LASSU’ SULLE MONTAGNE, TRA BOSCHI E VALLI D’OR…

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Per una volta tanto, il fine settimana non è stato condito con “SoloTango”. Per una volta, forse una delle prime, a mia memoria, mi sono concessa un fine settimana in montagna a lanciarmi in una nuova avventura: lo sci di fondo.

Se avessi proferito queste parole da giovane, mi sembra già di udirmi dire “Ma è uno sport da vecchi!”, da arrogante discesista quale ero all’epoca… Che a me piaceva fare lo slalom speciale, anche se ero più forte in quello gigante.

A me piaceva far correre le lame veloci. Molto veloci.

Oggi sono diversa, decisamente.

Oggi apprezzo e ricerco il respiro che si armonizza con il battito del cuore, oggi ho voglia di ascoltare il mio corpo, di apprezzarne le sensazioni e di viverlo fino in fondo. Nel calore degli adduttori che si preparano allo sforzo, nella temperatura del corpo che sale, nella gestione del respiro che, mano mano, aumenta di intensità.

Oggi non corro più senza controllo, oggi so esattamente quale velocità voglio raggiungere e assaporo tutte le tappe intemedie.

Concluso il “pippolotto” pseudo intellettuale, mi sono divertita un botto! Perchè, più del gesto sportivo che pure ho molto apprezzato, è stata la mia compagna di avventura che ha reso indimenticabili certi momenti.

Avete idea di cosa significhi mettere insieme una psicopatica dello sport (la sottoscritta), vicino alla più tranquilla, serena e dolce femmina che si sia mai vista in circolazione?

Un mix esplosivo! 🙂

Per fortuna che ci vogliamo molto bene e l’abbiamo presa in ridere…

E adesso che l’ho sperimentato di sicuro vorrò cimentarmi di nuovo, che a me, scivolare sul binario mi dice poco, io voglio provare lo skating, lì sì che c’è da divertirsi!

#LaValangarosacihapresogusto ! 🙂

Pimpra

 

A BEN GUARDARE

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A voler ben guardare c’è di che essere felici. A voler ben guardare.

La nuova stagione si affaccia alle finestre, le giornate poco a poco si stanno allungando, la luce del giorno è più piena e, in qualche modo, anche più calda.

La primavera nascente mi ha sempre regalato ottimo umore. Perchè sono creatura di luce, non c’è nulla da fare. Datemi fotoni e mi fate contenta.

Nonostante tutto, però, ho un filo di malinconia che impedisce un largo sorriso, non riesco a gioire appieno.

A ben guardare non c’è molto di cui essere felici, la situazione internazionale tesa come una polveriera, la vita di noi piccoli umani resa sempre più difficile da una serie infinita di complicanze, deviazioni, difficoltà…

Eppure è fondamentale trovare quella lucina che tutto fa risplendere.

Non so se questa malinconia è frutto di ciò che mi scorre intorno e che lascia un segno, oppure, semplicemente la patina dolce amara del tempo che passa e che, di tanto in tanto, si adagia sul cuore…

A ben guardare, è meglio che posi lo sguardo fuori dalla finestra.

Pimpra

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#BTM “OMMMMMMM EDITION”. CHISSA’ PERCHE’…

carry-om-largeTrascorrere il proprio genetliaco ballando “come/se/non/ci/fosse/un/domani” è, decisamente, il  modo migliore per esorcizzare il tempo che passa e le candeline che, per starci tutte, chiedono ormai una torta fuori stazza…

Per il secondo anno di fila ho scelto di trascorrerlo a Brescia, dove, se non c’è una nebbia da tagliare con il coltello, piove ininterrottamente. Ma tant’è…

Chissà perchè, la maratona di tango quest’anno portava la dicitura di “Ommmmmmm edition”. Me lo sono chiesta appena arrivata, durante tutte le ore che ho trascorso a ballare e anche adesso che sono tornata a casa.

Se prendiamo l’Om come concetto sacro, allora la ratio è evidente: una maratona “come dio comanda”. Ci sta tutta. Condivido e sottoscrivo.

Se Om sta per il suono sacro della meditazione che introietta in me la calma di un laghetto di m0ntagna su cui meditare, allora non capisco: ho vissuto e respirato e sudato così tanta energia, abbracci densi e armoniosi che, tutto mi hanno regalato, meno che uno stato di trance “rilassata”.

