
Da quando stiamo vivendo l’emergenza sanitaria, assisto e leggo di comportamenti che definire sconsiderati è un eufemismo.
Dalla prima ondata dei folli corsi a svuotare i supermercati temendo chissà quale carestia, probabilmente gli stessi folli sopravvissuti – per ora- al contagio, sentendosi oramai invincibili, rinnegano, con il loro comportamento insensato, l’esistenza del problema.
Questa schizofrenia collettiva che, da un lato, spinge ad informarsi, leggendo e ascoltando tutto quello che viene comunicato relativamente all’epidemia, commentando, dando la propria versione del livello di gravità, dall’altro vede nascere una grande comunità di “supereroi” di quelli che a loro non li riguarda, è tutta una bufala ed altre coglionerie del genere.
Non ribadisco l’ovvio: bisogna contenere il contagio, penso piuttosto a quella leva emotiva che spinge troppa popolazione a comportamenti scorretti.
Mi sono data questa spiegazione: empirica, non basata su alcun dato scientifico, solo su una riflessione personale.
Fatichiamo a credere all’esistenza di ciò che non possiamo vedere con gli occhi, non al microscopio.
Facciamo fatica a fare un atto di fede alla scienza accettando l’esistenza del virus e a comportarci di conseguenza.
Accettare l’esistenza di Covid 19 è come fare un atto di fede all’esistenza di dio.
Mi rendo conto che si tratta di una similitudine estrema ma, da qualche parte, credo ci sia un fondo di verità, altrimenti continuo a non capire.
Vero che siamo ignoranti, fancazzisti, individualisti, superficiali ma se da più parti con chiarezza ti spiegano che una cosa invisibile può fare tantissimo male a te e agli altri, perché rinnegare l’evidenza scientifica?
Un popolo di agnostici della scienza. Incredibile. Crediamo ai cartomanti ma non ai virologi, pazzesco.
Dovremmo trovare il modo di catturare il credo di quelli che, vuoi per consuetudine, abitudine familiare/sociale, sono “fedeli”.
Mi riferisco ai credenti di tutte le religioni mondiali, perché se hanno fatto atto di fede una volta, sarebbe davvero opportuno ampliassero il loro “Ci credo” anche a questa emergenza.
Ma forse sono totalmente fuori pista e le ragioni del dissenso sono altre.
Mi resta forte la convinzione che, se non vedo e non tocco, non ci credo. In fondo viviamo a tempo di social, di vita vissuta su video, a colpi di immagini, esiste solo quello che può essere visivamente condiviso.
Chissà se il virus fosse un pulviscolo color fucsia, grande come micro scaglie di forfora che si appoggiano ai vestiti, chissà se, in queste condizioni, la nostra risposta collettiva sarebbe “CI CREDO! LO VEDO!” o, inventeremmo un’altra teoria del complotto globale… Chissà, l’essere umano, quando non deve, sa essere molto fantasioso…
Pimpra
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