AL GALOPPO

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Credo di averlo letto da qualche parte, a inizio d’anno, quando, tra il serio e il faceto, si sbirciano le riviste o gli articoli degli oroscopi: il 2015, sarà un anno di grandi cambiamenti, di svolte.

Ridevo pensando a quante cazzate scrivono per vendere, a come sia facile fare l’aruspice moderno, cambiamento qua, novità là, preparatevi, state pronti…

I mesi passano e la vita ti resta appiccicata come farina bagnata, uguale a se stessa e piuttosto noiosa. Un giorno dopo l’altro, scivola senza emozioni, senza sussulti. Il solito, le consolidate  abitudini condite di nuovi rompimenti di palle (perdonate il francesismo).

Alla faccia delle novità. E, con questa pessima attitudine, è meglio- pensi- che rimanga tutto stantio com’è, che se muta, lo fa in peggio…

Arriva, finalmente l’estate, il momento dell’anno in cui punti sul tuo cavallo vincente, spendi in una manche il denaro che hai conservato per l’occasione e… voilà, il tuo cavallo resta impigliato nella griglia, non si muove, non galoppa.

Ma che sorpresa.

Legge di Murphy, tanto ci sei abituato e, senza più un soldo, ti appresti a farti galleggiare fino all’autunno…

Invece, di punto in bianco, il tuo destriero tira su la testa, scuote la criniera e si mette a galoppare. Cazzo, quanto va veloce. Certo, gli altri hanno già finito la corsa e tu hai perso comunque, però il tuo cavallo ti sta proponendo una performance imprevista, alla quale non sei preparato.

Sticazzi se corre veloce.

E così, tra il lusco e il brusco, tutto lo scenario cambia e ti ritrovi come un fesso a fissare una linea d’orizzonte che ti è completamente nuova, estranea.

E’ così che va la vita, un’altalena tra il fango e la cenere, tra le stelle e lo champagne, tra prati e mari in tempesta…

Evviva… o sticazzi…

Pimpra

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#CALAMARIETANGO. Quando la burocrazia ci mette lo zampino.

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Chi mi segue sa benissimo che, a Trieste, un appuntamento estivo assolutamente imperdibile è la milonga da me definita #calamarietango.

Location perfetta, in riva al mare, in uno stabilimento degli anni 60 o giù di lì, il Ferroviario. Un luogo unico, ruspante,  “triestino” come non mai. Il Faro della Vittoria occhieggia i ballerini, la brezza della sera ne accarezza l’abbondante sudore e, da quest’anno, il signor Luciano e il suo staff, ingentiliscono le serate con calamari fritti e grigliati con tanto “ammore” (ma preparano anche molto altro, ovviamente).

Ambiente perfetto, frequentato da persone discrete, con il solo difetto di essere perdutamente innamorate del tango argentino e di ballarlo ovunque, anche sulla “pista” più storta dove abbia mai messo piede un tacco 10!

Poco male, è tutto il contorno che rende il luogo unico e davvero  molto speciale.

8 anni di appuntamenti estivi fissi, il venerdì di tango a Trieste, si trascorrono qui, e qualcosa, all’improvviso si guasta, e le serate non si possono più organizzare…

Per me, un lutto, una traggedia proprio. Sono abitudinaria, e guai a privarmi dei miei luoghi d’elezione, di quelli dove mi reco con gran piacere e gusto!!!

Problemi burocratici di qualche sorta per cui, la musica, si deve interrompere alle 23.00!

Che triste idiozia all’italiana!!!!

Chi ben sa, la milonga non produce infausta confusione. E la gente? Vogliamo parlare dei danzatori? Mai visti ubriachi o molesti, mai sgarbati, mai sentiti urlare, sbraitare, insomma far casino! Ovviamente, si tratta di persone più grandicelle dei ragazzini che vanno avanti a sfondarsi di birra. Chi balla non può farlo perchè poi non si reggerebbe in piedi… e.. non ballerebbe più!

Quindi non è chiaro perchè, in un luogo ben lontano dal centro abitato, frequentato per l’occasione da persone “per bene”, rispettose ed evolute, si sia abbattuta la scure tipicamente triestina del “no se pol (più)”…

MA CHE MALE VI ABBIAMO FATTO???

