SAPORI ANTICHI

Torno  in gabbietta dopo quasi una settimana di provvidenziale influenza. Avevo proprio bisogno di una pausa.

Il tempo l’ho infarcito di niente: di abbandono, relax, uno stato di galleggiamento dentro una simbolica placenta. Devo dire che ha funzionato, oggi sto meglio, mi sento più lucida, carica, con le idee.Ma continuo a tossire.

All’uopo quindi mi sono recata nella mia drogheria preferita, di cui ho già parlato qui, ho fatto scorta di caramelle alla menta, liquirizia e, il gentilissimo titolare (che ha una particolare simpatia per me) , contro la tosse stizzita mi ha consigliato le tavolette di zucchero caramellato.

“Grazie, ma sa che non le gradisco particolarmente?” e lui “Nemmeno io ne vado matto, però funzionano!” e me ne ha date un po’ da provare. “Poi la me disi come la se gà trovà”.

Sorrido e ringrazio.

Questi piccoli gesti mi rimettono in pace con il mondo, in fondo basta così poco per fare stare bene il nostro prossimo e lasciare di noi stessi, un piacevole ricordo.

E poi, mentre riempie il sacchettino di semi di sesamo, mi chiede “La gà colorà i ovi?”

Una frase così semplice ha saputo riportarmi alla mia lontana giovinezza, quando, a Pasqua, con la nonna, si coloravano le uova sode e si decoravano con le decalcomanie.

Da Toso si possono trovare le polverine necessarie e i decori per poter riassaporare i gesti antichi, di tradizioni passate ma, in fondo, tanto belle, specie da fare in compagnia.

Credo che mi lascerò tentare e, per la mia Pasqua in famiglia, mi presenterò con le uova colorate e decorate!

Pimpra

PRIMAVERA SIBERIANA

ramponciniNon resta che “mettersela via”, prenderla con filosofia zen, accendere un incenso, sorseggiare thè caldo e guardare, incolumi, fuori dalla finestra, lo spettacolo azzurrino dei cristalli di ghiaccio attaccati ovunque.

Sono felicemente bloccata a casa e, stavolta, lo stop forzato, non è dato solo dall’influenza che mi ha benedetta a fine marzo, ma dall’impossibilità di uscire di casa: il ghiaccio ha impacchettato di sè la strada, il marciapiede, la salita e, senza “jazzini” è impossibile non essere abbattuti dalla bora che sul pac trova terreno ideale per giocare a bocce con gli umani (scemi) che hanno deciso di sfidare gli elementi.

Allora pensiamo al palazzo d’inverno, alle corse sulle slitte, al tappeto peloso davanti al caminetto, al brandy, alle candele, perchè, ci piaccia o no, siamo nel mezzo dell’inverno!

Ogni perturbazione che si rispetti ha un suo nome e qui a Trieste, per l’occasione, hanno coniato un bel neologismo: “gelicidio”. Mi chiedo quale mente malata possa arrivare a tanto: i nostri vecchi che hanno visto di tutto nella loro lunga vita, magari si spaventeranno a questo nuovo annuncio “Gelicidio sulla città” ma che sarà mai?

I più audaci tirino fuori i loro “jazzini”, per tutti gli altri, una bella due giorni di “Slow down”…

Parola d’ordine: relax!

Pimpra

DI GRANELLO IN GRANELLO, IL KEFIR E’ PROPRIO BELLO

Granelli di kefir

In questi magri tempi di crisi si impara ad arrangiarsi, a condividere, a barattare. Per farlo tutti i mezzi sono leciti, in special modo i social network.

Leggo, qualche settimana fa, che un amico di faccialibro offriva i suoi preziosi granuli di kefir a chi fosse interessato.

E come potevo resistere alla tentazione? Mi faccio avanti e lui, gentilmente, mi fornisce la dose per lo start up iniziale.

Quando si inizia la produzione di kefir (se non sapete cos’è leggete qui) è opportuno creare una sorta di “rete di solidarietà” a protezione dei preziosi granellini bianchi.

Vi spiego: il kefir è un latte fermentato di tradizione antichissima, una volta che si parte i grani che servono alla fermentazione, nutrendosi di latte, aumentano di numero, sicchè, ad un certo momento, la sovrapproduzione va “smaltita”.

Ora, la logica razionale prevederebbbe un semplice sterminio invece, se i Baby-kefirini sono in mano femminili, possibilmente di un soggetto “anta”, che non ha figliato, che non ha una famiglia sua, scatta una sorta di accudimento molto vicino a quello che si prova per un animale domestico.