Ma che ve lo dico a fare, gli ingredienti giusti c’erano tutti, bella gente, quella sì Om nel senso di “divina”, splendidi ballerini/e con cui condividere gioiose tandas, atmosfera gaia  e informale, allegra senza strafare, piacevole sotto ogni aspetto.

I Tj della nostra festa ci hanno traghettato dentro lunghissime notti e in pomeriggi indiavolati di abbracci, con così tanta, potente, risonanza che, alla sottoscritta, è toccato cedere sul finale: i piedi non hanno retto più! … Che figuraccia! 🙂

Oggi la gabbietta mi sembra meno ostile e, gorgheggiando da dentro il mio personale Ommmmmmm, ricordo i bei momenti trascorsi e… sorrido ancora!

Ringrazio pubblicamente Grazia e tutti coloro che hanno contribuito a rendere tanto speciale il fine settimana appena trascorso!

Pimpra

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LA MIA FAVOLA MODERNA. PARTE 3° (e non è finita)

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Ieri sera mi ha telefonato, una voce squillante e sicura che poco aveva a che fare con l’uomo timido reincontrato qualche mese addietro.

“Buonasera Michaela! Sono XXXX. Mi ha fatto tanto piacere incontrarti e mi scuso davvero per il mio modo brusco, da istrice, in famiglia mi chiamano così”.

“Non ti preoccupare, ricordavo bene come eri orso all’epoca e, con il tempo, non potevi che peggiorare!”

Ridiamo.

Parte immediato l’invito per il giorno seguente, un caffè alla tale ora in tal altro luogo. Non faccio nemmeno a tempo di dirgli che dovrò prendere un permesso che scatta immediato l’invito a cena.

Mitigo il suo desiderio incontenibile di incontrarmi, ripristinando l’incontro per il caffè.

Ci salutiamo.

Non so cosa aspettarmi da questo incontro al buio. La memoria si ricollega al passato, ripensa al bel tempo dell’Università, a come era piacevole la mia vita di allora, anche se difficile e confusa e, a volte, triste.

Arrivo puntualissima, anche se la mia donna avrebbe preferito presentarsi con qualche minuto di ritardo. Lui non c’è. Mi viene da ridere “Si vendicherà del primo appuntamento “bucato”  “, penso tra me e me.

Dopo un piccolo istante lo vedo, è già all’interno del bar, deve esserci sgattaiolato mentre io guardavo il cellulare per distogliere l’attenzione della gente. Non mi piace essere osservata mentre aspetto qualcuno.

E’ molto più vecchio della polaroid mentale che gli avevo fatto un mese addietro. E’ vestito elegantemente, con una camicia di crepon di seta ocra pallido, cravatta vintage in perfetto cromatismo su pantaloni di velluto a costa larga, marrone scuro. Al braccio tiene un montone grigio lungo e in mano il Manifesto.

Mi saluta, baciandomi per finta le gote, perchè il contatto cade sulle reciproche tempie. “Che modo curioso”, penso “non poteva che essere così”.

Prendiamo posto in un tavolino, dove lui cede a me il posto migliore, quello che guarda fuori dalla finestra, la vita degli altri, dei passanti quasi sempre affannati da vite trascorse a correre dietro a qualcosa che non si conosce.

Capisco che lui non vuole vedere tutta quella gente, preferisce voltare le spalle a loro, alla società che gli scivola dietro.

Abbiamo passato insieme un’ora di orologio. Sessanta minuti riempiti in ogni secondo. Di filosofia, di arte, di pensiero, di cultura.

Ho ritrovato quell’uomo tanto straordinario quanto assolutamente fuori da qualsiasi schema si possa pensare cercando di inquadrare un essere umano.

Egli è un uomo libero. Forse il solo che io abbia mai avuto il piacere di conoscere. Un visionario, un pensatore, una mente brillante, nonostante ci separino ben 30 anni di vita, di storia,  di respiri.

Ci rivedremo, è certo. Per dare ordine e forma a tutto quello che abbiamo voglia di raccontarci, di condividere e di pensare insieme.

Lo troverò scrivendogli un biglietto.

Lui mi chiamerà al cellulare di cui, orgogliosamente, mi ha recitato tutte le cifre che lo compongono.

Un uomo raro e difficile, come certe gemme di diamante.

(TO BE CONTINUED)

Pimpra

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LA MIA FAVOLA MODERNA. PARTE 2° (TO BE CONTINUED)

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La storia si complica.

