IL NATALE DELLA CRISI

NataleUbi maior…

In fondo non è poi così male, se decidiamo di guardare con sguardo positivo, quanto accade in questo periodo.

CRISI. NERA. PROFONDISSIMA. TETRA. PUZZOLENTE.

Se poi ci mettiamo il nano che, dopo un piccolo periodo di “silenzio”, ci annuncia – gioviale- il suo grande ritorno… Beh, non ci sono occhi per piangere. Ma è fin banale dirlo.

Ottimismo, dicevo, quella bella patina che ammanta di sè le cose più semplici, rendendole belle. Un po’ come quando ci mettiamo i nostri abiti “vintage” (che in realtà sono solo “vecchi”) ma inventiamo un divertente abbinamento e… siamo capaci di farli risplendere.

Questo ottimismo si è impadronito della mia essenza, perchè, che_ve_lo_dico_a_fare, con la “crisi” non sono costretta a fare i regali di Natale!!!

Che liberazione!!!!

Non è un fatto di portafoglio, notoriamente le mie mani sono bucate, ma proprio una semplice gioia di NON dover più spremermi il neurone per partorire un’idea decente per un qualsiasi regalino di natale!

LIBERAZIONE!

Sarà un piccolo dono per la nipotina e una cena con la famiglia più vicina. Saranno milongas con gli amici conditi da una distribuzione variegata di biscotti.

Mi piace tornare alle “origini”, alla semplicità dei gesti di un tempo, quando i regali si facevano con le proprie mani.

Chissà che non sia proprio questa la ratio che sta alla base della nuova era dei Maya.

Speriamo…

Pimpra

IL DNA DEL SUCCESSO

In questo curioso periodo di stop e riflessione, razzolando, come amo fare, in giro per il web, ho potuto constatare come, alcuni portatori di “successo sociale” siano, in qualche modo, dei “predestinati”.

Parto da una fashion blogger italiana, divenuta famosissima a soli 24 anni, è anche un gran figa, bisogna ammetterlo, ma ciò che più mi ha colpito è l’istinto per il business, la leva motivazionale verso il successo.

C’è un’altra ragazza (ne ha 26) che ammiro molto, scrive d’incanto, è spavalda e colta e comunica divinamente (clicca qui) blogger pure lei che ha infilato un successo editoriale dopo l’altro. E penso che li meriti, brava!

La lista è, ovviamente, molto lunga e mi ha spinto a riflettere sull’origine del successo e/o dell’insuccesso sociale di una persona.

Sociale perchè, per essere definiti “di successo”, bisogna che la comunità se ne accorga, sappia chi siamo, ci veda, ci segua, sia interessata – in qualche modo – a noi.

Ci sono le persone che vivono il loro status in modo positivo, e regalano ai loro “follower” spunti interessanti, anche di crescita, altri che sono famosi essendo “famigerati” (mi vengono in mente, che so, gli stupratori o qualche altra categoria di “brava gente”).

Pensando al successo positivo, mi chiedo quale sia quel magico ingrediente che bisogna possedere (o procurarsi) per emergere dalla massa, distinguersi nel piattume generale della società e brillare di luce propria.

Io, ovviamente, non ne ho idea.

Io, ovviamente, non sono una persona di successo.

Non so se si tratta di una volontà di ferro nel credere a se stessi, alle proprie capacità, oppure se si tratta di avere una “visione” così forte che spinge al “tutto per tutto”.

Haimè, in questa mia considerazione, non entra in alcun modo il successo che chiamo “silente” che è ciò che intendo per la realizzazione animistica della persona. Il successo dentro le mura di casa propria, quello che pochi vedono e che pochi godono. La famiglia, gli affetti più profondi, la perfetta armonia della persona con tutto l’esistente.

E qual’è, invece, il virus contrario, quello dell’insuccesso che vediamo un sacco di persone veramente capaci, in gamba, meritevoli e degne di avere buoni risultati, infilare una disfatta dopo l’altra. L’elemento “sfiga” non è la risposta giusta.

Insomma, il successo sociale, dove ha origine? Quale pedigree bisogna avere per conquistarselo?

Nel mio “mondo panda” non sanno darmi la risposta…magari Loro hanno un genoma in più nel dna… 😉

Pimpra

PAROLE PAROLE PAROLE

Troppo spesso siamo abituati ad immergerci e a sommergere il mondo, il prossimo nostro, con fiumi di parole, nell’intento, spesso vano, di comunicare con lui, di parlargli di noi.

