Uno dei periodi più belli che ricordi è stato senza dubbio quello in cui andavo all’università.
Mi piaceva tutto, l’indipendenza nell’affrontare lo studio, le materie, i personaggi che incontravo, e – elemento non trascurabile- il quartiere della città dove sorgevano gli edifici.
La Facoltà di Lettere e Filosofia ai miei tempi occupava per intero la via dell’Università a cui dava il nome.
Un luogo magico, carico di storia, di vissuto e di pensieri, frequentato dalle piccole-medie e grandi “intellighenzie”.
A spezzare l’uniformità degli istituti che vi si affacciavano, il bar “Vecchia Università”.
Il luogo più orripilante da un punto di vista architettonico, più insano, con gli arredi più squallidi io abbia mai visto eppure, amatissimo, venerato, imprescindibile.
Sono stati anche anni duri, per me emotivamente violenti, a causa di un lutto disumano che proprio in quegli anni ho vissuto. Eppure, nonostante tutto, non cambierei una sola virgola di quello che è stato.
Oggi, sono tornata per lavoro negli amati luoghi, e, con una ineffabile tristezza, ho scoperto che praticamente tutta la Facoltà è stata trasferita altrove.
Le facciate dei palazzi spente, tristi, senza vita. Il nuovo bar vuoto, anche se molto più bello di prima ma privo d’anima e… della coltrina irrespirabile di fumo di sigaretta, marchio esclusivo del baretto ai miei tempi.
Ho parlato con il titolare chiedendogli che fine avessero fatto tutti gli studenti ed egli mi ha risposto che non ce n’erano quasi più.
Che tristezza, che profonda e letale malinconia.
E’ stato come andare in visita a un caro defunto, al cimitero. Solo che io non sapevo che la persona fosse morta.
Che colpo.
Sono queste le cose che, una volta in più, mi mettono inesorabilmente di fronte al tempo che passa e non torna.
Quindi, lo ripeto ancora una volta, godiamo il presente!
Pimpra
antigonewoland
/ 13 novembre 2012occazzo, come ti capisco sebbene ho avuto un’esperienza del genere ma molto molto diversa tre anni fa. Il pratica si era con due amici a milano…vicino al quartiere e la casa dove ho vissuto sino a 18 anni (periodi molto intensi pure quelli). Bonci…dico, daje passiamo dalla mia vecchia casa…e passiamo. Impatto stranissimo: mi sembrava tutto più piccolo. si come se in realtà quel quartiere l’avessi visto solo nella mia infanzia…ma no, a 18 anni avevo già assunto le fattezze da marcantonia che ho adesso quindi…boh…
Per il resto è sempre stato un quartiere piuttosto tranquillo. Ma vedere tutto più piccolo è stato qualcosa che non mi aspettavo. abbastanza scioccante. Comunque hai descritto benissimo la sensazione del bar squallido ma vissuto vs bar nuovo e anonimo….
concordo.
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