Le foto che non sono di mia proprietà, vengono utilizzate linkando la fonte da cui sono state prese e utilizzando la frase "Image credit da qui".
Tutte le altre foto sono di mia esclusiva proprietà. Se vi piacciono, chiedetemi l'autorizzazione al loro utilizzo inviando una mail a: pimpra@hotmail.it
Andrà, comunque, sempre citato il post di riferimento con apposito link.
Nel rispetto del provvedimento emanato dal Garante della protezione dei dati personali in data 8 maggio 2014, si avvisano i lettori che questo blog è ospitato gratuitamente dalla piattaforma Wordpress.com ed i relativi cookie sono visibili e gestiti da WordPress secondo la Automattic Inc. , proprietaria della piattaforma. Questo sito si serve di cookie per migliorare la navigazione e per analisi statistiche completamente anonime; questo sito non utilizza in alcun modo cookie di profilazione propri, ma consente l'invio di cookie di terze parti. Continuando la navigazione in questo sito, si acconsente all’uso di tali cookies. In alternativa è possibile rifiutare tutti i cookies cambiando le impostazioni del proprio browser.
Statistiche del Blog
247.022 visite
Tutti gli articoli nella categoria intervista tanguera
La SIX.Q di oggi è a Lara Carminati, ex danzatrice classica, che ci regala spunti interessanti sui quali soffermarci e riflettere per esprimere al meglio la nostra essenza femminile quando siamo in pista e non solo.
***
SIX.Q
Nome e città di provenienza
Lara Carminati, Monza
2. Dal tuo punto di vista di artista, professionista e insegnante, quanto incide nella tua danza, la femminilità della donna che sei fuori dalla pista e, al contrario, quanto ti è di ostacolo?
La femminilità è il focus della donna tanguera. Credo che il tango rappresenti proprio questo per noi donne, la possibilità di esprimere tutta la nostra femminilità uscendo dai ruoli che siamo obbligate a ricoprire nella nostra routine quotidiana. Il mio modo di sentirmi donna entra impetuoso nel mio modo di ballare, nel tango mi sento completamente libera di esternare tutta la sensualità che sento vivermi dentro. La mia femminilità non rappresenta mai un ostacolo, anzi è il serbatoio cui attingo per trovare creatività e personalità nel ballo.
3. Quando insegni quale è il cambiamento psicologico, se avviene, che noti nelle allieve?
Il primo segnale di cambiamento che avverto è nella confidenza che le mie allieve prendono con il proprio corpo e il proprio carattere. Insisto molto sullo sviluppo della consapevolezza del corpo e conoscenza. Dalla conoscenza di noi stesse può iniziare il meraviglioso viaggio alla scoperta della nostra femminilità. Invito a non ricercare alcuno standard di bellezza (tanguera) ma a sperimentare tutto ciò che sentiamo ci porti in contatto con la nostra anima sensuale. Cambiano nella spontaneità con cui interagiscono con me e tra loro a lezione, cambiano nella sicurezza che acquistano nei gesti e nei movimenti del corpo, che si tratti di passi di tango o semplici esercizi preparatori.
4. La follower moderna non è più legata al sesso femminile. Lo stesso vale per il leader. Nel caso specifico della/del follower, elenca quali sono, secondo te, vizi e virtù dello studio di ruoli non tradizionalmente riconducibili alla coppia maschio/femmina.
Conoscere entrambi i ruoli non può che giovare alla consapevolezza del nostro ballo, più conosciamo più ci muoviamo con cognizione di causa, esaltando tecnica e creatività in ogni movimento. Inoltre lo studio del ruolo da leader diventa un gioco che propone un po’ di leggerezza allo studio e alle serate di milonga in cui i cavalieri scarseggiano o sono troppo “timidi” per non dire altro, per invitare. E cosi possiamo sperimentare la musica come noi la sentiamo, non solo seguire ciò che ci viene proposto, possiamo costruire il nostro ballo e mentre costruiamo ed interpretiamo la musica, esprimiamo un’altra parte di noi, quella più attiva, emancipata e guerriera che pur sempre ci appartiene.
5. Secondo te il tango fa bene alle donne? Nel corpo ma, soprattutto nello spirito? Aiuta le donne a ritrovare se stesse, la loro femminilità, ad esaltarla, a farci pace? Hai avuto riscontri in tal senso dalle tue allieve?
Il tango fa benissimo alle donne!! Le fa sentire vive, femmine senza aver bisogno di ricorrere alla volgarità, le fa riscoprire donne nella sua accezione più elegante e raffinata del termine. Il tango esplora il corpo e l’animo della donna, attiva nuove sensazioni, espande le emozioni…come può non far bene? non ci sono controindicazioni. Il fisico ne trae giovamento grazie all’attività fisica assolutamente non stressante ed alla portata di tutti. Il cuore si apre all’altro per poterlo accogliere nel nostro abbraccio, il respiro ci accompagna in ogni passo portandoci a contatto con quella parte di noi che forse non avremmo mai conosciuto senza il tango. Io personalmente non mi sarei scoperta tanto femminile se non avessi incontrato il tango nel mio percorso.
6. Dì quella cosa che avresti sempre voluto dire ma che non hanno mai osato chiederti.
Mi sento una donna trasparente senza grandi segreti, questo anche grazie al tango che ha tirato fuori davvero tutto di me. Tuttavia se posso sfruttare questa occasione per togliermi un sassolino dalla scarpa, il mio pensiero va ad una insegnante di danza classica, che mi ha spesso demotivata, riponendo nelle mie capacità (a torto o a ragione) poca fiducia…ecco oggi con orgoglio e soddisfazione mi girerei verso di lei per dire …”Ce l’ho fatta!” e mi sento completamente appagata. Grazie per questa intervista, un’occasione per riflettere su tanti aspetti del tango e della donna in generale.
sedi corsi: Treviolo (BG) c/o Punto Dance – Milano c/o Il principe – San Vittore Olona (MI) c/o Jacko Dance – Monza (MB) c/o Sport Village – Trezzano sul Naviglio (MI) c/o Dance Dance Percorsi al femminile a Treviolo e Monza e on line su piattaforma zoom
Inizia con questo articolo, un nuovo ciclo di SIX.Q tango interviste. Indagheremo insieme ad artiste, professioniste e maestre alcuni aspetti del tango e della donna.
Per pari opportunità ma con domande diverse, rivolgeremo l’attenzione anche al mondo maschile, in articoli successivi.
Oggi ho il piacere di ospitare un’artista che rappresenta uno dei tanti incredibili e virtuosi talenti partenopei di oggi.
Godiamoci l’intervista a Nico Radice!
***
SIX.Q
Nome e città di provenienza
Sono Nicoletta Radice, per tutti Nico e sono di Napoli
2. Dal tuo punto di vista di artista, professionista e insegnante, quanto incide nella tua danza, la femminilità della donna che sei fuori dalla pista e, al contrario, quanto ti è di ostacolo
Incide tantissimo. Avendo iniziato a ballare tango a 19 anni mi sono resa conto di quanto la mia danza sia maturata insieme al mio percorso di vita. L’esperienza, la sicurezza e la femminilità della donna che sono fuori dalla pista fanno la ballerina che è in pista. Non trovo che questo mi sia d’ostacolo nell’insegnamento, anzi trovo che sia sempre più d’aiuto man mano che vado avanti.
3. Quando insegni quale è il cambiamento psicologico, se avviene, che noti nelle allieve?
Il cambiamento che vedo nelle mie allieve è lo stesso che ho vissuto anch’io. Spesso si riflette nel modo di vestirsi che cambia e che manifesta una percezione differente di se stesse.