… Ah… forse vi dava noia l’odore di pesce fritto… ecco cos’è…

Sono arrabbiata a e molto triste, perciò, stasera, spero di godermi la più bella #calamarietango della storia!

EVVIVA!

Pimpra

LA DOLCEZZA DELL’ALBA

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Ci sono passioni che ti spingono oltre il limite. Ti portano a dimenticare che hai un corpo che duole, che sei stanco, che hai sete, fame, sonno.

La passione brucia, riscalda, dilaga.

Alla passione non si può resistere e non avrebbe senso farlo.

Arriva l’alba. L’aspetti, ma non ti accorgi che è già lì, trascinata come sei dentro un’onda di musica e di abbracci.

La notte cupa si trasforma in un nuovo giorno mentre volteggi, abbracci e ascolti. Noti i colori, percepisci meglio i volti dei tuoi compagni di viaggio, le facce sorridenti e un po’ stanche.

E’ l’alba della maratona (di tango, ovviamente), anche se in versione mignon, “solo” 12 ore. Niente mi è più dolce e mi procura tanto piacere quanto aspettarla abbracciando colui che mi è più caro, galleggiando dolcemente nelle melodie preferite.

E’ giorno.

Sono terribilmente addormentata ma non posso coricarmi. Sarà dura restare sveglia ma, potendo, lo rifarei ancora…

Pimpra

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LEZIONI DI VITA: LE DONNE DI ROMAGNA

images175State tranquilli, nessun pippolotto al giovedì mattina, solo una piacevole riflessione.

Chi è passato per di qua, già sa che ho trascorso un delizioso fine settimana tangheggiante, in quel di Romagna. E fin qui…

La leziuncella bella che mi sono portata a casa, mi arriva dritta dalle donne romagnole con cui ho avuto il piacere di conversare.

Premetto che, l’universo femminile “evoluto”, e con questo intendo riferirmi a tutte le donne “risolte”, in pace con se stesse, serene, capaci di costruire veri rapporti di grande scambio e intimità con le altre donne, non si connota di “nazionalità” o provenienze geografiche particolari, c’è da dire però, che, in alcune parti del Bel Pese, di donne così, se ne trovano di più.

Chi scrive, spera di essere una serena ed “evoluta” donna del profondo Nord Est, con tutto il bello e il brutto che anche la provenienza geografica porta al carattere che, delle donne romagnole in particolare, ama profondamente l’ardore, la passione, il coraggio, il sorriso, la voglia di esprimere se stesse, il piacere del loro corpo.

Mi sembrano particolarmente coraggiose, spavalde, quasi, e penso a quelle che fanno i figli da giovanissime (il classico “incidente di percorso”) ma che decidono di tenerli e poi di farne degli altri, nel corso degli anni. E cambiano partner, e non perdono il sorriso nè la voglia di vivere che, sempre, le accompagna.

Penso a quelle che si godono la libertà sessuale, senza il bisogno di nasconderla, per paura del giudizio degli altri, donne che si mostrano e sono in pace con sè stesse e con il loro corpo.

Loro diffondono intorno a sè un calore, un’ospitalità, un’apertura verso l’altro che sono elementi così preziosi in queste vite moderne tutte improntate alla corsa verso un nulla che ci divora.

Queste donne sono in contatto con la Grande Madre, quell’essenza ancestrale che, solo una donna conosce e percepisce ma da cui, troppe volte, si discosta. E iniziano i veri casini.

Perciò, una volta in più, le voglio ringraziare, tutte, per quello che mi hanno regalato della loro vita, per lo stimolo che mi hanno dato a cercare i miei colori, a non farmi prendere dalla pigrizia di essere quella che, probabilmente, non sono.

E, con questo forte sentire, che ve lodico a fare, mi  è pure venuta voglia di cucinare manicaretti!

😀

EVVIVA LE DONNE!!!!

(tutte le donne!) 😉

Pimpra

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MARATHON CONVENTELLO HOUSE: LA WOODSTOCK DEL TANGO ROMAGNOLO

HORSES

Sapevo già cosa avrei trovato, mentre, sotto alla canicola, armavo il camper per la trasferta nella ridente terra di Romagna.