Eccomi, allora, a diffondere la voce di “adozioni kefiriane” alle persone qualificate che possano aver cura dei preziosi fermenti.

Matta, direte voi. Può darsi. Eppure, vi assicuro che i granuli sono rari e quando arrivano nelle nostre case vanno trattati bene.

Ieri ho affrontato le mie prime due adozioni, a due care amiche e … speriamo siano delle brave “mamme” pure loro!

🙂

Pimpra

IL RISVEGLIO DELLA ROSA

Rose in vasoHo scoperto che la piccola piantina di rose che abita sul mio terrazzo, di quelle comprate all’IDl e già mezze defunte quando ti arrivano a casa, è ricoperta di piccole foglioline verdi. La mia piantina di rose è viva.

L’immagine di un essere vivente così piccolo, delicato e abbandonato al suo destino che reagisce all’inverno, alle incurie del giardiniere e combatte nonostante tutto, mi ha fatto molto riflettere.

Mi ritrovo con uno sguardo “adulto” sul mondo e sulla vita, avendo perso (temo per sempre), l’allegria del sogno e la freschezza del desiderio che vorrei vedere realizzato.

Osservo il mio orizzonte  increspato e unto di nebbia. Non percepisco rosee aspettative e, soprattutto, sto imparando a scalzarle dall’immaginazione ogni volta mi si presentano davanti. Ma lo sguardo lungo vede e ci vede benissimo.

Perciò, oggi, con il pesante cappello di queste nubi infauste che gravano tutte sulla mia cervicale, voglio raccontarmi come si fa ad essere felici.

E’ l’esercizio che mi sono data, la mia scommessa.

Ovviamente non so da che parte cominciare ma so che troverò la mia risposta.

Nel frattempo,un suggerimento arriva da Repubblica on line con questo articolo.

Scriviamoci queste semplici regole che ci possono aiutare a far durare le nostre relazioni:

1. “trova il tempo per fare l’amore”

2. “saluta sempre il tuo partner con gioia”

3. “mantieni vivo il romanticismo, anche se ci sono i figli”

4. “fai chiarezza sulle questioni economiche”

5. “tieni a bada la rabbia”.

E per continuare nella nostra ricerca della felicità, teniamo a mente anche queste parole:

“E’ solo quando sai quello che vuoi che non prendi tutto quello che passa” (cit. Massimo Bisotti)

Buona fortuna…

Pimpra

LA TOSCA MEDITATION EDITION 2013

IMAGE CREDIT: GIO' IL FUZ@facebook

IMAGE CREDIT: GIO’ IL FUZ@facebook

Torno da un fine settimana ad alto tasso di stimoli, ricco di cose belle: viste, vissute e godute. Proprio come piace a me.

Anche questa maratona è finita e con lei rimane la scia colorata di emozioni che, sempre, un evento del genere regala.

Innanzitutto un sentito plauso alle “Tosche”, team di donne/tanguere/madri/professioniste/splendide ballerine che hanno organizzato un evento con tantissimi elementi “contro” eppure, anche questa volta, ne sono uscite vincenti.

Per chi organizza (e lo so molto bene), quando la location collaudata non è più disponibile, iniziano i guai. Perchè, con tutta l’espereinza che uno ci mette, l’elemento “imprevisto/imprevedibile” è sempre lì, pronto a giocare tiri mancini, e la Tosca Marathon, non ha fatto eccezione.

Ma, nonstante tutto, l’atmosfera magica, l’abbiamo respirata tutti.

Ho imparato che la maratona di tango, ha tre fasi naturali: il venerdì è dedicato ai saluti, al ritrovo degli amici, degli abbracci più vicini al cuore. Il pomeriggio del sabato (il momento che preferisco)  il demonio tanguero si scatena. Il corpo è più riposato, la luce esterna regala maggiore vigore e il tempo della milonga si consuma, letteralmente, a far fuori più tandas possibili. Sguardi accesi, sudore, sorrisi. Uno spettacolo meraviglioso!

E poi c’è il clou, la sera del sabato. Qualcosa cambia, l’atmosfera cambia, si fa più rarefatta, essenziale. I ballerini sono sazi, adesso non cercano più di soddisfare un corpo assetato di abbracci, la sera vogliono la tanda del secolo, la ricerca dell’onda perfetta del surfista californiano, la sera è conquista.