4. La follower moderna non è più legata al sesso femminile. Lo stesso vale per il leader. Nel caso specifico della/del follower, elenca quali sono, secondo te, vizi e virtù dello studio di ruoli non tradizionalmente riconducibili alla coppia Maschio/femmina.
Ho sempre pensato che mettersi nei panni dell’altro fosse un lavoro utile. Nello specifico per la/il follower può rivelarsi un percorso fondamentale per capire che seguire non è un ruolo passivo ma anzi, attivo tanto quanto quello del leader e aiuta a comprendere a fondo quali sono le potenzialità espressive di questo ruolo.
Il “vizio” che mi viene in mente è solo quello di scavalcare la linea sottile tra essere un “follower attivo” e diventare “leader” interrompendo la comunicazione e dimenticando che dall’altro lato c’è un’altra persona.
5. Secondo te il tango fa bene alle donne? Nel corpo ma, soprattutto nello spirito? Aiuta le donne a ritrovare se stesse, la loro femminilità, ad esaltarla, a farci pace…? Hai avuto riscontri in tal senso dalle tue allieve?
Questo è un argomento a cui tengo molto poiché è uno degli aspetti su cui lavoro di più con le mie allieve ed è un lavoro che ho fatto e continuo a fare su me stessa. In generale è un tipo di danza che aiuta a prendere coscienza del proprio corpo, a valorizzarne la figura e la femminilità attraverso lo studio della tecnica e la pulizia dei movimenti. Per quello che riguarda l’aspetto psicologico credo che la risposta si trovi già nelle domande precedenti. Il tango fa bene alle donne quando smettono di essere “passive”, di “subire” la milonga e iniziano ad essere “attive”. La vera presa di coscienza si ha quando si inizia a scegliere.
6. Dì quella cosa che avresti sempre voluto dire ma che non hanno mai osato chiederti.
Mi rifaccia la domanda! Battute fantozziane a parte credo che il tango stia subendo quello che in generale vedo un po’ in tutto il mondo della danza. C’è molta ricerca verso un’estetica perfetta e poca verso la sostanza, e nel caso specifico del tango, la comunicazione. Sempre di più si fa attenzione a ciò che si vede da fuori e a chi ci vede da fuori piuttosto che a quello che succede dentro e a chi c’è abbracciato con noi.
La Six.Q di oggi incontra una giovane artista e insegnante bresciana che ha ballato a lungo in Argentina alla DNI di Dana Frigoli prima di far rientro in Italia.
***
SIX.Q
1. Nome e città di provenienza
Claudia Cavagnini, Brescia
2. Lo stop forzato dalle milonghe ci costringe, se lo vogliamo, a praticare la tecnica. Definisci le priorità a cui prestare attenzione: piedi, gambe, asse, abbraccio…
Ascoltare la musica, ascoltare tango ( e anche altro ovviamente;)…ballare da soli, sopratutto mi rivolgo alle seguidoras, come me…
La nostra metà della mela, nel tango, spesso viene vissuta in maniera passiva, come se tutta la responsabilità di rendere bello il ballare insieme fosse di chi propone.. spesso ascolto affermazioni del tipo: “ eh ma lui mi deve marcare altrimenti cosa faccio? 🤪” …Io sono una grande sostenitrice dell’attivismo di chi segue, seguire infatti, per me, significa interpretare la proposta, sia del compagno/a sia dell’orquesta. Alleggerire la responsabilità di chi ci guida, renderci un 50 e 50 nella coppia, lasciare che il corpo si muova in maniera istintiva sulle note che ascoltiamo senza frenarlo in continuazione, lasciare che l’improvvisazione sia reale, per entrambi, sentire, sentire e ancora sentire, questo viene prima della tecnica e prima di qualsiasi sequenza tanguera e mentale. Provate a mettere a tutto volume Goyeneche con Naranjo en Flor o un bel Tanturone Castillo, secondo i gusti, ciò che più vi stimola, e ballate da soli. Lasciarsi improvvisare è la cosa più bella da praticare da soli, e quando si può in compagnia.
3. Quando insegni, quale è l’errore tecnico che ritieni imperativo correggere nei ballerini/e?
Ci sono due punti chiave a cui faccio particolarmente caso se parliamo di errori tecnici, il primo è l’utilizzo del bacino (direzioni, dissociazione rispetto all’abbraccio, l’utilizzo del suo peso a terra e distribuzione di quest’ultimo sui piedi) … a parer mio al momento di ballare tango inevitabilmente abbiamo bisogno di connettere con la terra e con il/la partner, successivamente a questo dialogo, possiamo parlare di tecnica e di tanti altri stimoli, ed il secondo è il rapporto tra gamba di base e gamba libera.
4. Il tuo esercizio preferito da fare a casa per mantenere il corpo agile e abile al tango.
Scendere tre piani di scale, dimenticarsi la mascherina in casa, salire tre piani di scale, 4 o 5 volte al giorno.
5. I video quando si pratica a casa: sei favorevole o contraria?
Assolutamente favorevole, vedersi da fuori aiuta tanto a correggere postura e linee, se ritenute una priorità…
6. Dì quella cosa che avresti sempre voluto dire ma che non hanno mai osato chiederti.
No….Merceditas e Pescadores de Perlas non li posso sentire, mi muore la fatina Trilly del tango al sentirli 🤪
Ringrazio Claudia di aver accettato l’invito mentre sorrido alla tua risposta all’ultima domanda: hai diviso il mondo tanguero in due fazioni, ne sono convinta! 😀
La SIX.Q di oggi torna al Nord Est e presenta una una coppia di maestri/artisti/professionisti che amo molto, il cui tango esprime eleganza, classe e dinamicità uniti da tocchi di profonda sensibilità.
***
SIX.Q
Nome e città di provenienza
Mara Maranzana e Michele Usoni – Udine
2. Lo stop forzato dalle milonghe ci costringe, se lo vogliamo, a praticare la tecnica. Definisci le priorità a cui prestare attenzione: piedi, gambe, asse, abbraccio…
Al di là di quelli che possono essere degli esercizi di allenamento prettamente tecnico, che indubbiamente sono utili e necessari, atti a correggere o migliorare delle lacune, riteniamo che portare l’attenzione ad un ascolto personale, reale e globale del nostro corpo sia fondamentale prima di aggiungere elementi di maggiore complessità; e un ascolto, a volte meramente contemplativo può aiutarci ad esplorare in maggior profondità il nostro sé. Molto spesso basta avere coraggio, essere meno orientati verso l’esterno, fermarsi, respirare e ascoltare cosa succede nel nostro corpo, nella nostra mente e nel nostro cuore perché il nostro mondo interiore possa dischiudersi. Per noi il tango è ballo di comunicazione e dialogo. Se non siamo innanzitutto connessi con noi stessi, come possiamo pensare di esserlo con un’altra persona?
3. Quando insegni, quale è l’errore tecnico che ritieni imperativo correggere nei ballerini/e?
A costo di essere ripetitivi: connettersi innanzitutto con se stessi, che significa avere consapevolezza di sé, del proprio corpo, delle proprie possibilità, della propria sensibilità, della propria emotività, per poter aumentare le proprie competenze individuali al fine di stabilire un dialogo con il proprio partner e di non creare una serie di movimenti anche corretti, ma non reali, perché basati solo sulla ripetizione fine a se stessa e non sull’ascolto e la comprensione. Respirare e accettare le proprie fragilità sono due fattori che raramente prendiamo in considerazione, ma fondamentali per stabile un dialogo sincero nella coppia.