La maratona bucolica più bella che ci sia, in mezzo ai campi, tra le balle di fieno utilizzate nei modi più creativi, a casa di una famiglia specialissima che i “Bradford” dell’epoca, gli fanno un baffo…

Il mio sogno di inizio estate e quello di coloro che, insieme a me, hanno condiviso l’esperienza.

Parlare di tango è riduttivo, anche se sempre presente, a tutte le ore del giorno e della notte: sudatissimo, abbracciato, fuso nei corpi dei convenuti, o, meglio, dei “Conventelli”.

Oramai siamo una famiglia.

Quando riesci a scambiarti senza pudore alcuno, litri e litri di sudore, puoi ben dire che sei in intimità con l’altro.

Così come quando una ciabattona infradito amoreggia con un tacco a spillo… tutto è lecito, nulla  fuori posto, nemmeno il bermuda con il fantasmino… [beh… forse… quello 😉 ] e la gonnellina di pareo svolazzante.

Non ci siamo fatti mancare nulla, compresa una spassosissima lezione di burlesque, improvvisata da allieve e allievi che, coraggiosi, si sono messi alla prova davanti a tutti.

E le risate… quanto abbiamo riso…

C’era tutto ciò che si può desiderare per stare bene, in compagnia di tanti come te, che hanno una passione in comune e una strepitosa voglia di vivere.

Un ritrovo alla Woodstock in versione romagnola, quindi ancora più caloroso, affettuoso e dirompente.

Mi porto a casa un cuore gonfio di allegria, di tandas che ti restano nella memoria, di magliette strabagnate, di terra, di fieno (ovunque!), di amici vecchi e nuovi in un accordo musicale che ha armonizzato tutto questo in un equilibrio perfetto.

E’ doveroso ringraziare pubblicamente il grande cuore di Cristina e di tutta la sua famiglia, amici e collaboratori compresi, che ci ha aperto casa sua, conducendoci, una volta in più, dentro a una bolla di estatico piacere…

Pimpra

Ps: va doverosamente segnalato che, per ottenere “l’effetto Woodstock” ci hanno messo lo zampino ben 20 TJ che si sono alternati alla consolle. Inutile dire che, più di tandas e cortinas, ci hanno regalato veri fuochi d’artificio! BRAVI!

ATTIMI SALMASTRI

IMG_20150701_141853Sono solo 30′ d’aria. Di brezza marina, mista a quell’odore tipico di porticciolo, che sa di mare, di alghe e di salsedine.

Basta così poco.

Nelle orecchie la musica giusta, quella che sa ricaricare le batterie, rinverdire la voglia di sorridere al mondo, gioire di una pausa obbligata.

Le pietre del molo sono calde sotto le mie chiappe, perchè non mi va di fare la signora e starmene appoggiata alla bitta, sono terra e pietra insieme ai cubettoni di arenaria.

Me ne sto lì, da sola, ad amare questa natura così incredibile, a risucchiare ogni molecola di brezza che mi arriva, voglio essere assorbente.

Il mare oggi è sporco, ha portato a riva i resti di un temporale, metafora di qualcosa che finisce e che trova comunque armoniosa collocazione nell’esistente.

I minuti mi scivolano sulla pelle bianca, come gocce di sudore e il mio tempo è già finito.

Mi rialzo felice, guardo a terra e leggo il messaggio “Love yourself”, sorrido, è quello che ho appena fatto…

Pimpra

IMAGE CREDIT Pimpra Trieste

#TTYT 2015. BRILLIANT EDITION

TTYT 2015.2

Ballare il tango argentino è una grande fortuna.

Innanzitutto sviluppa un alto tasso di benefiche endorfine che servono a lenire, ringalluzzire i nostri corpi stanchi e le nostre menti appannate. Aiuta a mantenersi elastici, fisicamente attivi e… non solo.

A prescindere da tutti questi positivi effetti, consente l’incontro, lo scambio e la condivisione con anime davvero molto speciali. Non si passa solo il tempo a cercare la tanda con il ballerino perfetto/a, si parla.

