PAESE CHE VAI, MISURE CHE TROVI!

Una giornata di lavoro passata in una città molto vicina in termini chilometrici da quella in cui abitualmente vivo, ma distantissima sotto numerosi altri punti di vista.

Innanzitutto, molti degli udinesi che ho visto, riescono a raggiungere il luogo di lavoro in bicicletta (cosa inaudita per un triestino, considerati tutti i saliscendi che disegnano la geografia della città), molto spesso ci arrivano a piedi.

Gli udinesi, almeno quelli che ho visto io oggi e che sono dipendenti pubblici, al contrario di quanto pensavo, si vestono quasi peggio dei triestini (il che è tutto dire!) e usano anche in età non più verdissima, le scarpe da ginnastica per recarsi al lavoro (sarà l’effetto bici?)

Anche le donne portano spessi i capelli corti, non si truccano particolarmente, hanno, in generale, uno stile dimesso. Non sono appariscenti.

La mia osservazione riferisce alla fascia di età 30-50, perchè i più giovani, oggi, non si sono visti.

Ma la cosa che più di ogni altra mi ha fatto divertire è questa.

Finita la giornata di lavoro, sono andata a farmi un giro nei centri commerciali della zona. Guarda che ti guarda, arrivavo ad un certo punto della mia peregrinazione, al reparto intimo.

Ebbene quale stupore scoprire che gli scaffali erano fornitissimi di taglie che andavano dalla terza misura di reggiseno in su.

Sulle prime mi sono detta che era un caso, quando poi al quarto negozio visitato ho scoperto che di seconda se ne trovavo ce n’era solo una, mi sono messa a ridere da matti!

A Trieste, succede il contrario!!!

Io, che sono portatrice sana di una seconda misura, mai e poi mai ho avuto difficoltà a trovare la mia taglia! Semmai, amiche ben più fornite (4 e 5 abbondanti), loro faticavano un po’ a trovare biancheria che contenesse le loro grazie (a Trieste, lo ripeto!)

Mi ha messo un’allegria pazzesca prendere in mano le coppe che mi sembravano gigantesche, quasi enormi wock e immaginare le poppe delle donne che le indossavano.

Poi, tornata in me mi sono detta che, forse, sono più contente loro, con le formose grazie, di me, soprannominata un tempo da un caro amico “Carestia”! 🙂

Mi rimane, comunque, una voglia pazzesca di ridere!

Chissà cosa potrebbe osservare un friulano di passaggio a Trieste! Ci sarebbe tanto da ridere anche lì!

Pimpra

E FU VIA DELL’UNIVERSITA’

Uno dei periodi più belli che ricordi è stato senza dubbio quello in cui andavo all’università.

Mi piaceva tutto, l’indipendenza nell’affrontare lo studio, le materie, i personaggi che incontravo, e – elemento non trascurabile- il quartiere della città dove sorgevano gli edifici.

La Facoltà di Lettere e Filosofia ai miei tempi occupava per intero la via dell’Università a cui dava il nome.

Un luogo magico, carico di storia, di vissuto e di pensieri, frequentato dalle piccole-medie e grandi “intellighenzie”.

A spezzare l’uniformità degli istituti che vi si affacciavano, il bar “Vecchia Università”.

Il luogo più orripilante  da un punto di vista architettonico, più insano, con gli arredi più squallidi io abbia mai visto eppure, amatissimo, venerato, imprescindibile.

Sono stati anche anni duri, per me emotivamente violenti, a causa di un lutto disumano che proprio in quegli anni ho vissuto. Eppure, nonostante tutto, non cambierei una sola virgola di quello che è stato.

Oggi, sono tornata per lavoro negli amati luoghi, e, con una ineffabile tristezza, ho scoperto che praticamente tutta la Facoltà è stata trasferita altrove.

Le facciate dei palazzi spente, tristi, senza vita. Il nuovo bar vuoto, anche se molto più bello di prima ma privo d’anima e… della coltrina irrespirabile di fumo di sigaretta, marchio esclusivo del baretto ai miei tempi.