4. Il tuo esercizio preferito da fare a casa per mantenere il corpo agile e abile al tango.
Mara: Gyrokinesis
Michele: stretching, ginnastica a corpo libero che alterni fasi cardio a potenziamento
5. I video quando si pratica a casa: sei favorevole o contrario?
Dipende di che video stiamo parlando. Tutto ciò che ci aiuta a migliorare e a comprendere è sicuramente utile. Il dubbio resta su quanto un video possa sviare la nostra attenzione su un gesto puramente estetico e afferito ad un ideale dato da mode o costruzioni mentali, piuttosto che sulla veridicità del movimento e sulla reale comunicazione nella coppia. La mimesi fa parte della nostra cultura e storia da sempre: ci vuole però un “bagno di realtà”: imitare senza capire equivale a farsi passare il compito dal più bravo della classe per prendere almeno lasufficienza. La domanda che dovrebbe porsi l’allieva/o per capire se il supporto video può essere utile è:
“ho gli strumenti per ascoltare e praticare costruttivamente ciò che vedo?”
“ho la capacità di autoascolto per migliorare da solo?”
Invece i video che “raccontano” il proprio percorso di studio sono utili perché permettono di vederlo secondo una prospettiva temporale ampia, soprattutto se condivisi con i propri insegnanti che possono fornire degli obiettivi su cui lavorare.
6. Dì quella cosa che avresti sempre voluto dire ma che non hanno mai osato chiederti.
Cerchiamo sempre di dire quello che pensiamo con rispetto e misura.
Ecco, forse la misura a me, Mara, a volte viene meno bene…
Faccio fatica a restare imparziale e a presentare questa coppia nel modo più neutrale possibile.
Il loro tango, per me, è il sale che va nell’acqua di cottura degli spaghetti: imprescindibile. Godetevi questa intervista, ricchissima di spunti e di consigli.
***
SIX.Q
Nome e città di provenienza
Peppe Di Gennaro, di Giugliano in Campania
Adelma Rago, Napoli.
2. Lo stop forzato dalle milonghe ci costringe, se lo vogliamo, a praticare la tecnica. Definisci le priorità a cui prestare attenzione: piedi, gambe, asse, abbraccio…
P.Credo di aver vissuto una quarantena entusiasmante. Date le circostanze, la più bella che potesse capitarmi.
Perché ero nelle condizioni di poter ballare e soprattutto praticare molto spesso. C’era questa cosa immane: il tempo.
Proprio rispetto al ballare ho avuto un tempo senza fretta, senza competizione e per certi versi senza obiettivi, se non la semplice domanda: “che succede se…?”. Lo stop forzato è stato una esperienza, qualcosa di fondamentale per compiere un’indagine profonda su quello che sono gli strumenti dell’apprendimento corporeo, poter fare degli “esperimenti in vivo”, avere giornate intere a disposizione per riformulare e comprendere moltissimo della percezione dello spazio.
E per quello che io ritengo tra le cose più preziose, ancora un volta, fare un nuovo tentativo, provare a comprendere il Vuoto, la Caduta. Studiare entro certi limiti in che modo l’Apparato Umano reagisce rispetto a queste cose.
Quello che posso dirti, allo stato attuale delle mie conoscenze è proprio questo, di svincolarsi da un’idea per compartimenti del nostro corpo. L’Insieme, che è ben oltre la somma delle sue parti, mi piace pensarlo come qualcosa che sia ben oltre anche la moltiplicazione delle sue parti.
La priorità rimane per me, sempre la stessa, comprendere il non-equilibrio, nel senso più ampio possibile.
A. Siamo tutti consapevoli del fatto che l’essenza del tango risieda in parte nell’abbraccio, in parte nella sua forte componente sociale. Insegnando tango da qualche anno, ho appreso che non tutti coloro che si avvicinano ad esso ricercano una tecnica impeccabile per poterlo fruire e praticare. Molti ne apprezzano quasi esclusivamente il lato sociale, dedicando alla tecnica un minuscolo spazio, salvo poi lamentare intere serate trascorse a non essere invitate o ad essere rifiutati. Nessuno lo ammetterebbe mai con tanto candore, ma un abbraccio e un tango “indimenticabili” non nascono dal nulla: l’intimità e la piacevolezza di un momento, la chimica tra due corpi che si muovono nella musica, sono frutto di tanto impegno e tanto studio.
Le mie basi e il mio approccio (del tutto personale), sono il prodotto di un percorso lungo, accurato, nel quale mi sono creata la possibilità di studiare con i migliori ballerini al mondo. Gli stessi, non mi hanno mai “fatto sconti”, sono stati ligi ed inflessibili, mi hanno sempre lasciata a fine lezione con degli interrogativi e, alcuni di questi “enigmi”, il mio corpo è riuscito a risolverli solo anni più tardi. Anni…non settimane, non mesi. Anni. In tanti apprezzano nel tango la possibilità di passare delle serate in compagnia, rilassandosi, divertendosi, chiacchierando, bevendo/mangiando insieme poi, ad un certo punto si balla e, magari, a fine serata, c’è chi è più soddisfatto e appagato e chi meno: ecco, a “chi meno” consiglio, in questo periodo, di concentrarsi tanto sulle basi tecniche in generale quanto sull’asse, in particolare. La sua conquista (in staticità e in dinamica), dà accesso a possibilità infinite e a tande davvero indimenticabili.
3. Quando insegni, quale è l’errore tecnico che ritieni imperativo correggere nei ballerini/e?
P. La paura.
Che è quanto di più tecnico ci sia, a dispetto dei sofismi emotivi.
Sono ormai otto anni che mi dedico ad una cosa che si chiama Tangoletics, all’inizio non la chiamavo così, l’avevo chiamata Brutale_T, era una cosa informe, una sorta di brodo primordiale in cui confluivano alcune discipline, anche distanti tra loro. Nata da una folgorazione quasi per caso avuta dentro al Lincoln Center in una giornata di fine dicembre 2012 mentre ascoltavo una conferenza, una retrospettiva sulla vita e l’opera di George Balanchine.
La parola greca, τέχνη, la cui traduzione inesatta è proprio Tecnica, porta con sé un bagaglio gigantesco, urgentemente da recuperare.
Intanto il senso ultra-specialistico con cui oggi si intende la Tecnica, e questo esulando dal tango chiaramente, possiede lacune che esplodono proprio in prossimità della interazione umana. Per il Greco del V secolo la τέχνη non era solo uno strumento per risolvere il problema, ma era un modo di essere, di approcciare a tutte le cose. La forza della τέχνη è di accettare l’errore, conviverci per un pò e poi eventualmente sottrarre l’errore, ma non con l’ossessività o con forzature, ma come qualcosa di inevitabile. Ecco, la sottrazione dell’errore è un fatto procedurale in cui per un pò si convive con lo stesso. Il rifiuto immediato, la non accettazione porta alla frustrazione (che può essere in certi casi, ma solo in certi casi e per un tempo limitato, motivante) ma soprattutto può portare alla confusione.
La paura dunque, quella vera, che nel Tango non è data dal non comprendere in dato momento l’esatta postura o dagli angoli di dissociazione, dalla posizione della testa o delle mani etc.
La paura è il vuoto, cadere, perdere l’equilibrio, è il non percepirsi nello spazio, smarrire l’altro, che è attaccatoa noi ma pericolosamente invisibile.