E non solo di grandi/piacevoli/leggere cazzate. Si parla. Di intimità profonde, di vita, di esperienze.

Se, accanto a tutto questo aggiungi un evento che ti coinvolge per tre giorni, a casa tua, circondato dagli amici più cari e da quelli che conoscerai per la prima volta, in location che esprimono al meglio la tua città, con i suoi paesaggi  i suoi colori i suoi sapori… beh… ma che ve lo dico a fare???? Non vi siete già iscritti al vostro primo corso di tango argentino? No? … peccato per voi!

Torno da una festa che definire grandiosa è poco, perchè, più dei fuochi d’artificio (che pure ci sono stati in pista), è stato un evento così pregno di amicizia che mi sembra quasi impossibile di questi tempi moderni.

Adesso la “traggedia” è viversi la settimana in gabbietta, chiusa tra le mura dell’ufficio che mi fanno sentire sempre più prigioniera… sempre più…

Tutto questo per dire GRAZIE agli Amici triestini che ci hanno regalato un’altra indimenticabile edizione del Trieste Tango y Tú.

… coraggio mancano poco più di 360 giorni alla prossima edizione!

😀

Pimpra

 

SI FA ESTATE

SORBETTO

Il cielo si tinge di blu. I colori si fanno brillanti, la natura espolde in una lussureggiante abbondanza. Profumi di tenere foglie, di fiori da poco sbocciati, e l’aria che ti accarezza la pelle, invece che prenderti a sberle ghiacciate.

Si fa estate.

E come posso tenere a freno la voglia di evadere dalla mia prigione quotidiana? Da questo ginepraio di intrighi di corte che non permettono alla luce di entrare?

Ho voglia di respirare questo vento e i colori della terra, di godermi ogni scintilla di vita che ho intorno.

Ho davanti un fine settimana condito di tango, dove, in un meraviglioso parco, potrò abbracciare anime affini alla mia, che comprendono questo mio sentire, lo sentono sulla pelle come me.

Gli strumenti del mestiere sono pronti, le scarpette in fila, come ordinati soldatini, aspettano solo di essere messe in valigia, insieme agli abiti che balleranno con me.

Conto le ore che mi separano dalla gioia, dalla spensieratezza, dal piacere di librarmi dentro la musica soave, accompagnata in un abbraccio.

E dimenticare. Ogni peso, ogni sfumatura di grigio, ogni traccia di malinconia…

Pimpra

IMAGE CREDIT: PIMPRA

COME PERDERE L’ECCELLENZA: IL CASO DEL BURLO GAROFALO- post di denuncia #malasanità

d9_2_hospital_symbolNon si può sempre tacere ed accettare che le cose migliori che la città ha saputo costruire negli anni, poco a poco, perdano la qualità, il prestigio e il senso che avevano.

Oggi voglio denunciare, e so perfettamente di utilizzare un verbo dalle tinte forti, il degrado dei servizi dell’ospedale pediatrico infanitle della mia città, il Burlo Garofalo.

Premetto che mi duole il cuore ad utilizzare parole tanto dure nei confronti di una struttura ospedaliera amatissima in città. Praticamente tutti i triestini sono nati lì, da generazioni.

La crisi, i riassetti della sanità hanno, purtroppo, minato le basi del duro lavoro dei medici ospedalieri, e di tutti coloro che ruotano nel mondo dell’ospedale, dal personale amministrativo a quello infiermieristico ecc.

La mia esperienza che, purtroppo, è stata confermata dai racconti di altre donne, è che, il trattamento riservato alla paziente adulta, rasenta livelli di intollerabile sopportazione.

Il fatto: dovevo fare un’isterescopia. Un esame banalissimo, di routine.

Tempi di attesa: bibilici. Nel mio caso 2 mesi e mezzo.

Il giorno dell’esame, vengo ripresa dal ginecologo che avrebbe eseguito il prelievo, il quale parte con una manfrina sull’inutilità dell’esame dal momento che, in ragione della mia età, era molto normale avere ciò che avevo e che tanto avrei dovuto prendere degli ormoni.