Esprimere il bisogno primordiale di chiarezza non è patrimonio di tutti, nè interesse di molti.

Esistono numerosi soggetti che amano custodire all’interno di loro stessi idee, concetti, emozioni, fastidi, cose belle e brutte e non vogliono/sanno condividerle con gli altri.

COMUNICARE= “dalla radice latina “cummunis” e “cum agere”, partecipare, fare insieme, e “cum moenia“, che si riferisce al concetto di contesto; è dunque possibile comunicare, trasmettere solo tra soggetti che condividono elementi quali la lingua, il contesto per capire il senso di quanto viene inteso. (…) “cum munus”, comunicazione come dono che ci si scambia reciprocamente.” [fonte]

Soffermiamoci sul concetto di “cum munus“, comunicazione come dono.

Se analizzassimo le nostre relazioni interpersonali, ci accorgeremmo come, il più delle volte, dimentichiamo di usare la comunicazione come dono (di una parte di sè) alla persona che ci sta di fronte.

Riferisco in particolare, al gioco a due, alla coppia.

Ogni aperta discussione, per quanto animata possa essere, se poggia le sue radici nel concetto che vi è un dono in quello scambio di vedute, di pensieri, sicuramente porterebbe ogni coppia a trarne giovamento.

Trattandosi necessariamente di percorso circolare, è fondamentale che l’altro sia disposto a mettersi in gioco.

Personalmente ci sto provando con una determinazione e una forza mai avute prima.

Ecco che, le parole che normalmente mi si incatramavano in bocca, escono fluide. E’ come se la paura che mi bloccava si fosse dissolta: se ti dico come la penso e perchè, non lo faccio per ferirti ma per raccontarti quello che mi accade, perchè desidero tu sappia. Così, se lo vorrai potrai agire dei comportamenti diversi, potrai chiedere un confronto e – forse – ne usciremo più forti entrambi, migliori esseri umani e coppia più solida.

Anche le protagoniste di Sex and the city, ieri sera, affrontavano il tema della comunicazione all’interno della coppia, interrogandosi fino a che punto ci si potesse spingere in avanti nel comunicare all’altro il nostro pensiero.

Il limite c’è, è indubbio, ma è molto più avanti di quanto non crediamo.

E agendo con sensibilità e cuore, si possono dire le verità più pesanti, senza far male a chi le riceve.

Credo fermamente che valga la pena di provare.

Pimpra

PERCHE’ DIO HA INVENTATO IL MESE DI NOVEMBRE

http://www.rungitom.com/that-november

Mi sono sempre chiesta perchè, nel nostro calendario, ci fosse spazio per il mese di novembre.

Da me considerato come il più tetro, inutile, triste, melanconico, struggente, depressivo inquietante di tutti e 12 i mesi.

Non era meglio, per la sanità mentale di tutti, specie di coloro che hanno la sorte di vivere nel “nord” dell’emisfero, che so, far durare 60 giorni ottobre e poi proiettarci tutti a dicembre che, con la scusa del natale, ci distrae un po’ dall’inverno? Dal buio alle 4 del pomeriggio, dall’umidità, dalla nebbia e annessi e connessi?

Gennaio, febbraio e gli altri mesi ce li teniamo volentieri poichè, dalla boa di capodanno, le giornate incominciano impercettibilmente ad allungarsi e, facesse pure un freddo micidiale, la prospettiva è la primavera in avvicinamento.

A novembre, niente di niente. Si viene precipitati dentro il buio, la resa, l’immobilità, la fine della stagione precedente e dell’anno in corso.

Ebbene, oggi, invece di suicidarmi o di tuffarmi a 4 palmenti dentro la scatola dei biscotti al cioccolato, ho deciso di guardare con occhi “diversi” l’orizzonte che la finestra propone.

Il tempo fa proprio schifo, non c’è speranza. Grigio, immobile, lattiginoso. Terrificante.

Eppure… c’è una calma frenetica dentro l’aria, ricca di pensieri, di movimenti d’anime, di una vita dai colori solo meno sgargianti, più caldi e intensi.

Novembre è il tempo del silenzio, del dialogo dentro di noi.

E’ il momento di accordare i nostri stumenti, di ascoltare le note stonate e di metterci distesi ad ascoltare il silenzio, su un letto di foglie rosse.

Se riusciamo a sintonizzarci su queste frequenze, anche una giornata così diventa piena di significato e di ricche emozioni.