Con gli esercizi di Tangoletics ad esempio si cerca in maniera graduale, (alcune sessioni possono durare 3-4 ore), di perdere l’equilibrio, da soli o in connessione, di sottrarre delle leve e recuperare l’equilibrio per non cadere.
Il fatto è che si può cadere, (non parliamo delle cadute delle arti marziali), e questa cosa, il cadere, non ha nulla di scandaloso. Il corpo umano quando è sottosto a “g” in forma libera e non prevista reagisce con una unità di crisi che nel giro di pochi millisecondi attua una serie di procedure per limitare o evitare il danno. Basti pensare alla nostra reazione quando si cade nel sonno.
Muoversi nello spazio, in due, in presenza di molte altre coppie, in una modalità che è quanto di più complesso ci sia, modalità che prevede una dominanza dionisiaca su quella apollinea (che però non cessa mai di esistere), che è data dal rapporto funzionale che le geometrie corporee hanno con la musica, un ballo che non ha nulla di “standard” e di prefigurato, proprio per il prevalere della cromaticità musicale su tutto il resto, e che prevede un numero di combinazioni praticamente illimitato come un albero frattale. Ecco in tutta questa faccenda bisogna quanto minimo convivere con la paura di sbagliare ed armarsi di tantocoraggio.
Soprattutto per chi segue, anche semplicemente il camminare all’indietro richiede da subito più un atto di coraggio che ditecnica.
A.La postura e l’uso scorretto dei piedi, non soltanto nella loro forma estetica, ma anche nella loro funzione dinamica, stabilizzante, propulsiva: la stabilità ma anche il grado di dinamicità del proprio tango, a mio avviso, dipendono completamente da essi. A differenza di ciò che possono ipotizzare i malpensanti, il tango si balla “in piedi”: sembrerà una banalità ma questa espressione rivela la loro importanza per l’asse. Volendo scendere ancora di più nel particolare, l’errore che mi piace correggere è quello che io definisco “piede pigro”, o “piede dormiente”, o “piede incosciente”…un errore che mi ha accompagnata nei miei primi anni di tango. Non riuscivo a capire come fosse possibile ampliare un passo o ridurlo a seconda delle necessità, senza far variare la quota, e come mai alcune ballerine riuscissero a realizzare passi giganteschi a dispetto della loro piccola statura. La risposta giunse in seguito ad un piccolo infortunio che mi tenne due mesi lontana dal tango: in quel periodo, attraverso alcuni esercizi di fisioterapia, ebbi modo di scoprire l’importanzadell’avampiede e delle sue molteplici funzioni.
Fu una vera e propria scoperta per me, il mio modo di ballare cambiò completamente nel giro di pochissimo tempo…
4. Il tuo esercizio preferito da fare a casa per mantenere il corpo agile e abile al tango.
P. Io vivo di Ochos.
Chi mi conosce sa di questa mia ossessione.
Molte persone che oggi ballano, e che hanno studiato con me, ecco tutte queste persone hanno vissuto del tempo con me facendo Ochos. Intere giornate per alcuni mesi a fare solo questo e si esce trasformati.
Sempre in asse senza sostegno, sin dal primo giorno. In modo brutale.
L’otto all’indietro.
Su una base data da un Di Sarli strumentale del 50-52, o su Canaro strumentale 28-33, per farne 1000 (senza adornos e controtempo) occorrono tra 26 e i 31 minuti. Per me questo è sballarsi.
Risale al luglio 2013 il mio record personale, quando insegnavo al mitico Mumble Rumble: 6700 Ochos Atras senza mai fermarmi in poco più di 3 ore.
A. Ho parlato dell’asse e dei piedi e, grazie a questa domanda, colgo l’occasione per parlare di un’altra parte fondamentale della tecnica di tango che più mi rappresenta: la dissociazione.
L’esercizio che amo maggiormente praticare, quello che ho indagato di più e che ha notevolmente migliorato il mio tango insieme all’improvvisazione musicale, è senza dubbio l’ocho. Avanti o atras, con scarpe basse o alte, inizialmente al muro, poi senza sostegno. Praticarlo è indispensabile, non solo come allenamento ma soprattutto per risvegliare la coscienza corporea e, quindi, capire come funziona la famosa “spirale” interna, come ogni sezione del nostro corpo, nella rotazione, segua quella che la precede, come ognuna di esse sia al tempo stesso collegata ma indipendente dallealtre.
È fondamentale comprenderlo, però, prima di praticarlo. Quindi, ancora una volta, si parte dal presupposto tecnico corretto e poi ci si esercita, altrimenti si rischia di accumulare degli errori e di far pratica sudi essi.
5. I video quando si pratica a casa: sei favorevole o contrario?
P. Per anni avevo smesso di vederli e di farne. Da circa un anno ho ripreso ad avere curiosità al riguardo.
In passato avevo sempre trovato stimolante vedere e rivedere quelle cose rare, fatte di potenza e rischio, irruenti ed in grado di evocare qualcosa.
Oggi mi sento più ispirato dal guardare la costruzione dell’insieme, ballare è raccontare una storia.
La vera novità è che spesso guardo anche cose che non mi piacciono, provando ove possibile, a capire perché non mi piacciono.
Riprendersi con una videocamera è un fatto molto delicato, non sempre ha senso.
Dopo tanti anni trovo che abbia senso se lo si fa per lunghissime sessioni, in cui ci si dimentica dell’Effetto McLuhan. Ci vorrebbe una videocamera segreta che isoli il Medium dal Messaggio.
E’ un fatto delicato quello del riprendersi, perchè vedere un errore, il proprio, non coincide con la sua eliminazione. Il voler eliminare un proprio errore introduce talvolta cecità rispetto al nostro partner, ed un senso di rifiuto che può avere origini che non risiedono necessariamente neltango.
Solo quando si è disposti ad avere tolleranza verso se stessi io lo consiglio, e se ne sono capace, lo faccio.
A. In tempi di Covid li trovo una vera e propria “mano santa”, sia per chi vuole migliorare la qualità del proprio tango, sia per quanti non vogliono perdere il lavoro fatto in mesi o anni di pratica. Per questo durante la quarantena è nato “Tango Arteteca”, un piccolo canale You Tube nel quale propongo video tematici brevi (10/11 minuti), e do alcuni consigli utili per chi vuole praticare a casa divertendosi. Inoltre, sempre durante il lockdown, sono stata a disposizione delle mie allieve su Zoom: abbiamo lavorato sulla tecnica e sono riuscita a correggerle nonostante la distanza. È stata un’esperienza nuova per me, del tutto particolare. Non c’è niente da fare: l’essere umano, quando vuole, riesce ad adattarsi al nuovo, per quanto bizzarro essosia…
In ogni caso, come ho detto all’inizio, dal momento che il tango non è fatto solo di tecnica, posso comprendere anche il discorso di chi si è fermato totalmente, in attesa di tempi migliori. Ma trovo che, per alcuni, la quarantena sia stata un’occasione incredibile per colmare le lacune tecniche: spesso lamentiamo proprio la scarsa disponibilità di tempo, per occuparci di noi e delle cose che, per via del lavoro o della famiglia, tendiamo a trascurare. Chi ha speso questo tempo studiando, non solo tango ma qualsiasi altra cosa lo appassioni, ne ha fatto sicuramente un buon uso.
6. Dì quella cosa che avresti sempre voluto dire ma che non hanno mai osato chiederti.
P.C’è un argomento su cui mi sono totalmente ricreduto, ma già da anni, il cosiddetto talento.
