali.

E poi i luoghi, le atmosfere, il cibo, le bevande, non mancava nulla. Una coreografia completa di quanto lo spirito locale, al suo meglio, è capace di offrire.

Perchè, ve lo dico, i triestini sono personaggi tosti. O si amano, o si odiano. Non scelgono mai la via di mezzo.

E il TTYT non ha fatto eccezione: ha scelto di portare i suoi partecipanti nell’empireo del godimento tanguero. Più di così, non credo sia fattibile.

Il porto Vecchio nel suo abito migliore, la centrale idrodinamica, il mare del nord est che si fa bello nella baia di Sistiana.

Tutto, assolutamente perfetto.

A chi pensa che la perfezione sia noiosa, dico di tacere. Perchè non è sempre così.

Il sapore di questa maratona è quello di una festa, di un incontro tra amici che si snoda per tre giorni, dove, tu che sei l’invitato, altro non hai da pensare che… ballare, fare amicizia, divertirti e godere di ogni istante.

Oggi è lunedì, il tempo è uggioso, a tratti pioviggina e fa pure freddino.

Ma sapete che vi dico? Chi se ne accorge, sono ancora sotto l’#EFFETTO TTYT!!!

Ringrazio pubblicamente la crew che ha ideato e reso possibile questo straordinario evento.

Vi ❤

Pimpra

 

 

BUONE VIBRAZIONI

040511_wesak-w

Troppo spesso dimentichiamo di fermarci.

Una sosta regala un tempo prezioso nel quale ritrovare le più profonde e ancestrali connessioni con noi stessi, con l’universo e, perchè no, con l’idea del “divino” che ognuno di noi è in capace di elaborare.

Ieri sera, nonostante la realtà abbia in tutti i modi provato a fermarmi: mille impegni, cose da organizzare, appuntamenti da incastrare e, ciliegina sulla torta, la macchina senza batteria… (sono bionda, già lo sapete, e quindi portatrice sana di una buona dose di sbadataggine… ho dimenticato i fari accesi per 2 giorni…), ebbene, nonostante tutto, con una cara amica, ho partecipato alla meditazione guidata del Wesak.

Avrei tanto da esprimere, ma ci sono riflessioni, sensazioni e pensieri che è giusto portare dentro la propria intimità, senza condividerli.

Di certo posso dire che, meditare, se non si ha l’abitudine, è una pratica difficilissima.

La mia mente correva in giro e solo per pochi istanti riusciva a stare concentrata, a fare il vuoto e seguire il percorso che il conduttore proponeva.

Nonostante la mia fatica e inabilità, qualcosa si è mosso, le connessioni sono partite e ho sentito, provato, vissuto un momento molto speciale dentro di me e con la comunità dei presenti.

A concludere una serata molto speciale è stato il bagno di gong che ha risuonato forte dentro di me, trovando, evidentemente, un terreno fertile provocato dalla precedente meditazione.

Il messaggio che vorrei darvi, Amici Cari, è questo:

indipendentemente dal vostro/i “credo”, dalle religioni, filosofie, sette o quanto altro seguiate, il fatto di concedervi un prezioso tempo per meditare, magari insieme ad altri, porta il nostro essere a stati di coscienza superiori.

E lo dice una che non è assolutamente capace di meditare ed è lontana anni luce da una qualunque “elevazione” spirituale.

Eppure…

Siamo energia che si espande e, se debitamente guidata, condotta per mano, modulata, anche quelli come me, i pragmatici per necessità, i realisti per obbligo, possono ritrovare sensazioni di profonda beatitudine, da troppo tempo dimenticate.

Oggi va così, sento un oceano di pace verso di me, verso la realtà che vedo/vivo, verso il mondo in generale. E ciò che desidero di più è mantenere questo stato di “quiete”, non farmi prendere dai vortici nauseanti di “energie negative” e irradiare a mia volta luce.

Non mi sono appena fumata uno spinello… anche se potrebbe sembrare. 😉

Amici Cari, LOVE AND PEACE a voi tutti!