Dopo il secondo messaggio trovato da Toso, non ho perso tempo e ho inviato la cartolina.

Ovviamente la scelta non è stata casuale, una bella immagine di donna, dalla mostra di Man Ray, recentemente visitata.

Potevo scriverci su i miei recapiti poichè, una cosa che non mi fa di certo difetto, sono i modi/luoghi (virtuali e non ) in cui, chi lo desidera, si può mettere in contatto con me.

No. Troppo facile.

Nella missiva suggerivo di recarsi nel nostro luogo, dove, colà sì, avrebbe trovato mie notizie.

Un piano perfettamente architettato, non fosse che il diavolo ci mette lo zampino e, per una storia o per l’altra, mi sono potuta recare a consegnare la lettera solo questo fine settimana… (un bel 15 giorni dopo la di lui “convocazione”).

Arrivo al negozio e capisco immediatamente: il mio amico si era già presentato, andandosene però a mani vuote.

Mi riferiscono della sua mal celata delusione ma della gentilezza di aver lasciato loro in dono una bottiglia di vino di sua produzione, per la grande disponibilità a fare da ufficio postale.

“Chissà se tornerà più” dico loro, i quali mi rassicurano “Certo che lo farà, si è tanto raccomandato il vuoto a rendere della bottiglia!”.

Ci siamo guardati e abbiamo riso.

Sulle prime ci sono rimasta molto male, dispiaciuta di avere dato una buca. Poi,  però  ho pensato che, più la conquista è difficile, più la vittoria è gustosa:  avvicinarmi non sarà facile!

Ho lasciato la mia lettera, nella quale ho, comunque, aggiunto un biglietto di scuse per il ritardo nella consegna e… vedremo che succederà.

Con i titolari della drogheria abbiamo fatto illazioni sul modo in cui Egli sceglierà di prendere contatto.

Loro sono certi mi scriverà “Ha bisogno di tempo e di distanza” … io mi astengo dal fare ipotesi…

Sarà quel che sarà…

TO BE CONTINUED…

Pimpra

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LA MIA FAVOLA MODERNA – (post lunghissimo!!!)

Drogheria da Toso Trieste

Se non siete mai passati a Trieste, vale una gita.

Non solo il meraviglioso castello bianco di Miramare, i culetti, le tettine al vento e gli addominali scolpiti della “Muleria” della riviera barcolana, un paninazzo di cotto caldo in crosta di pane, kren e senape o una frittolina con la crema, solo per citarne –  casualmente – alcuni.

A Trieste bisogna venire per fare un tuffo dove il tempo si è fermato, la drogheria da Toso.

Ci scrissi già tempo addietro, qui, perchè nella più bella drogheria che io conosca, accadono sempre cose mirabolanti…

La mia favola moderna.

Sotto le feste ci vado a fare la mia spesa di spezie ed altre amenità, ben consapevole che, entro con una lista di cose, ed esco con una quintalata di roba in più. Perchè il bello di Toso è che, mentre sei in fila, ascolti la comanda delle altre persone che, di norma, acquistano sempre articoli strani, di cui tu non eri a conoscenza, allora chiedi loro a che servono e, ovviamente, ringraziando per il consiglio, ordini anche te lo stesso.

Stavo per pagare il mio conto, dopo aver disquisito con una fila di signore in attesa delle proprietà e del modo d’uso della paprika. (Per la cronaca, ho scoperto che esiste anche quella “affumicata”).

Ad un certo punto vengo rapita dalla voce profonda e senza accento di un signore che fa la sua comanda.

Una voce teatrale, densa, con una sfumatura nel timbro che richiama suoni dell’est europeo, chissà perchè ho immaginato potesse trattarsi di un interprete russo. Lo guardo, rimango colpita dal suo abito, sobrio, d’altri tempi, e da un paio di occhiali decisamente vintage che sembravano disegnati sul suo viso, regalandogli un aspetto ancora più affascinante.

Ha un’età indefinita, tra i 50 e 60 anni.

Chiede dei semi di senape, maledicendo la volta in cui ha comprato un vasetto di Maille che ha trovato disgustosa. Non riesco a farmi gli affari miei, ascolto e, quando l’uomo sta pagando il conto, mi permetto di chiedergli: “Mi scusi la domanda, ma dai semi di senape, come riesce a creare la crema?”. La reazione dell’uomo mi lascia basita, vedo che mi osserva infastidito, come fosse un animale distrubato nel momento del pasto, mi risponde con freddezza e distacco “Bisogna pestare i semi a lungo con il pestello”.