Una bella immersione nelle profondità di noi stessi, azione che di solito dimentichiamo di fare ma estremamente rivitalizzante per tutti coloro che non hanno paura di immergersi…

Pimpra

IL TEMPO CHE CI VUOLE

Le cose migliori di sempre, dal buon vino, al cibo, alle più spettacolari opere d’arte, a un figlio, hanno sempre avuto bisogno di … tempo.

L’idea, la sua gestazione, la messa in opera, non sono attività da improvvisare repentinamente.

Il brandy si gusta prima che sul palato, odorandone l’aroma, e per farlo si deve scaldare il bicchiere, aspettare che il liquido aumenti la temperatura per sprigionare il meglio del suo bouquet. Non lo mettiamo dentro il microonde per fare prima. Ci vuole tempo.

Ho capito che ho bisogno di tempo anche io. Di un tempo che dimentica il suo ritmo scandito da minuti, ma lento, dentro a una bolla vuota dove io possa stare come sospesa.

Pochi giorni di riposo forzato mi hanno proiettata in una dimensione di cui non ricordavo il sapore e mi stanno regalando moltissimi colori e sfumature di vita che, nel mio forsennato quotidiano, avevo letteralmente perso di vista.

La più sorprendente scoperta è che sono proprio donna e mi piace assai.

E’ che di solito mi manca il tempo (o faccio in modo di non ricavarmelo) per qualsiasi attività che non sia maschia.

Non trovo un piccolo spazio neppure per le attività che mi renderebbero più bella [e a quale donna non piace sentirsi meglio nella sua pelle?] come dipingersi le unghie, cucinare qualcosa di meno triste di una insalata (che non si cucina, infatti) o di un hamburger di soya.

E’ la fuga dentro l’adreanlina che anestetizza quella parte “femmina” che, al contrario, tanto avrebbe da dire e da dare. E da chiedere.

Ringrazio questi pochi giorni di pausa, perchè non è vero che non so fare nulla in cucina e la casa sono capace di renderla confortevole, pulita e in ordine (come piace a me), non è vero che detesto stare ai fornelli perchè, se non devo contare i nanosecondi che mancano al prossimo appuntamento, trovo che sia un’attività molto creativa a stimolante.

Oggi ho rimesso mano al “Ricettario di casa” che comprai, novella sposa, tanti anni addietro. Ed è stata emozione rileggere le ricette che mi ero appuntata, appartenenti a cuoche meravigliose che, negli anni, mi hanno passato la loro conoscenza. E ho sentito forte il bisogno di preparare qualcosa, come da tempo non mi accadeva.

Ho capito che, come per il brandy, ogni donna ha bisogno del suo giusto tempo per poter esprimere al meglio la sua, complicata, essenza…

Pimpra

Ps … ho appena infornato biscotti! 🙂

IL TEMPO DELL’AMORE

Una delle cose alle quali i miei genitori non hanno pensato di prepararmi, quando ero più  più giovane, sono alcune sfumature dell’amore, dell’amore “adulto”.

E come avrebbero potuto? Loro si sono conosciuti e amati da giovani “finché morte non li ha separati”. Poi, più nulla, nessuna nuova persona, nessuna relazione.

Un solo, grande amore, per la vita.

A me le cose sono andate decisamente in modo diversissimo e mi ritrovo a 40 anni suonati a chiedermi come sarà.

Una sfumatura sostanziale sulla quale riflettere, però, è determinata dal fattore tempo che, molto spesso, tendiamo a trascurare.

Posto che ogni adulto mediamente “normale” ha un suo passato affettivo, a volte molto pesante, se non addirittura irrisolto, è bene che il nuovo partner sia ben consapevole quale impervio sentiero si accinge a percorrere oltre al fatto che, il fattore “tempo” nella nuova relazione, è determinante.

La difficoltà risiede nel fatto che ci sono 2 linee di tempo: quella di chi deve “chiudere, sistemare, pulire” certe situazioni pregresse e il tempo di chi, non avendo niente di aperto alle spalle, deve aspettare che il compagno/a faccia ciò che deve fare.

A complicare lo scenario, spesso, ci sono i figli che vanno tutelati.

Uno scenario estremamente complesso.

Premere sull’acceleratore affinché il nostro amato/a si dia una mossa nel chiudere la pratica precedente, può essere utile in presenza di sfaccendati/e ma dannosissimo in contesti diversi.

Se lei/lui con un’operazione magistrale, chirurgica, sta convincendo l’ex partner che tra loro è finita, che è stupido farsi la guerra che ci sono i figli – tanto amati- in mezzo, è obbligatorio avere (tanta) pazienza!