Ho parlato con  il titolare chiedendogli che fine avessero fatto tutti gli studenti ed egli mi ha risposto che non ce n’erano quasi più.

Che tristezza, che profonda e letale malinconia.

E’ stato come andare in visita a un caro defunto, al cimitero. Solo che io non sapevo che la persona fosse morta.

Che colpo.

Sono queste le cose che, una volta in più, mi mettono inesorabilmente di fronte al tempo che passa e non torna.

Quindi, lo ripeto ancora una volta, godiamo il presente!

Pimpra

IL TEMPO DELL’AMORE

Una delle cose alle quali i miei genitori non hanno pensato di prepararmi, quando ero più  più giovane, sono alcune sfumature dell’amore, dell’amore “adulto”.

E come avrebbero potuto? Loro si sono conosciuti e amati da giovani “finché morte non li ha separati”. Poi, più nulla, nessuna nuova persona, nessuna relazione.

Un solo, grande amore, per la vita.

A me le cose sono andate decisamente in modo diversissimo e mi ritrovo a 40 anni suonati a chiedermi come sarà.

Una sfumatura sostanziale sulla quale riflettere, però, è determinata dal fattore tempo che, molto spesso, tendiamo a trascurare.

Posto che ogni adulto mediamente “normale” ha un suo passato affettivo, a volte molto pesante, se non addirittura irrisolto, è bene che il nuovo partner sia ben consapevole quale impervio sentiero si accinge a percorrere oltre al fatto che, il fattore “tempo” nella nuova relazione, è determinante.

La difficoltà risiede nel fatto che ci sono 2 linee di tempo: quella di chi deve “chiudere, sistemare, pulire” certe situazioni pregresse e il tempo di chi, non avendo niente di aperto alle spalle, deve aspettare che il compagno/a faccia ciò che deve fare.

A complicare lo scenario, spesso, ci sono i figli che vanno tutelati.

Uno scenario estremamente complesso.

Premere sull’acceleratore affinché il nostro amato/a si dia una mossa nel chiudere la pratica precedente, può essere utile in presenza di sfaccendati/e ma dannosissimo in contesti diversi.

Se lei/lui con un’operazione magistrale, chirurgica, sta convincendo l’ex partner che tra loro è finita, che è stupido farsi la guerra che ci sono i figli – tanto amati- in mezzo, è obbligatorio avere (tanta) pazienza!

La quota di pazienza è, ovviamente, proporzionale alla difficoltà della situazione da gestire e aumenta con l’aumentare dell’amore che si è disposti a concedere all’altro.

Amare, ricordiamocelo, non significa essere cretini o senza le palle. Anzi.

Di contro, bisogna ammettere che stare in attesa di chi non si decide mai, è un suicidio.

Il progetto di coppia, qualunque esso sia, da qualche parte, deve esistere.

Ma il tempo è tiranno, insidioso, mette in crisi, crea frustrazione.

La strategia : allontanarsi per un po’, mettere una sorta di distanza per osservare meglio e non farsi travolgere da emozioni che falserebbero il giudizio.

Non si può buttare nel cesso una storia solo perché è complicata e ci mette dinnanzi a tutte le nostre paure. Se ci è capitata, dobbiamo vivercela fino in fondo, perché è laggiù che scopriremo l’insegnamento.

Adesso è il tempo di guardare quello che stiamo vivendo nel nostro “passo a due”, comprendere ciò che succede, non farci travolgere da insane emozioni, prenderci il nostro tempo e poi, saggiamente decidere.

Al mio Amico A. che ha incontrato la metà della sua mela ma che si è tanto spaventato.

Pimpra

CENT’ANNI E NON SENTIRLI

Immaginiamo l’evento più stressante per una donna che ha, da poco, passato la boa dei 40: l’incontro con gli ex compagni di liceo.