Pimpra

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E’ TUTTA UNA QUESTIONE DI … MOTIVAZIONE.

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Anche per quest’anno il rito stagionale del cambio degli armadi è stato compiuto.

Mi dico “Brava” perchè, mettendomici di impegno, in 6 (!!!) anni, sono – finalmente – riuscita a tenere solo gli abiti in uso, regalando tutto quanto non mi serviva.

Puntualmente, ad ogni passaggio estate/inverno e viceversa, mi liberavo di sacchi e sacchi di vestiario inutile. Finalmente, sono arrivata al punto di pareggio. Alla buon’ ora!

Questo momento dell’anno, in particolare verso l’estate, risulta traumatico a moltissime persone.

Gli abiti si fanno più stretti, più corti, più trasparenti, più aperti, svelando – che lo si voglia o no – se siamo stati bravi, se abbiamo mantenuto un corretto e salutare regime di vita (alimentazione e sport) oppure se abbiamo gozzovigliato “senza pensare al domani”.

Personalmente ho sempre combattuto con la mia propensione ai piaceri della tavola, cedendo sotto svariati fronti, dal salato al dolce, senza farmi mancare il dolce nettare divino. E le conseguenze, tutte, il mio corpo le ha puntualmente registrate: rotolini, gambotte, pancettina. E ad ogni passaggio di stagione, l’incubo: mi sta, non mi sta, mi tira, non mi tira.

Finchè, un giorno di qualche anno addietro, qualcosa è cambiato e, con costanza e determinazione, mi sono liberata della zavorretta che, da anni, era mia fedele compagna. Ho scritto “zavorretta”, non sono mai stata proprio un pezzo da novanta, solo piuttosto formosa.

“Messa la testa a posto” posso finalmente surfare senza patimenti nelle stagioni, negli abiti e, dirò di più, grazie alla mia formula magica, quasi quasi va sempre meglio, nonstante gli anni passino e, si sa, i “muri antichi tendono a fare la pancia”.

La motivazione a muovere il culo, nel mio caso, è la pura vanità sportiva che, tradotto significa, aver voglia di allenarsi di più quando il trainer della palestra che frequenti da un po’ si accorge, sua sponte, del tuo miglioramento fisico.

Al che, aumento le sedute, mi do da fare e … i risultati arrivano. Piano piano, nel corso dei mesi, ma arrivano!

Ieri il più bel complimento dal campione di body building : “Complimenti, da quest’inverno ti sei asciugata di almeno tre chili, specie sulle gambe!”

Non fosse per i gusti sessuali reciproci che non sono conciliabili, gli sarei saltata al collo per riempirlo di baci.

… Invece ho corso come una pazza indemoniata sul tappeto rotante, sudando le proverbiali 7 camicie.

MORALE:

Oggi zoppico.

Non ho considerato che, per mantenermi in forma, i chili persi sulle gambe, mi costano un mutuo di fisiatra.

😀

Pimpra

 

IMAGE CREDIT DA QUI

 

 

 

 

 

LA PALESTRA_SOCIAL

wowIn questo momento della mia vita, se non ci fosse la palestra, credo che mi sarei già buttata a testa ingiù dall’Ursus, in una giornata di bora nera…

Invece, per fortuna, la palestra c’è ed è diventata l’ingresso alla SPA per la mia mente, sottoposta a stress di ogni tipo.

Mentre sudo sentimenti, ansia, incazzature, fastidi, pms, frustrazioni, su un attrezzo che si chiama cardio wawes, faccio passare il tempo dilettandomi a guardare gli avventori della sala ginnica.

Osservo gli altri allenarsi e noto che quasi nessuno è sprovvisto di telefonia mobile e/o ipod e, addirittura, ipad/tablet.

Se mi viene naturale comprendere l’utilizzo della musica che ha un potentissimo potere dopante nella prestazione sportiva, ben più difficile mi riesce di capire perchè, sul tapis roulant o sulla bici o sullo step o sul wawe, c’è gente che telefona, chatta e scrive messaggi.