E’ un bel vedere, non è sempre un bel “sentire” perchè il gotha tanguero ha le sue regole, il suo “galateo” di nicchia: o sei dentro o sei fuori.

E’ stata un’esperienza ricca, stimolante e, per certi versi, “mistica”, così come nelle premesse delle sue ideatrici che ringrazio per l’invito, per lo sforzo organizzativo, per l’accoglienza che, sempre, regalano ai loro ospiti!

Pimpra

DI TANGO IN TANGO. FORSE…

ZAZA3

Davanti a me un fine settimana che si prospetta intenso e, me lo auguro, saporito, gustoso, divertente.

Una bella maratona di tango, “la maratona”, per quel che mi riguarda, considerato che l’anno precedente è stata la mia prima e, come il primo amore,  non si scorda mai.

Quest’anno però ci vado senza aspettative, senza illusioni, senza pensieri. Ci vado “leggera”.  Sì, perchè, il tango, come la vita, esprime tutte le logiche che si vivono nel mondo.

Un esempio? Se sei donna balli se:

1. sei figa, meglio se giovane, possibilmente tettona o abbastanza curvilinea da risultare attraente o longilinea con il culettino (che, nel tango argentino, stando chiuse in un abbraccio è la nostra parte anatomica più esposta).

2. balli se sei un talento, meglio se sei russa (loro sono sempre due misure avanti a tutte), allora puoi anche essere meno figacciona perchè compensi tutto con la bravura, tanta.

3. balli se sei la regina delle PR, sai stare con tutti, conosci ogni volta un sacco di gente,  sei, per qualche ragione, “famosa” (di solito perchè fai parte dei punti 1 e 2 o entrambi).

Non è molto semplice, per una quarantenne, affrontare un agone del genere sapendo che è possibile trascorrere l’intero fine settimana a guardar ballare gli altri… non è facile per niente.

Ecco che, c0me per magia, trovi il piano B che ti traghetterà, nel bene o nel male, fino alla fine dell’evento: ti  armi di una splendida macchina fotografica (che conferirà, comunque una certa affascinante allure) e via a scattare come una pazza i volti beati di coloro che se la staranno godendo veramente.

La leggerezza è questo. E’ prenderla con ironia e riderci su…

Giustappunto ieri, un amico ha detto “… Che vuoi dopo i quaranta non penserete mica di essere invitate come prima, con tutta la fauna giovane che c’è! Bisogna che ve ne facciate una ragione e vi guardiate allo specchio!”

Per poco non gli ho sferrato un pugno a difesa di tutte le donne “anta”, invece ho sorriso pensando che, da qualche parte, un uomo diverso dagli altri esisterà. Basta solo trovarlo (o, almeno, fotografarlo!) 😉

Pimpra

QUESTIONE DI PALLE

palloni

Oggi è una brutta giornata.

Pms che definire infestante, è dire poco. Ci aggiungiamo che mi sono svegliata alle 5.30 del mattino, chi lo sa il perchè, e che in gabbietta ci sono problemi.

Il punto è che ho tristemente toccato con mano alcune delle mie profonde “inabilità” e ci sto male, male da matti.

  • non sono capace di difendere le mie posizioni al lavoro, di conquistare nuovi territori, di affermare i miei credo
  • non sono capace di dire di no senza sentirmi in colpa
  • non sono capace di affermare che, no, anche quella cosa non la faccio, oppure mi pagate
  • non sono capace di trovare, con la dovuta dose di convinzione, il chirurgo plastico
  • non sono capace di dire a me stessa che voglio più considerazione e rispetto
  • non sono capace di non essere collaborativa
  • non sono capace di non essere sempre sintonizzata sulle esigenze degli altri e poco sulle mie

E mi fermo che l’elenco è fin troppo lungo.

E l’incazzatura aumenta perchè so benissimo che la fonte di tutto quello che non funziona nella mia vita sono solo io e il mio comportamento sociale.

Desidererei, più di ogni altra cosa, poter frequentare un corso di “stronzaggine al 100%”, di “vita mea, mors tua e chissenefrega”, e infine laurearmi in “STICAZZI”!

E’ che mi hanno allevata con l’idea che “è tuo dovere”, “devi”, “devi”, “devi”, “devi”… e se non “fai”, “fai”, “fai”… sei una merda indegna, un essere inferiore di serie B.

E, comunque, gli altri sono meglio.

Ci sono giorni in cui, il leone è forte e combatte, oppure se ne fotte bellamente, allegramente, trallallà. Altre volte invece… è come se lo avessero letteralmente evirato e, ciao, la vita diventa un fiume di merda.