La quota di pazienza è, ovviamente, proporzionale alla difficoltà della situazione da gestire e aumenta con l’aumentare dell’amore che si è disposti a concedere all’altro.

Amare, ricordiamocelo, non significa essere cretini o senza le palle. Anzi.

Di contro, bisogna ammettere che stare in attesa di chi non si decide mai, è un suicidio.

Il progetto di coppia, qualunque esso sia, da qualche parte, deve esistere.

Ma il tempo è tiranno, insidioso, mette in crisi, crea frustrazione.

La strategia : allontanarsi per un po’, mettere una sorta di distanza per osservare meglio e non farsi travolgere da emozioni che falserebbero il giudizio.

Non si può buttare nel cesso una storia solo perché è complicata e ci mette dinnanzi a tutte le nostre paure. Se ci è capitata, dobbiamo vivercela fino in fondo, perché è laggiù che scopriremo l’insegnamento.

Adesso è il tempo di guardare quello che stiamo vivendo nel nostro “passo a due”, comprendere ciò che succede, non farci travolgere da insane emozioni, prenderci il nostro tempo e poi, saggiamente decidere.

Al mio Amico A. che ha incontrato la metà della sua mela ma che si è tanto spaventato.

Pimpra

VIRUS LETALE

Molti amici mi chiedono come sia possibile avere un virus così letale ed essere tanto felici.

Provare per credere!

Sono stati 4 giorni di immersione totale nella dimensione che preferisco: natura, terme, tango, tango, tango, tango!

Sommando le ore di sonno arrivo più o meno a 4, 30 per notte (pochino per non essere rovinata di stanchezza il giorno dopo), lezioni a bizzeffe e di ottima qualità, milongas piacevolissime.

Come fate a non capire che, chi si “ammala” di tango, è un paziente inguaribilmente soddisfatto, gioiosamente distrutto di fatica, a volte frustrato per pessime performances eppure sempre motivato a riprovare?

La magia e il mistero sono questi: la potenza che scaturisce da un abbraccio.

Passa tutto. Non ci si può nascondere. Quello che siamo, l’altro è in grado di sentirlo, di accorgersene.

Ho ballato con uomini consapevoli, divertenti, “maschi_maschi”, arrendevoli, timidi insomma ogni tandas mi raccontava qualcosa di interessante e incredibilmente vero, della persona che cingevo.

Non si può fingere… e non tutti hanno il coraggio di togliere la maschera e farsi vedere nella loro realtà.

Anche io ho vissuto la mia crisi tanguera esistenziale dopo che ho visto esibirsi una straordinaria ballerina. Sono rimasta letteralmente folgorata dalla sua grazia, sensualità, eleganza, tecnica sopraffina, abilità, flessuosità, generale e strepitosa bellezza (per usare un eufemismo)  e mi son detta – tristemente – “ma che ci faccio io sulla pista?”

Ma il tango, se si sente amato, viene in soccorso. Ed ecco gli amici che ti dicono le paroline tenere e ti danno il “pat pat” sulla spalla di cui, in quel momento, hai tanto bisogno e poi, come per magia, arriva la tanda perfetta.

Ma che ve lo dico a fare, tuffatevi nell’abbraccio, fatevi contagiare, respirate a pieni polmoni il virus letale e… BALLATE! 🙂

Pimpra

HALLOWEEN CHEEEEE????

http://mutamenti.forumfree.it/?t=58190749

 

Fiera di essere “vintage” quanto basta per non risentire della moda imperante di festeggiare “Halloween” de noialtri!

Su FB non faccio che vedere foto di amici/che travestiti nei modi più assurdi per dar vita a una festa che, decisamente, non rientra nella nostra tradizione!

Mi chiedo, quindi, se il bisogno di mascherarsi non serva a dimenticare, almeno per una notte, il periodaccio che stiamo vivendo, un po’ come accade a Carnevale.

Belle le zucche intagliate a mo’ di lumini, belle davvero! Ma tutto l resto, francamente non lo capisco…

In any case, dal momento che il mondo è bello perchè è vario, ad ognuno la libertà di divertirsi come meglio crede…

Io mi atterrò alle care, vecchie, tradizioni di casa… ho ricevuto infatti, una graditissima telefonata dalla mia adorata  (ex) suocera che mi annunciava l’infornata di “Papassini“, meravigliosi biscottini di orginie sarda che le famiglie dell’isola preparano proprio per le festività di Ognissanti.