Lo guardo fisso negli occhi e… bam! capisco di chi si tratta ed esclamo “Ma noi ci conosciamo! Università di lettere!”, l’uomo, come fosse colpito da un bastone in pieno viso, indietreggia, fa come per scansarsi e risponde “Non ricordo, non credo”, io insisto “Ma sì certo, lei mi ha regalato una stilografica, una Verbena che ho ancora!!!”.

Al mio entusiasmo corrisponde il suo schernirsi con un “Mi spiace per lei se ci conosciamo” si gira sui tacchi e se ne va, lasciando tutti coloro che hanno assistito alla scena, senza parole.

Mi sono sentita davvero a disagio, perchè non ero stata sgradevole nè maleducata, infatti i gentili titolari della drogheria mi hanno subito rinfrancata dicendomi che quel cliente è una persona davvero particolare.

Non passa molto tempo che torno in drogheria, con mia madre stavolta e… i tre titolari di Toso, felicissimi di rivedermi, mi dicono di avere un biglietto per me, scritto da quel signore così poco gentile che, il giorno dopo era tornato in negozio ed aveva passato almeno mezz’ora a scusarsi per la cafonaggine con cui mi aveva trattato, dicendo che poco dopo essere uscito si era ricordato di me, ma era troppo tardi per tornare indietro a scusarsi.

Ha lasciato un biglietto nel quale mi chiama per nome, cosa che io di lui non ricordo assolutamente, e si scusa per il modo poco gentile che mi ha riservato. Mi lascia il suo indirizzo.

Nessun numero di telefono e a me viene da ridere perchè, una persona così attenta alla privacy, mai e poi mai l’avrebbe dato ad un estraneo.

La situazione accende in me tutte le lampadine dell’allegria: scrivere a un compagno di università che è sempre stato “fuori dal tempo” che non ha mai accettato la modernità che ha sempre detestato la società attuale… lo ricordo bene in sala di lettura, lui ci veniva per scrivere, era già laureato da tempo, è molto più grande di me. Odorava di sapone di marsiglia, nulla più, vestito da uomo di sinistra, con i maglioncini a maglia rasata fatti a mano, la camicia blu, i jeans a tubo blu scuro e le clark.

Anche allora indossava occhiali da lettura molto particolari e scriveva con stilografiche di inizio secolo. Ne ero affascinata, era così diverso da tutti gli altri che vedevo e poi, i suoi quaderni, la carta che avevano. Erano speciali perchè, come molte altre cose, se li fabbricava lui.

Lo avevo approcciato, perchè la mia curiosità non poteva prescindere da quell’essere umano così diverso e speciale, di una timidezza apocalittica che seppi smantellare con il sorriso.

Mi regalò una stilografica che posseggo ancora, e uno dei suoi meravigliosi quaderni. Parlammo di filosofia, di vita, della società.

All’inizio pensavo fosse omosessuale, per certo tipo di delicatezza nei modi, per quella sua “abilità manuale” nel fare tantissime cose (i maglioni, ad esempio), poi, in realtà, ci fu il giorno in cui capii che si stava innamorando di me, putroppo non corrisposto, perchè io amavo sì la sua anima così particolare, ma ero troppo giovane per un uomo tanto complicato.

Rivederlo è stato come essere proiettata negli anni verdi, quelli in cui la tua vita è nella primavera più bella.

Non gli ho scritto perchè il cognome era illeggibile. L’ho cercato in ogni pixel a me noto sul web e nulla, nessuna traccia, nessun segno. Peccato, mi  sono detta.

Ma, il destino ci mette lo zampino e, ieri, ho trovato un suo nuovo messaggio, nel luogo che entrambi amiamo, la nostra drogheria preferita.

Mi dice che non possiede telefono nè cellulare, mi dice di scrivergli.

Oggi ho preso una cartolina che gli spedirò, dicendogli che una lettera lo aspetta, dove lui sa.

TO BE CONTINUED…

Pimpra

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QUEL SOTTILE FILO DI SETA

nastrino-seta-habotaiA volte è così difficile immaginare un istante dopo lo spazio e il tempo oltre il nostro naso.

Come se una materia di colla appiccicosa tenesse gli occhi socchiusi ed impedisse alla luce e al panorama di colpire la retina e donare nuove immagini al nostro cervello.