Un giorno, un tipo che “correva” (ahahahahah!!!) vicino a me, ha messo male un appoggio (era al telefono) e per poco non ci ha rimesso tutti i denti…

Si corre guardando video, si pedala chattando, si fanno le “wawes” (ma che verbo si usa per questo attrezzo?) potendo fare le tre cose insieme. Ma vi sembra normale?

Ma che ci vado a fare io in palestra che, NON MI SEMBRA VERO!!!, per il tempo che ci metto, il cellulare/tablet/I-qualchecosa sono chiusi nella borsa, silenziati e che nessuno/si/sogni/di/rompermi/le/palle almeno qui???

Mi chiedo se si tratti solo di mode e modi legati al presente, perchè anche la palestra è diventata il “non luogo” dello sport, perchè, VIVADDIO, se mi alleno MI ALLENO e non sto lì a cazzeggiare raccontandomi le storielle con i miei amici/amori/amanti.

Forse la differenza è questa: il verbo “allenarsi” è sinonimo di fatica bestiale, di sforzo, di capelli che perdono la piega e di ascelle che sudano.

Ed è impossibile restare i re e le regine della festa, riducendosi a dei mocio vileda sconvolti perchè, il mantra per voi è e resterà sempre quello: NO PAIN, NO GAIN.

Una prova in più che sono una vecchia tigre.

ROARR.

[Sticazzi però se “wawo” come una assassina! ;-)]

Pimpra

 

 

AMORI CHE NON SI DIMENTICANO. MAI.

kinesio-tape

Questa primavera mi sta ringalluzzendo profondamente.

Non so dire se il benessere che provo derivi dalla cura naturale che sto seguendo che, evidentemente, non mi libera solo dalle tossine ma anche dai cattivi pensieri…

Sono “forte dentro” e, ciò che apprezzo maggiormente, è il fatto di riuscire a farmi scivolare di dosso persone/situazioni che in altri contesti mi avrebbero creato stress notevole.

Ciò detto, ieri sono stata dall’osteopata che, movimenta qua, movimenta là, ha sbloccato dei distretti corporei diventati come pezzi di marmo. Alla fine della seduta mi ha chiesto “Azzurro o rosa?” e mi ha attaccato un bel cerottone che si chiama taping.

Ho fatto un immediato balzo indietro nel tempo, a quando correvo, a quando mi faceva male tutto, a quando ero felice…

A stuzzicare ben bene i ricordi (e le scarpette appese al chiodo) ci ha pensato pure la riunione del mattino a tema Bavisela, manifestazione sportiva podistica famosissima che si correrà a maggio a Trieste (leggete QUI).

Stamane, mentre orgogliosamente infilavo i collant sopra il mio cerottone azzurro, non ho potuto smettere di pensare all’amata corsa, a quanta voglia ho di tornare a menar le gambe nella falcata,  a zompettare felice.

Perchè io sono una di quelle donne che, certi amori, non li dimentica mai…

E chissà che… 😉

Pimpra

 

COME UNA PAROLA, TI CAMBIA LA VITA

blefaroplastica1

 

Ho voglia di condividere un segreto che, ovviamente, non è un segreto se lo pubblico su un blog… ahahahah! 🙂

Rido per non piangere, ovviamente, ma è nella mia natura sdrammatizzare perchè nulla mi è più pesante e doloroso, di passare la vita nella tristezza, nel “buio” dei sentimenti, nel grigio di un’esistenza senza allegria.

A volte si tratta di allegrie di naufragi, ma, tant’è.

Il segreto di Pulcinella che vi racconto è questo: ieri, finalmente, dopo anni che ci penso, sono stata dal chirurgo plastico per farmi raccontare tutto della blefaroplastica. Chi mi conosce dal vivo o solo virtualmente, sa bene quanto le Samsonite che mi porto in giro, sotto agli occhi, mi siano un peso esistenziale, più che fisico.