Resto sbalordita e replico che la mia ginecologa era di opposto parere. Poi, tanto per farmi sentire a mio agio, mi preannuncia che avrei provato parecchio dolore e che, non avendo io avuto figli, l’esame era piuttosto difficoltoso da eseguire. Il tutto brandendo un aggeggio che sembrava un kalasnikov…

Temendo il peggio, stoica, ho replicato che il dolore l’avrei saputo gestire ma che facesse il prelievo.

A onor del vero, siccome la tensione tra il medico e me era palpabile, le infermiere dello staff, hanno cercato di tenermi tranquilla ed io, onde evitare di attivare tutti i muscoli del mio corpo, ho deposto le armi dialettiche, replicando con battute di spirito che hanno fatto sorridere il cerbero ginecologo.

La morale della mia storia è che, quel qualcosa va tolto e che, la sottoscritta, si è ben guardata dal tornare nell’ospedale della sua città, dove sono nati quasi tutti i triestini, preferendo “emigrare” nel vicino centro ospedaliero di Monfalcone.

Ho creduto di essere sbarcata sulla luna: personale gentilissimo, disponibile, struttura in perfetto ordine, il primario (addirittura!) che mi ha trattato come la più importante delle pazienti.

MORALE e poi smetto:

se una persona SCEGLIE o si trova a lavorare nella sanità, che sia il primo gradino della scala o il gotha dei professoroni, HA OBBLIGO  di tenere sempre a mente che le persone che DEVONO per qualche ragione frequentare la struttura, NON STANNO BENE.

Pertanto, non hanno nessuna voglia/desiderio/forza di sopportare/supportare le frustrazioni di coloro che, all’ospedale, ci lavorano. E so che sono tremende, e difficili da gestire, ma NON VANNO MAI RIVERSATE SUL PAZIENTE.

Perchè, se il mio spirito di sopportazione è basso o è diventato basso, DEVO cambiare mestiere dal momento che la mia professione E’ e RIMARRA’ sempre UNA MISSIONE.

E con questo, passo e chiudo.

Pimpra

IL PREZIOSO MISTERO DI UNA CITTA’ INCREDIBILE: TORINO

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Più passa il tempo, più mi accorgo di quanto, nel mio dna, ci sia il bisogno, la necessità del viaggio.

Non intendo debba essere, per forza, un grande spostamento, che so, obbligo di aereo e, possibilmente, trasvolata oceanica, non è necessario.

Il viaggio di cui ho bisogno è uscire semplicemente dai luoghi noti e mettere il naso in realtà diverse, anche se più o meno familiari, anche se resto in Italia e, si sa, parlare la propria lingua madre, rende tutto molto più semplice.

Ecco che, spostandomi dal centro di equilibrio della mia vita, la terra dove sono nata e dove continuo a vivere, equivalga per me a una grandiosa boccata d’aria, di cui ho sempre più bisogno.

Stavolta torno da Torino. Una città straordinaria, da molti punti di vista. Architettura elegante, dettagli d’insieme curati, una città pulita, ordinata. I torinesi, anche quelli adottivi (mi riferisco, in particolare alle quintalate di extracomunitari che l’hanno scelta come patria elettiva) si sono adattati entrando nel flusso elegante ed educato del resto della cittadinanza.

Si respira cultura, ne è prova l’affluenza incredibile che vi è stata al Salone internazionale del libro, popolato dai 2 ai 90 anni da tutte le categorie sociali. Una vera festa per la città. Persone interessate, persone preparate, con domande pertinenti e una grande curiosità intellettuale.

Personalmente Torino si è palesata nel suo lato più esoterico, facendomi letteralmente “incontrare” un testo molto importante…

Torno nella mia gabbietta del nord est con le pile più cariche, nonostante la stanchezza accumulata. Ho gli occhi gonfi di quella bellezza chic, di una raffinatezza tipicamente torinese, e con il cuore carico di gioia per gli incontri che ho fatto, per le deliziose persone che ho conosciuto e per quelle che mi hanno contattato e si sono prese cura di me.

Spero di tornarci presto, perchè, oramai, sento che tra Lei e me, c’è un canale aperto, ed è davvero meraviglioso poter dire di vivere in un paese come il nostro.

Pimpra

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