“I talenti del giorno o del mese”.
C’è una statistica che ha dell’incredibile. La maggior parte delle persone a cui si dice che “sono portate”, che sono talentuose: o lasciano il tango o smettono in breve di studiare per defluire in una mediocrità mista asupponenza.
C’è una parola che assume sempre di più una aurea magica, mai scontata, mai banale: impegno.
L’impegno è fatto di precisione, di ripetizione, di sistematicità. Parole noiose ed in disuso nell’era della noia infeconda e dell’immediatezzacompulsiva.
Prima abbiamo parlato di τέχνη. C’è un termine molto caro al mondo Greco e che abbiamo ereditato solo nel suo aspetto più immediato, εὕρηκα, èureka.
E’ impensabile convivere con questo stato, quello di εὕρηκα, senza trascorrere del tempo immenso in sane opere di fallimento.
La bellezza intrinseca della quarantena, che ha dato una nobilissima abitudine a tante persone, è stata proprio quella di consentire a ciascuno di noi di prendere appuntamenti con noi stessi, ad una certa ora del giorno, svolgere il compito, fare le coseprefissate.
Cose fatte di esercizi e di ripetizioni, come un mantra. Tutti i giorni più o meno alla stessa ora, la stessa cosa alla stessa ora, senzaannoiarsi.
I “talenti del giorno” nel tango sono per lo più un danno, a loro e aglialtri.
A.“Cosa ne pensi del tango escenario?” Per me adattarsi è importante, lo dicevo prima. Senza l’adattamento, l’essere umano non sarebbe sopravvissuto tanto a lungo. Eppure, trovo che il fondamento di una forte personalità sia insito soprattutto nella coerenza. La coerenza caratterizza e definisce l’essere umano che ha preso coscienza di sé, non solo delle proprie capacità ma soprattutto dei propri limiti. Ciò che adesso è ampiamente diffuso e sdoganato (il tango escenario), quindici anni fa era un aspetto del tango totalmente di nicchia, praticato da pochi, volenterosi, determinatiballerini.
Personalmente, ieri come oggi, trovo che sia un tipo di tango che non mi rappresenta per nulla e che non avrei piacere ad indagare: a volte resto impressionata, come tutti, da alcune dinamiche “supereroistiche”, “aliene”, prodezze inconcepibili per chi, come me, ha ballato tango per anni cercando la naturalezza del movimento e, soprattutto, tentando nel modo più assoluto di sgombrare la mente per evitare “prefigurazioni”. Sono cresciuta sulla pista, non sul palcoscenico, perciò quello è stato, è e resterà il miomondo.
In breve, stimo chi lo pratica ma non fa e non farà mai per me.
La carovana di interviste si spinge in direzione nord est andando a toccare la città di Treviso, dove incontriamo Fabio ed Eva, insegnanti presso la scuola Asd Deep in Tango.
Con Fabio, Eva e il loro gruppo condividiamo molte affinità elettive in ambito tanguero ed è sempre un piacere per me, andarli a trovare anche in milonga (quando si poteva… ).
****
SIX.Q
Lo stop forzato dalle milonghe ci costringe, se lo vogliamo, a praticare la tecnica. Definisci le priorità a cui prestare attenzione: piedi, gambe, asse, abbraccio…
F.La tecnica nel tango è un pacchetto di elementi legati tra loro, nessun elemento può rendere il massimo se gli altri non sono al top. Credo che tutto vada allenato con la stessa attenzione, compreso l’ascolto della musica e la musicalità.
E.Per me è importante partire dalla dissociazione verticale ( separare il busto dal bacino e gambe). Poi si passa alla corretta proiezione della gamba e del passaggio del peso. Questi sono i due pilastri di tecnica imprescindibili.
2) Quando insegni, quale è l’errore tecnico che ritieni imperativo correggere nei ballerini/e?
F. Correzione della postura che ci connette al partner e buon appoggio dei piedi che ci connette al terreno.
E. La postura
3) Il tuo esercizio preferito da fare a casa per mantenere il corpo agile e abile al tango.
F.Praticare dello sport aiuta ma non è indispensabile. Per mantenere l’abilità al tango potrebbe essere un buon esercizio ballare da soli lentamente, visualizzando per ogni movimento nostro, quale sia il corrispondente che dovrebbe eseguire il partner.
E. La corsa! tiene allenati mente e corpo. Anche per il tango, perché predispone all’attività del corpo nella sua totalità.
4) I video quando si pratica a casa: sei favorevole o contrario?
F.I video sono buon materiale di studio se corredati di descrizione e risoluzione dei tipici errori che si possono fare. Bisogna che da parte del “video-allievo” ci sia una conoscenza di base che gli permetta di capire di cosa si sta parlando. Altrimenti potrebbe essere un semplice ritorno al “copia e…incolla male” di una volta.
E. Assolutamente favorevole. E’ anche molto utile riprendersi e riguardarsi.
5) Dì quella cosa che avresti sempre voluto dire ma che non hanno mai osato chiederti.
F. Credo sia importante che la comunità tanguera cresca in qualità del tango espresso e in numero di appassionati. Purtroppo ciò è limitato da un modesto impegno al migliorarsi da parte dei ballerini meno esperti e da una scarsa volontà dei veterani di aiutare la crescita dei primi.
Il primo aspetto viene avvalorato credendo che sia sufficiente saper camminare… chi si accontenta gode per carità, ma chi non si accontenta gode il doppio, il tango è anche molto altro.
Il secondo aspetto invece trova giustificazione dal fatto che si debba ballare solo con chi si senta il desiderio. Alla faccia della parola che più viene usata nel mondo del tango “condivisione”.
E. Io non mi trattengo mai in niente, sono famosa per non essere diplomatica! Quindi nessun sassolino da togliere. Lo dico sempre e lo ripeto volentieri qui: se non ballate abbastanza come vorreste, prima di accusare gli altri/e ballerini/e di essere elitari o ballare sempre con le stesse persone , chiedetevi voi cosa potete migliore nel vostro ballo. Non per gli altri , ma per divertirvi di più.
Il viaggio continua e quest’oggi ci fermiamo nelle Marche per intervistare una Maestra che è un vulcano di energia. Irene l’ho vista ballare tanti anni or sono a un Festival e non ho potuto non avvicinarmi per conoscere la personalità di questa ballerina davvero speciale.
****
SIX.Q
Nome e città di provenienza
Irene Coccia, San Benedetto del Tronto
2. Lo stop forzato dalle milonghe ci costringe, se lo vogliamo, a praticare la tecnica. Definisci le priorità a cui prestare attenzione: piedi, gambe, asse, abbraccio…
Da premettere che per me la parte del contatto è “fondamentalissima!” Certo una buona consapevolezza del corpo e di come si muove e che impatto ha sul partner pretende un buon asse/equilibrio
3. Quando insegni, quale è l’errore tecnico che ritieni imperativo correggere nei ballerini/e?
Più che errore tecnico direi psicologico: la frenesia. A volte si sopravvaluta quello che si fa e come lo si fa… pur di farlo subito e veloce
4. Il tuo esercizio preferito da fare a casa per mantenere il corpo agile e abile al tango.
Dissociaizoni. Il corpo nel tango è in continuo movimento, anche se impercettibile
5. I video quando si pratica a casa: sei favorevole o contrario?
50% perché riuscire a capire da un video non è facile. Puoi far bene ma puoi anche far male e poi… come faccio a dirti se sei troppo pesante, se spingi o se tiri?