Aggiungiamo che non si è trattato dell’incontro a 5-10-20- 25 anni dalla maturità con la propria classe ma di un grande evento che ha riunito tutte le generazioni di petrarchini per festeggiare il centenario di fondazione del Liceo.

Serata di gala, abito scuro per gli uomini. Le donne, stando al protocollo, dovevano indossare l’abito da sera.

Parte il giro di mail con gli ex compagni e, tra le ragazze, decidiamo di seguire la regola del galateo: in lungo. Ricordo di avere, tra le pieghe dell’armadio, uno splendido vintage anni ’60 che mi sta a pennello. Perfetto per l’occasione, perchè, mi tocca ammetterlo, sono una petrarchina “vintage” pure io.

Come molte altre donne della mia generazione, ho passato gran parte della giornata di sabato a “prepararmi”, più psicologicamente che fisicamente che, tanto, da quel lato c’era ben poco da poter “rimediare”.

All’arrivo al Molo IV una spaventosa coda all’ingresso dichiarava, senza dubbio alcuno, l’attaccamento degli ex allievi, al loro Liceo.

Ieri sera ho sentito anche io il senso di appartenenza, il piacere di incontrare persone conosciute in ambito professionale e i sorrisi che ne sono scaturiti scoprendo di far parte dello stesso gruppo, l’orgoglio del clan.

Molti ex petrarchini hanno fatto carriera politica ed è stato divertente vederli, di fazioni diverse, scambiarsi gran pacche sulle spalle sorridendo e cantando insieme.

Balli sfrenati a suon di canzonette datate (quelle di quando ero adolescente, per capirci) e gruppi di ex studenti che rivivevano nella danza i festini dell’epoca.

E che dire degli ex amori adolescenziali, incontrati dopo tantissimo tempo? Il cuore che si emoziona ancora al ricordo o lo stupore di aver provato tanto amore per una persona che, oggi, vediamo così improbabile al nostro fianco?

Alcuni sono “cresciuti” (invecchiati è un pessimo termine da usare in queste occasioni) molto bene, mappature di rughe più o meno profonde a merlettare visi con la stessa luce giovane negli occhi, altri, invece, si vede che sono più maturi.

E i ragazzi, con i loro visi freschi, la voglia di fare una gran cacciara, la curiosità di mettere il naso nel mondo e di costruire la loro vita, come erano belli!

E così, tra un brindisi, una risata, un gossip la serata è scivolata via leggera e spensierata.

Ho voluto la t-shirt celebrativa e il centuannuario perchè petrarchini si rimane per sempre.

Adesso non resta che “tener duro” per i festeggiamenti dei 150 anni!

Pimpra

MUTA_MENTI

Arrivando in gabbietta passo davanti a un giornalaio fornitissimo che espone le riviste anche all’esterno. Oggi mi è  caduto l’occhio sul bel viso, segnato e sorridente, di Caroline di Monaco che, dall’alto dei suoi cinquantanni suonati, si dichiara single e felice.

Osservo il volto di quella che è stata una donna bellissima e che lo è ancora, sebbene diversa.

Vedo nel suo sguardo d’acqua una vena profonda di malinconia, benchè nata “principessa”, la vita non le ha riservato un trattamento di favore, mettendola più e più volte di fronte a dolori grandissimi da superare.

Ma questa è vita, la vita di ognuno di noi.

Mi ha colpito di più il fatto che, potendo comunque scegliere tra schiere di uomini adoranti, preferisca restare da sola, o meglio “single e felice”.

Mi chiedo se sarà anche il mio destino.

Matrimonio finito, relazioni senza progetti, vita che scivola in avanti senza una direzione. Arriverà presto il giorno in cui, il compagno di turno, mi guarderà e volgerà l’attenzione da un’altra parte, a cercare pelle fresca, occhi giovani.

Immagino cosa mi regaleranno i cinquantanni.

Sarò come Carolina? Sarò come mia madre?