Il mio “Halloween” sarà molto dolce, alla facciaccia delle tradizioni d’importazione! 😉
BUON PONTE A TUTTI!

DIVERTITEVI, RILASSATEVI, MASCHERATEVI, BALLATE insomma, fate come vi pare ma STATE BENE! 🙂

Pimpra

 

 

RENDERSI CONTO

La città accoglie in un festoso quanto gelido abbraccio di bora, regalando un orizzonte libero di nubi e un cielo profondamente azzurro.

Equilibrismi scooteristici a parte, arrivo in gabbietta con il sorriso. Ho trascorso la domenica lavorando al cambio di stagione (e meno male vista la temperatura!) quindi sono pronta ad affrontare i primi guizzi di inverno che la dispettosissima Trieste regala ai suoi abitanti: bora sfrenata. 🙂

Arriva il momento in cui  rispondo all’esigenza fisica e mi reco nel bagno dell’ufficio che è sprovvisto di carta igienica e, scopro, forse non sarà più provvisto di carta.

Pipì in autogestione, mi par di capire.

Non nascondo che mi viene un mezzo attacco di bile, conoscendo perfettamente gli sprechi che ancora si fanno nel grande ente pubblico e per i quali i soldi ci saranno sempre.

Senza dilungarmi in una inutile/sterile quanto noiosa polemica mi preme di più porre l’accento su come, i nostri tempi, siano davvero cambiati e di come il cambiamento sia rapido!

Non possiamo sottrarci alla consapevolezza che il benessere a cui eravamo abituati, sta scivolando di sotto il sedere senza che possiamo farci niente!

In verità, abbiamo uno spazio di manovra: la consapevolezza.

Ieri, nell’affrontare il cambio di stagione, ho eliminato ben 3 enormi sacchi di abiti inutilizzati e 2 sacchi di scarpe. Rendiamoci conto!!!! E ad ogni avvicendarsi di stagione, l’eliminazione del “superfluo” ha la stessa ampiezza.

Svelato il buco del sistema: consumiamo troppo e male. Che senso ha liberarsi di così tante scarpe? Significa che ne ho acquistate troppe e non mi servivano, ho comprato seguendo un impulso, un vezzo, un capriccio… per poi disfarmene.
Consapevolezza che queste cazzate non potremo più farle con così tanta leggerezza. Che al lavoro non verrà più concessa neanche la carta igienica. E’ ora di diventare “grandi” e di mettere la testa a posto: basta cazzate.

Fuori il sole è limpido, la giornata così tersa eppure mi è venuta comunque l’angoscia di questo tempo…

Pimpra

RITI DI PASSAGGIO

(image credit: http://www.osmize.com)

Trieste è una città particolare.

Può piacere immensamente, entrare nelle profondità dell’animo di colui che sa vedere con gli occhi giusti, oppure essere un luogo ostile, fastidioso e strano.

Trieste resta una acerba fanciulla all’approssimarsi dell’età adulta e una vecchia signora nello stesso istante.

Trieste è un punto lontano e indefinito sulla carta geografica. Eppure, dal suo dove stemperato da un vicino confine, manda il suo canto di sirena da molti percepito e, accolto.

La città canta sempre la più seducente delle sue melodie in autunno, quando le foglie del carso si tingono dei toni più caldi  di un tramonto infuocato.

Trieste chiama. E’ il momento di incontrarla e di innamorarsene.

Domenica si celebra il rito di passaggio dall’estate all’autunno.

Migliaia di vele disegneranno il cielo del Golfo rincorrendosi in una sfacciata, competitiva e  rutilante regata.

Potrei dire “La Regata”, da anni la più frequentata del  Mediterraneo.

Ma non è questione di numeri. E’ l’atmosfera.

Da stamane si respirano i primi delicati accenni di Bora, venuta a far visita alla città di cui è regina indiscussa. Senza, Trieste non ha senso. Trieste non è.

Domenica, insieme a mille altre persone solcherò il mare dove ogni triestino si specchia, almeno una volta al giorno.

Domenica vivremo le emozioni e l’adrenalina che ci accompagneranno sulla linea di partenza, tra mille barche.

Domenica Trieste indosserà il suo abito più bello. L’abito che si chiama BARCOLANA.

… Fate ancora in tempo a venire all’estremo Nord Est, saremo lieti di condividere con voi il nostro rito di passaggio!

Per informazioni, curiosità qui:

SITO UFFICIALE BARCOLANA

SITO DI TURISMO FVG

Pimpra

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