6. Dì quella cosa che avresti sempre voluto dire ma che non hanno mai osato chiederti.
Cari Amici, appassionati tangueros e semplici curiosi, vi invito a leggere con attenzione questa lunga intervista a due giovani professionisti e maestri, un contributo profondo e sentito, carico di spunti per tutta la nostra grande comunità di ballerini. Buona lettura!
***
SIX.Q
1. Nome e città di provenienza
Gianpiero Galdi, nato e cresciuto a Salerno
Mi chiamo Lorena Tarantino, vivo a Salerno da 6 anni, ma sono originaria di Torre del Greco, città situata alle pendici del Vesuvio, in provincia di Napoli.
2. Lo stop forzato dalle milonghe ci costringe, se lo vogliamo, a praticare la tecnica. Definisci le priorità a cui prestare attenzione: piedi, gambe, asse, abbraccio…
G. Ah l’abbraccio, che nostalgia delle milonghe!
Beh, se si ha la fortuna di avere un partner con cui praticare le opzioni sono di certo più numerose e complete. Trovo però interessante supporre che non si possa ballare in coppia e, di necessità virtù, si approfitti per allenare la tecnica da soli.
Consiglio di certo esercizi di potenziamento (per i quali magari mi dilungo nella domanda 4) e di pulizia del gesto, su questi ultimi elaboro meglio: siamo soli a casa, con voglia di ballare ma anche l’innegabile fantasia di tornare al mondo sociale un po’ trasformati, che sia un taglio nuovo, un nuovo hobby, una pila di libri letti o un mucchio di film classici di cui parlare. Per il tango, ognuno di noi conosce qualche esercizio di “routine” al quale non abbiamo “tempo da dedicare” in un periodo normale. Ecco, cogliamo l’occasione!
Che gli esercizi prediletti siano ochos al muro, piroette senza sostegno, lapiz alternando le gambe… la mia raccomandazione è di applicareun po’ di metodo e consapevolezza al nostro allenamento, propongo un approccio:
1. si definisce con precisione cosa praticare
2. lo si prova qualche volta e si riflette su cosa migliorare a livello generale o se l’esercizio va modificato;
3. Ci si filma e se…
a. …l’esercizio va bene: “validare” la routine e ripeterla per pochi minuti ogni giorno, comparando regolarmente i video dei nostri progressi;
b. ...non siamo soddisfatti: verbalizzare, anche con il pensiero, cosa esattamente non funziona e praticarlo lentamente ed individualmente. Fondamentale mantenere i rapporti di tempo tra le componenti (non eseguire velocemente la parte facile e lentamente quella difficile). Se l’esercizio scelto risulta troppo complesso, don’t worry! Come una costruzione di lego, scomponilo nelle sue parti fondamentali ed allenale una per una.
L.Questa pausa trovo sia il momento ideale per riorganizzare le idee che nel tempo abbiamo raccolto ma non ancora implementato nel nostro corpo danzante. Il nostro corpo danzante non è una somma di parti da coordinare singolarmente come una costruzione di lego, bensì un sistema complesso, dove tutte le parti sono interconnesse ed interdipendenti tra loro (se inclino la testa in avanti posso avvertire il cambiamento nella schiena e anche nei piedi). È importante e necessario analizzare i movimenti e gli elementi corporei presi isolatamente, ma tale analisi ha senso solo se poi tutte le parti vengono ricomposte in un’unità. Quando balliamo, la specificità di ciò che esprimiamo non è definita dal singolo elemento in sé ma dal particolare collegamento tra tutte le parti del linguaggio corporeo. Non è possibile spegnere nessuna delle componenti, come non è possibile non comunicare nessun messaggio. È nella nostra biologia interpretare l’altro ed esprimersi con il linguaggio del corpo. Detto ciò, mi piacerebbe incoraggiare le persone a ripescare informazioni dal proprio bagaglio di studi, metterle in connessione tra loro e riordinarle in una mappa mentale che permetta al nostro corpo di reagire con efficienza ed efficacia in qualsiasi circostanza. Un po’ come mettere a posto tutti gli strumenti nella cassetta degli attrezzi, ritrovare i libretti d’istruzione e creare un indice per ritrovarli al momento giusto senza mettere tutto di nuovo sottosopra.
Con questa premessa però non voglio evadere la tua domanda, da qualche parte bisognerà pur cominciare. Consiglio perciò di iniziare con esercizi per migliorare l’equilibrio in movimento. L’allenamento della capacità di equilibrio impegna tutto il corpo, ma il punto-chiave su cui suggerisco di focalizzarsi è l’appoggio del piede di base durante tutto l’arco del movimento
3. Quando insegni, quale è l’errore tecnico che ritieni imperativo correggere nei ballerini/e?
G.La mancanza di curiosità.
Lo so, ho evaso la domanda, ma per una buona ragione: qualsiasi elemento pratico, a partire dalla mia opinione su come si poggia il piede sul pavimento fino alle caratteristiche strutturali di un buon abbraccio… rimane appunto questo: solo un’opinione. Conosco tanti bravi insegnanti e ballerini che hanno opinioni molto diverse dalle mie eppure sembra funzionare tutto più che bene.
La verità è che per ogni argomento c’è un approccio comodo e poi c’è n’è uno curioso, che è quasi mai facile.
Il Tango ha l’inequivocabile pregio di essere un ballo profondamente intelligente e dalle innumerevoli potenzialità. Quando insegno, chiaramente ad un pubblico non di primo pelo, stimolo sempre la ricerca delle connessioni causali tra un elemento ed un altro: l’abbraccio in questa posizione cosa provoca e quali libertà concede? In che situazione converrebbe alterarlo? Quando una tensione o un rilassamento sono funzionali, e perché? Il tempismo nella connessione in tal figura è diverso da quello in quest’altra, in cosa?
Ogni elemento deve essere un tassello di un modello più grande edinterconnesso, coerente.
Sembra difficile? Non lo è, ti dico perché nell’ultima risposta.
L.Durante la lezione una priorità imprescindibile è sempre calibrare la lezione o l’intervento per salvaguardare e promuovere il benessere fisico e psico-emotivo delle persone singole e del gruppo. Per esempio può presentarsi la necessità di intervenire per modificare un accumulo di tensione, alle volte a livello muscolare, altre volte a livello emotivo. In ogni caso dipende sempre dall’individuo, dal gruppo e dal tipo di relazione che s’instaura a lezione (durante una lezione di un corso settimanale si creerà un dialogo diverso rispetto ad un seminario a cadenza annuale, altre differenze si possono evidenziare tra il rivolgersi ad un principiante o ad un ballerino più esperto). Quando tutte le condizioni sono favorevoli, la priorità per me è intervenire per agevolare la comunicazione, o come meglio diremmo in gergo di Tango, la connessione della coppia, cercando di stimolare la consapevolezza di ciascun ballerino per i propri movimenti.
4. Il tuo esercizio preferito da fare a casa per mantenere il corpo agile e abile al tango.
G. Eccoci, in una delle precedenti risposte ho detto dell’importanza di una pratica consapevole, mirata alla coordinazione.
Ti rispondo ora più sulla condizione, prometto di non girarci intorno.
Il tango non è una disciplina fuori dal mondo e, per quanto noi tangueri possiamo fantasticare sulle caratteristiche trascendentali dell’abbraccio e la naturalezza che dovrebbe accompagnare la sua “socialità”, mi tocca spesso riportare qualcuno con i piedi per terra (figurativamente e non) ricordando che, tra le tante incognite, di certo possiamo convenire che sia una cosa che si fa con il corpo. E il corpo è fatto per usarlo.