Chi lo sa…

Una cosa è certa, spero di poter avere una bella foto sorridente e felice del mio stato. In fondo, chi può amarci meglio di noi stessi?

Epperò, intanto che quel giorno arriva, mò mi do da fare! 😀

Amici Cari, vi auguro un fine settimana avvincente, colorato e passionale che non guasta!

Pimpra

NO BIO? NO BUONO!

NOI SIAMO QUELLO CHE MANGIAMO

E’ un assunto assolutamente condivisibile. Fatti due veloci ragionamenti, mi rendo conto che sono messa male.

Tolte le depravazioni con cui amo vellicare le parti molli del mio cavo orale, non posso di sicuro affermare di nutrirmi in modo ineccepibile.

Ciò detto, e a fronte di ripetuti stress da vita moderna, il mio povero stomaco ha deciso di ribellarsi mettendosi sul piede di guerra regalandomi una gastrite di quelle con i fiocchi.

Dopo la visita, la prescrizione di un sacco di pilloline, ho pensato che, considerata la situazione, era bene passare al supermercato “bio”, per coccolare un po’ il pancino dolente. Detto fatto.

Alghe, gomasio, tofu, thè e qualche altra sciocchezzuola e il conto alla cassa è schizzato verso l’alto come fosse un razzo!

Alla mia richiesta di acquistare una borsa di tela, onde evitare il richio di danneggiare i preziosi vasetti di vetro, mi vedo chiedere € 4,90 per la borsa di cotone bio!!!!

No, dico, ci rendiamo conto??? Per una borsa della spesa!

E chissenefrega se il cotone è biologico!! Mica me la devo mangiare!!!

MORALE: per nutrirsi bene, bisogna essere ricchi o avere un latifondo o una campagna che altri coltivano in propria vece e goderne dei frutti.

Per tutti gli altri … cibo spazzatura!

Pimpra

VIRUS LETALE

Molti amici mi chiedono come sia possibile avere un virus così letale ed essere tanto felici.

Provare per credere!

Sono stati 4 giorni di immersione totale nella dimensione che preferisco: natura, terme, tango, tango, tango, tango!

Sommando le ore di sonno arrivo più o meno a 4, 30 per notte (pochino per non essere rovinata di stanchezza il giorno dopo), lezioni a bizzeffe e di ottima qualità, milongas piacevolissime.

Come fate a non capire che, chi si “ammala” di tango, è un paziente inguaribilmente soddisfatto, gioiosamente distrutto di fatica, a volte frustrato per pessime performances eppure sempre motivato a riprovare?

La magia e il mistero sono questi: la potenza che scaturisce da un abbraccio.

Passa tutto. Non ci si può nascondere. Quello che siamo, l’altro è in grado di sentirlo, di accorgersene.

Ho ballato con uomini consapevoli, divertenti, “maschi_maschi”, arrendevoli, timidi insomma ogni tandas mi raccontava qualcosa di interessante e incredibilmente vero, della persona che cingevo.

Non si può fingere… e non tutti hanno il coraggio di togliere la maschera e farsi vedere nella loro realtà.

Anche io ho vissuto la mia crisi tanguera esistenziale dopo che ho visto esibirsi una straordinaria ballerina. Sono rimasta letteralmente folgorata dalla sua grazia, sensualità, eleganza, tecnica sopraffina, abilità, flessuosità, generale e strepitosa bellezza (per usare un eufemismo)  e mi son detta – tristemente – “ma che ci faccio io sulla pista?”

Ma il tango, se si sente amato, viene in soccorso. Ed ecco gli amici che ti dicono le paroline tenere e ti danno il “pat pat” sulla spalla di cui, in quel momento, hai tanto bisogno e poi, come per magia, arriva la tanda perfetta.

Ma che ve lo dico a fare, tuffatevi nell’abbraccio, fatevi contagiare, respirate a pieni polmoni il virus letale e… BALLATE! 🙂

Pimpra

HALLOWEEN CHEEEEE????

http://mutamenti.forumfree.it/?t=58190749

 

Fiera di essere “vintage” quanto basta per non risentire della moda imperante di festeggiare “Halloween” de noialtri!