Sicchè, per non passare la vita a lamentarmi di quanto sono vecchia e brutta, ho preso la palla al balzo e ho telefonato.

Lui, il chirurgo, è un mio coetaneo dall’aspetto simpatico, affatto impostato come ci si aspetterebbe, mi ha ricevuto in ospedale, tra un intervento e l’altro.

La brutta notizia è che i miei occhi non sono pieni di grasso (evviva???!!!), ma, al contrario, la pelle sottile di cui sono fatte le mie occhiaie è così fina da… essere “caduta” (orrore!!!)

La brutta notizia è che l’internvento presenta un decorso di guarigione più lungo che significa che l’ematoma, l’edema post operatorio guariranno in più tempo e il mondo si accorgerà di qualcosa.

Apriamo parentesi. A parte l’outing che sto facendo, ho tutte le intenzioni di fare una bella festa celebrativa della mia liberazione dalle Samsonite sotto oculari, quindi, che nel post operatorio il mondo si accorga di qualcosa, ovviamente, non è un problema… 😀

La bella notizia: sapete come si chiama questa pelle lassa? Viene definita “festoni” perchè l’effetto è proprio quello.

Ora, nonappena il chirurgo ha pronunciato la parola, mimando con le mani il concetto, mi stavo per mettere a piangere, ma, dopo un istante, la cosa mi ha fatto così tanto ridere che mi è proprio venuto un attacco di ridarella, che ha – parzialmente – coinvolto anche il medico.

Stamani, mentre mi truccavo, osservavo i festoni che mi accompagnano orami da tempo. E, sapete che c’è? Saperli “festoni” evoca un idea di divertimento e sollazzo, gioia, allegria.

Quindi, mi sono truccata senza porconare, senza odiarli ma rivolgendomi a loro dicendo: ragazzi, regalatemi una buona giornata.

Sorridendo, sono uscita di casa.

… il potere delle parole. L’ho sempre detto!

STICAZZI!

🙂

Pimpra

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LE NONNE LA SANNO LUNGA

acqua-e-limone-300x336Stamattina, invece di dedicarmi allo sfrenato shopping primaverile che tanto mi piace, ho fatto la spesa, è il caso di dirlo, in farmacia.

Non vi dico che cifra assurda mi sono costati i rimedi, naturali, per rimettermi a posto e immettermi in uno stile di vita più sano e naturale.

… meglio che non ci pensi… meglio che dimentichi la strisciata della carta di credito di stamattina…

A parte questo, non si possono utilizzare le pozioni magiche se non aiutiamo la cura con l’alimentazione e uno stile di vita più a tono con il nostro corpo e la nostra età.

Ciò detto e premesso, mi sono data alla caccia di una dieta che facesse bene al mio problema attuale e, indovinate un po’, un sacco di siti consultati, mi hanno parlato delle meraviglie di un banalissimo bicchiere di acqua tiepidina e il succo di un intero limone. Senza zucchero, non ci provate!

Ho deciso che, per stare subito meglio, le voglio sperimentare tutte, specie se si tratta di rimedi molto semplice e ben poco onerosi.

Stamane ho deglituto la mia prima pozione magica. Ho fatto poca fatica, pensavo fosse peggio e… dopo 5′ di orologio, ancora a digiuno, ho fatto ben due simpaticissimi flati come a dire che il mio stomaco era pronto per mettersi all’opera. E, infatti, dopo ho fatto colazione.

Trascorsi altri 45′, nemmeno avessi ingerito un diuretico, ho cominciato a fare “blin_blin”.

Insomma, un risultato davvero insperato.

Per farla breve, penso e ripenso a tutte le schifezze chimiche che il medico mi ha rifilato in tutti questo anni quando avevo lo stesso tipo di problemi, ai soldi che ho speso per non avere risultati quando, a volte, per semplici patologie, le nonne la sapevano più lunga di tutti!

Amici, provate anche voi! Fa davvero bene alla salute, leggete qui e qui e qui

Pimpra chevivuoletantobene

IMAGE CREDIT DA QUI

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