Si fa, o resta, tutto grigio intorno. Quando va bene. Altrimenti è un bel nero pece diffuso.

Ne so qualcosa. Oggi, in  modo particolare.

Per fortuna non ci sono solo i nostri occhi che, molto spesso, possono essere stanchi di vedere più in là, o essere diventati miopi.

C’è una cosa che ci abita nelle profondità, un elemento etereo eppure incredibilmente forte, presente, essenziale alla nostra vita qui: la nostra Anima pulsante.

Accade che questi occhi fisici siano troppo presi a trasmettere immagini da farci distogliere l’attenzione a quanto e quando l’Anima ci parla.

Sì, perchè è quello che fa Lei. L’Anima è una donna, ne sono certa. Non urla, non brandeggia bastoni, non piange.

L’Anima sussurra lieve e noi dobbiamo ascoltarla. Se ne siamo capaci. Altrimenti, dobbiamo imparare.

Ecco che, se ci connettiamo a quel sottile filo di seta che ci lega a lei, possiamo renderci conto che il grigiore dei nostri occhi, in realtà, non esiste. Lì davanti a quello sguardo spento c’è una bella luce. Quella di cui abbiamo bisogno.

E riesci a trovare dei messaggi che ti servono nei luoghi più impensati, e che entrano in profondità, connettendoti agli anfratti più nascosti di te stesso. Ed ogni volta è una meraviglia nuova.

Riprendi il tuo filo di seta tra le mani e guardi sereno davanti a te.

Pimpra

 

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FRIVOLEZZE DI INIZIO ANNO

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Amici Cari, eccoci nuovamente qui. Alle spalle un 2014 che, almeno per la sottoscritta, non ha lasciato traccia alcuna. Nulla di particolarmente interessante, straordinario, unico, da mettere nel baule dei ricordi. Ma è passato, ed è questo ciò che conta.

Mi affaccio all’anno nuovo con uno sguardo limpido, in attesa di qualcosa che meriti di essere ricordato con gioia e allegria, almeno è questo quanto mi auguro e auguro anche a voi.

Nel frattempo, adempiuto in forma privata il rito del “bilancio”, che, come evidente, si è chiuso lievemente in rosso (e non solo economicamente), mi sto preparando al nuovo.

Di “buoni propositi” sono sempre stata una appassionata sostenitrice, in quanto, almeno su di me, fungono da catalizzatore, sì insomma, mi  fanno “muovere il culo”.

Per restare su un piano di dolce e leggera frivolezza, ho due bei progetti ambiziosi per l’anno in corso che riguardano la civetteria femminile. Di uno parlerò quando e se deciderò di lanciarmi nell’impresa, del secondo posso già dire.

Premessa:

girovagando sui siti, mi imbatto nelle solite foto da red carpet delle celebrities (qui), Golden Globe nello specifico. Osservo gli abiti da sera, pochissimi di mio gradimento, notando un particolare molto importante e trascurato dalle celebri donne: le braccia.

Tanto tempo passato dal chirurgo a iniettare botulino, filler e silicone come non ci fosse un domani, per presentarsi con un volto perfetto, dimenticandosi del dettaglio delle braccia, spesso paffute e cadenti (il famoso tricipite a “tendina”) che penalizzano di certo l’outfit.

Non potendomi – ahimè – permettere sedute di bellezza dal chirurgo (ma l’ho già detto che il mio proposito per l’anno nuovo è trovare un fidanzato chirurgo plastico? 😉  ) per rassettare la faccia che racconta tutti più uno gli anni che ho, mi sono detta: “Sul corpo, qualcosa posso fare!”.

Detto fatto, mi sono annualmente iscritta alla palestra con l'”abbonamento Killer”, quello che apre tutte le porte: corsi e palestra di pesi. Così, per dare senso alla spesa pazza che ho affrontato, ho calendarizzato quotidiane sedute di fitness, come un’atleta vera.

Mi piace, lo confesso. Le endorfine sono tornate ad inondarmi l’ipotalamo e con esse è riapparso il sorriso.

L’effetto collaterale di tutta questa attività è che, mi rendo conto, la schiena, le spalle, le braccia, stanno tornando toniche, come ai bei tempi andati.

E che soddisfazione!

Peccato non avere red carpet da frequentare, perchè sono certa che il mio tricipite darebbe del filo da torcere a più d’una starlette! ;-D

Amiche, i pesi sono nelle vostre mani! USATELI!!!

Pimpra

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