Su FB non faccio che vedere foto di amici/che travestiti nei modi più assurdi per dar vita a una festa che, decisamente, non rientra nella nostra tradizione!

Mi chiedo, quindi, se il bisogno di mascherarsi non serva a dimenticare, almeno per una notte, il periodaccio che stiamo vivendo, un po’ come accade a Carnevale.

Belle le zucche intagliate a mo’ di lumini, belle davvero! Ma tutto l resto, francamente non lo capisco…

In any case, dal momento che il mondo è bello perchè è vario, ad ognuno la libertà di divertirsi come meglio crede…

Io mi atterrò alle care, vecchie, tradizioni di casa… ho ricevuto infatti, una graditissima telefonata dalla mia adorata  (ex) suocera che mi annunciava l’infornata di “Papassini“, meravigliosi biscottini di orginie sarda che le famiglie dell’isola preparano proprio per le festività di Ognissanti.

Il mio “Halloween” sarà molto dolce, alla facciaccia delle tradizioni d’importazione! 😉
BUON PONTE A TUTTI!

DIVERTITEVI, RILASSATEVI, MASCHERATEVI, BALLATE insomma, fate come vi pare ma STATE BENE! 🙂

Pimpra

 

 

POST INUTILE

Recentemente, dopo secoli che non lo facevo, mi è capitato di andare a zonzo per la città, senza una meta particolare, così, per prendere aria fresca e guardare in giro.

Trieste, mi spiace dirlo, non si distingue per la qualità e la scelta di quanto i negozi offrono al passante. Si va dai negozi gestiti dai cinesi ai peggio franchising che il mercato propone, pochi gli spunti interessanti, di gusto e qualità.

Economia globale. Merci tutte uguali.  Consumo acritico.

E non solo nell’estremo nord est.

Torno da poco dalla splendida Lucca dove il dominio cinese sta mangiando di sè l’artigianato locale. In Toscana, non so se mi spiego.

Fa male la perdita di identità, la scomparsa di quanto connota il gusto italiano nelle sue forme e rappresentazioni più tipiche.

In un grande magazzino a sbirciare, sono letteralmente inorridita. Non parliamo dei materiali con cui vengono costruiti abiti, borse, scarpe, biancheria per la casa ecc, l’orrore è stato vedere il “brutto”, il “cattivo gusto” esibirsi in ogni metro del negozio!!!

Non è pensabile che solo i danarosi possano varcare la soglia delle boutiques e – sperare – di trovare ancora il buon gusto italiano.

O hai i soldi  e puoi apparire almeno un po’ decente, altrimenti… è quasi impossibile…

Eppure non posso abiturarmi che, anche noi, stiamo lentamente scivolando nel cattivo gusto.

Peccato, è proprio un grande peccato…

Pimpra

ESTATE INDIANA

Mi sveglio, poco convinta, alla solita ora. La sfumatura della finestra mi offre una visuale ancora ovattata di notte.

A colazione conclusa, godo finalmente delle prime timide sfumature di una luce che si fa via via più intensa.

Lo so, l’estate è già un ricordo che si stempera nella memoria.

Lo so, è autunno.

 

 

L’armadio guardaroba è nel suo momento peggiore – l’interregno – ovvero il passaggio ancora incompiuto, da una stagione a un’altra.

Ogni mattina è una sfida. A iniziare dal rito della “cipolla”. Strati casuali di abiti che durante la giornata, scivolano via e, verso il tramonto vengono indossati nuovamente.

In questo periodo di transito, anche la mia vita “transita”. Non ho ancora capito dove mi porterà l’inverno, che cosa farò.

Per il momento sto così, a godermi questi ultimi tiepidi raggi di sole di questa calda estate indiana.

Pimpra

 

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