Il desiderio di oggi?

Ritrovare le mie palle perdute. O andare a riprenderle ovunque siano finite. Perchè, per sopravvivere ne ho bisogno, davvero bisogno.

Pimpra

METTI UNA SERA UN TANGO…

image credit: Riccardo Lavia (UD)

image credit: Riccardo Lavia (UD)

Ti vesti con piacere, la domenica, perchè sai che ti aspetta il tuo pavimento preferito, gli amici con cui condividi la passione più forte e la musica che mette nel mixer le emozioni più belle e te le restituisce sotto forma di passi, di abbracci, di mirade, di affinità.

Anche ieri ho avuto la fortuna di vivere tutto questo con una chicca in più, l’esibizione di una grande coppia di ballerini, Peppe di Gennaro e Adelma Rago.

Dopo averli visti scivolare sul pavimento come se, per loro, la gravità, i nervi, i tendini, i muscoli non fossero fatti di materia, ma di aria, di nuvole, di chiari e di scuri. Di poesia.

Peppe è un maschio che più maschio non si può, virile ai massimi, consapevole, sicuro di sè, ritmico e imprevedibile e porta lei, delicata come le ali di una libellula, eterea, fatta di una materia che non è sangue e carne, perchè Adelma e l’aria. Si muove nello spazio, ne riempie i vuoti, li colora, li profuma di se’.

Assistere ad esibizioni così ti fa prendere due strade: o il suicidio o la voglia di insistere.

E la magia si compie ancora, nell’infinito rincorrersi di note, di sguardi accesi, di filamenti colorati di intuizioni, il tango è un passo a due e per farlo bisogna esserci, al 100%.

Pimpra

POLAROID DALLA FINESTRA

Correre

Siamo animali. L’ho sempre pensato e ne ho quotidiana conferma.

Niente mi piace di più del contatto profondo con la nostra dimensione più “naturale”. Il corpo ci parla, lo fa sempre, ma – in media – siamo troppo occupati ad ascoltare altro per sentire la sua voce. E lui insiste, ci prova… poi, arriva il giorno che smette di farlo e iniziano iproblemi veri.

Il mio, oggi, è andato in sintonia perfetta con la luce nuova che entra dalla finestra, ha deciso di assecondare la mattiniera sveglia con allegria, senza il fastidio di dover lasciare il morbido piumone, la calda carezza accogliente del letto.

Ho aperto gli occhi ai primi bip e sono rimasta stupita dal chiarore che proveniva dalla cucina “Ecco, ieri sera ho dimenticato la luce accesa!”, invece no, è la primavera che sta arrivando e bussa alla finestra, ogni giorno più sicura di sè, ogni volta più gaia.

E tutta me è rimasta colpita positivamente e la colazione aveva un sapore più dolce, l’energia saliva al passare dei minuti, come si trattasse del risveglio dal letargo.

Ed è così, l’animale in noi si sta risvegliando, apprezza il nuovo profumo dell’aria (fateci caso), le gocce di luce che arrivano prima e che se ne vanno più tardi.

E con l’animale si sveglia tutta la voglia, il sangue scorre più veloce, i pensieri rifioriscono nella testa che si sente più leggera e, in generale, è come iniziare a stiracchiarsi, dopo ci si  sente meglio.

La mia polaroid del mattino è stata questa, una sferzata di allegria che, spero, possiate gustare anche voi…

Buona Primavera a tutti!

Pimpra

GOCCE DI SCHIZOFRENIA

Primavera

Mi sono svegliata, come sempre, all’alba e, con gioia e stupore, ho visto che la finestra della cucina era pennellata di un delicato azzurrino, tenue, acquoso. Il colore della primavera che, timidamente, si annuncia.

… E il mio cuoricione tenero non può non risentire della dolcezza di questo sguardo trasparente e mi viene voglia di sorridere e di essere felice perchè il primo caffè del mattino non è più imbottito di notte.

La notte… già.. la notte…

E’ un altro il buio che ci circonda: il nostro paese è destinato ad andare a catafascio, più di quanto non lo sia già.

Non ho parole per esprimere il dispiacere di quanto è emerso dal voto degli italiani, di quanto siamo ciechi e ottusi e poco visionari.

E’ questo il buio che mi toglie il gran sorriso che la primavera vuole regalarmi, tutte le volte che si ripresenta.

E una parte di me è felice, una parte piange.

Schizofrenia tutta italiana.

Poveri noi.

Pimpra

 

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