Di grandissimo beneficio quindi:
1. Flessibilità, che vi piaccia fare stretching o yoga o qualsiasi altro movimento di allungamento;
2. Forza un po’ in tutto il corpo, specialmente delle gambe (con particolare attenzione alla muscolatura che avvolge bacino e caviglie) per maggior equilibrio e della schiena per un bell’abbraccio (sembrerebbe controintuitivo, ma è cosi!)
3. Resistenza, il web offre tanti spunti gratuiti per tenersi in forma. Vale la pena sottolineare che ballare tango non è certo come scalare una montagna, ma avere un po’ di cardio in più fa la differenza se vogliamo mantenere un bel movimento senza starci troppo a pensare.
L.Non posso dire di avere una routine quotidiana stabile, desidero spesso cambiare e provare nuovi esercizi, nuove forme di allenamento. Cerco di mantenere e potenziare l’agilità del mio corpo con esercizi di acrobatica, Gyrokinesis, Pilates, Yoga. Riguardo le abilità nel Tango invece, quando non pratichiamo in coppia, mi piace ballare accompagnata dalla musica con il supporto di una parete libera. In genere inizio con degli ochos e rebotes circolari per concentrarmi e sentire il movimento nella sua interezza. Dopo un po’ di ripetizioni, mi lascio ispirare dalla musica per sperimentare modi diversi di interpretarla. Per allenare e affinare le abilità del Tango, consiglio però di sfidare se stessi in esercizi più rigorosi. Ne presento due, i quali spesso svolgo per calibrare il corpo prima delle esibizioni: – Livello 1, “Esercizio fondamentale n 1”: senza supporto, passi in avanti ad un ritmo molto lento (es. un passo ogni 4 tempi della musica). Sforzarsi di fare una pausa in equilibrio ad ogni transizione tra un passo ed un altro, la gamba in movimento protesa in avanti e senza appoggio sul pavimento (contare 4 tempi, poi proseguire). Al termine della musica ripetere lo stesso esercizio ma con passi indietro, pause in proiezione indietro, sempre in equilibrio. Con tale pratica possiamo valutare quanto nel nostro ballo la gamba libera sia effettivamente “libera”. L’obiettivo è quello di acquisire la facoltà di scegliere dove, come e quando muoversi. Abilità che credo sia tanto fondamentale per guidare che per seguire. – Livello 2: “super-ochos”! 🙂 praticare ochos, sia avanti che indietro, senza supporto e con le mani sollevate e perennemente parallele ad una parete di riferimento (mantenere lo sguardo su un punto fisso). Provare quindi, durante il pivot, a ruotare tanto da avvicinarsi alla parete quando in “ocho atrás ” ed allontanarvisi quando in “ocho adelante”. Che pivot! L’obiettivo è quello di migliorare la capacità di equilibrio, la dissociazione tra busto e bacino, la spinta delle gambe, la coordinazione del gesto sulla musica: tutti elementi che quanto più allenati tanto più permettono di esprimerci e comunicare liberamente.
5. I video quando si pratica a casa: sei favorevole o contrario?
G. Favorevolissimo.
Anzi, approfitto dell’ambiguità interpretativa della domanda per rispondere a due versioni:
Favorevole a guardare video di insegnanti o ballerini, che siano di lezioni, di esibizioni o di esercizi dimostrativi. Non solo c’è sempre da imparare, ma gli spunti sono preziosi per cambiare prospettiva;
Favorevole a registrare video di se stessi quando si pratica a casa. Lo consiglio sempre a tutti: guardarsi dall’esterno è uno strumento insostituibile. Senza contare la grandissima motivazione che deriva dal vedersi migliorare.
L.Nelle sue diverse forme: – Video riassunti: Al termine della lezione è costume in tutto il mondo fare un video di ricapitolazione; mi auguro che qualcuno in un secondo momento li riguardi quei milioni di video! La pratica basata sulle lezioni degli insegnanti credo svolga un ruolo nel processo di apprendimento tanto importante quanto la lezione stessa. Quest’ultima rappresenta un momento di ascolto, comprensione, sperimentazione, ma necessita sempre di un momento di riflessione, studio e ripetizione se si vuole realmente maturare nel ballo.
– Registrare se stessi: Quando ci riprendiamo abbiamo la possibilità di monitorare il nostro percorso, motivarci a superare i nostri limiti, individuare asimmetrie del corpo di cui non si è consapevoli e perché no, collezionare dei ricordi in formato digitale. Quelli che riprendono cadute, incomprensioni, scivolate, dopo tempo si rivelano i video più piacevoli da guardare, o perché ci mostrano che un tempo non eravamo in grado di ballare come potremmo fare oggi o magari per un po’ di sana autoironia.
– Grazie all’ausilio dei video ho constatato diverse volte mie cattive abitudini di appoggio del piede. Sembra cosa da niente, vero? E invece mi portava a dolori articolari, disequilibrio durante il ballo, nonché fraintendimenti nella connessione di coppia. Certo il video non è la soluzione completa per questi problemi, ma resta un valido strumento d’osservazione per ricercare una soluzione più accurata. Nel mio caso mi sono rivolta ad una fisioterapista.
– Youtube: Questa domanda mi ha fatto ricordare la preparazione per l’esame di maturità: per circa un mese non andai a ballare per studiare con più costanza. In quel periodo i video di Tango di YouTube erano una gioia indescrivibile per me. Quando tornai a ballare scoprii di riconoscere molto meglio di prima i brani musicali, i testi, le particolarità; provavo a ripetere movimenti e movenze di tutte le ballerine viste in video, accrescendo così la varietà di esperienze corporee vissute e divertendomi anche più di prima.
Dunque consiglio vivamente di riguardare riassunti di lezioni, registrarsi ciclicamente, guardare esibizioni e partecipare a video-lezioni di Tango.
6. Dì quella cosa che avresti sempre voluto dire ma che non hanno mai osato chiederti.
G. Sai Pimpra, mi hai fatto riflettere alla ricerca di qualcosa di speciale tra le cose che mi piacerebbe dire, ma spesso preferisco discutere di un argomento forse banale e per questo preso sottogamba.
Ti parlo allora del copiare.
Nella nostra comunità se ne sente spesso parlare in tono negativo, peraltro è un tema che nella tradizione Tanguera assume note quasi criminali: “hai copiato, furfante!”.
Va detto che c’è copia e copia.
L’imitazione, sempre più spesso presente in ambienti a noi familiari come quello delle maratone, degli encuentros o dei campionati, è purtroppo utilizzata al minimo delle sue potenzialità rappresentando, su questo concordo, uno dei fenomeni più negativi della scena tanguera poiché ne semplifica eccessivamente il linguaggio e soffoca la creatività.
Bisogna saper Copiare! È una delle abilità più preziose di un artista o un discente (che per molti versi sono la stessa cosa).
Nella risposta alla terza domanda ti prometto svelare cosa semplifica il lavoro di un bravo curiosone: imitare qualcuno che troviamo interessante ci aiuterà a capire molto più profondamente di tante parole il perché di quello che fa e come si integra nell’organizzazione generale del suo ballo. Essere in grado di riprodurre i gesti di qualcun altro garantisce un panorama altrimenti inaccessibile all’interno del mondo esperienziale di un insegnante o ballerino che non potrebbe descrivere neanche il miglior didatta. Bisogna provare sulla propria pelle. La “copia” non sarà mai perfetta e, mischiata a tante altre, rappresenta un tesoro al momento della creazione originale.
In due parole: “copia” più che puoi, fino a non essere più in grado di distinguere la fonte!
L.Molto spesso mi chiedono se abbia fatto danza classica, ma mai quanto la danza abbia potuto influire nel mio percorso di Tango. Credo sia opinione comune che la danza faciliti particolarmente lo studio del Tango, ma io non credo lo faccia più di qualsiasi Sport o disciplina che implichi il corpo. In ogni caso, il ballerino di Tango non necessita della flessibilità, forza, resistenza di cui un danzatore, un atleta o uno sportivo hanno bisogno. Come anche non occorre iniziare giovani a ballare, altro comune pregiudizio che scoraggia molti a provare il Tango. Quello che impariamo studiando Tango è conoscere noi stessi e relazionarci attraverso il movimento, senza preoccuparci troppo di valicare i limiti che la nostra fisicità ci impone, piuttosto accettarli, come le speciali caratteristiche della nostra unica ed irripetibile individualità. Ognuno, quando approccia il Tango, ha delle abilità da sviluppare e delle strutture da smussare se non addirittura rompere. Io non ho mai avuto troppa difficoltà a mantenere l’equilibrio su di un solo piede, ma ho impiegato molto tempo e molte energie a spostare la mia attenzione dalla mia persona al partner e alla coppia. Altri potrebbero vivere l’esperienza opposta, ma è questo il bello: l’incontrarsi di vissuti molto diversi per arricchirsi reciprocamente e crescere insieme.
Per approfondire: “Tangere. Manuale di base per l’apprendimento del tango”. Scritto da Gianpiero Galdi, disponibile su diversi siti on line
***
Ringrazio Lorena e Gianpiero per questa ricca intervista capace di offrirci numerosi spunti di riflessione e di pratica di questa inesauribile passione che è per noi il tango argentino.
Le SiX.Q proseguono nel loro viaggio incontrando due giovani e brillanti maestri che risiedono a Milano. Di seguito la loro intervista, buona lettura e… prendete appunti c’è di che imparare!
***
SIX.Q
Nome e città di provenienza
Luciana Muzio, vengo dalla provincia di Napoli ma ora vivo a Milano.
Carlo Feller, vengo da Milano Milano
2. Lo stop forzato dalle milonghe ci costringe, se lo vogliamo, a praticare la tecnica. Definisci le priorità a cui prestare attenzione: piedi, gambe, asse, abbraccio…
L.L’indipendenza corporale. In molti hanno trascorso questi mesi da soli, senza poter praticare o ballare con un partner. La cosa migliore è quindi lavorare con esercizi di equilibrio per migliorare il proprio asse e renderlo sicuro, radicato, indipendente per poi facilitare la meccanica di coppia in un futuro che spero sia il più prossimo possibile. C. Anche senza praticare si può recuperare una coscienza del corpo e dei suoi movimenti. Stare fermi molte ore amplifica i difetti della nostra postura e ascoltando il corpo possiamo capire come risolverli. Lo stesso vale per gli appoggi quando camminiamo per la strada con la mascherina.
3. Quando insegni, quale è l’errore tecnico che ritieni imperativo correggere nei ballerini/e?
L.I casi sono tanti e tutti diversi. Una delle cose che forse accade più spesso è che i ballerini fissano il proprio focus su un solo elemento o sul una sola parte del corpo. Il movimento a mio avviso deve essere “globale”. Tutto è collegato: una dissociazione non è una rotazione isolata delle spalle, ma anzi: per fare in modo che questa funzioni tutto il corpo deve “fare qualcosa”. Distribuendo le energie in tutto il corpo si evitano accumuli di tensione e il ballo risulta di sicuro più armonico.
C. Premesso che ogni cosa è connessa, credo che il bacino sia un punto focale nella tecnica. Esso può essere sia la causa che l’effetto di molte problematiche nel ballo. Riuscire ad avere coscienza del suo utilizzo può allo stesso tempo stabilizzarci e darci libertà espressiva. Questo vale anche nel twerking.
4. Il tuo esercizio preferito da fare a casa per mantenere il corpo agile e abile al tango.
L.Il più basico di tutti: spostare in blocco il proprio asse e quindi il proprio peso dalle dita dei piedi ai talloni, da destra a sinistra. Giocare con tutti i punti di appoggio dei piedi per scoprirne le possibilità e i limiti. Provare anche su una sola gamba provando anche a fare delle piccole dissociazioni. Cominciare da uno spostamento di asse molto ampio per poi ridurlo e farlo diventare sempre più interno. Se il movimento parte correttamente dal pavimento, per arrivare ai piedi e poi a tutto il corpo, sarà molto più semplice capire qual è la relazione che intercorre continuamente tra pavimento e corpo.
C. Rimbalzare e pivottare quando dimentico qualcosa, fare torsioni al computer, salire e scendere dalle punte lentamente per prendere oggetti in alto. Mettere il tango ovunque è un ottimo esercizio, cercando di non apparire stravaganti.
5. I video quando si pratica a casa: sei favorevole o contrario?
L.Assolutamente favorevole! C. Favorevole, da non fare in maniera ossessiva.
6. Dì quella cosa che avresti sempre voluto dire ma che non hanno mai osato chiederti
L. Ah, questa è difficile! Vorrei che le persone che ballano questa danza meravigliosa si godessero di più il percorso, invece di affannarsi per arrivare ad un punto di arrivo, perché quello non arriva mai! E’ un ballo troppo complesso per credere di averne carpito tutti i segreti, anche dopo 20 anni di esperienza.
C.Continuando a ballare è sempre più difficile ballare e non il contrario. Il bello sta lì.
Inizio le SIX.Q tango interviste con una coppia di cari amici, Paola e Alberto che seguo e stimo come professionisti e persone, da lungo tempo.
Il “girotangando” di interviste parte da Bergamo/Brescia, volendo così fare una sorta di omaggio a una delle città e province maggiormente ferite dalla recente ondata pandemica.
***
SIX.Q
Nome e città di provenienza
Alberto Bersini e Paola Pinessi , Bergamo
2. Lo stop forzato dalle milonghe ci costringe, se lo vogliamo, a praticare la tecnica. Definite le priorità a cui prestare attenzione: piedi, gambe, asse, abbraccio…
Sicuramente praticare da soli analizzando la tecnica è fondamentale, soprattutto in un periodo in cui non ci è consentito il ballo di coppia. Detto questo gli aspetti da curare in particolar modo sono l’asse (inteso come equilibrio e relativi metodi per mantenerlo autonomamente); seguono gli esercizi per sviluppare e migliorare l’utilizzo delle gambe e dei piedi, non solo per un fattore estetico ma soprattutto per un fattore meccanico.
3. Quando insegnate, quale è l’errore tecnico che ritenete imperativo correggere nei ballerini/e?
Di errori tecnici ne rileviamo molteplici, molti dei quali riguardano la coppia ed altri che riguardano solo il leader o solo la follower.
Per quanto riguarda il leader, l’errore più frequente è dato dalla scorretta impostazione dell’abbraccio e della connessione, spesso troppo costrittivo e caratterizzato da un punto di appoggio tra i due corpi troppo statico; noi puntiamo molto sul fatto che l’appoggio ci debba sempre essere, ma i punti del corpo che poggiano tra loro debbano essere cambiati costantemente, per generare più libertà di scorrimento tra i due corpi, con conseguente aumento delle possibilità di rendere il ballo più “vario”.
Per quanto concerne invece la follower, puntiamo molto sul fatto di renderla meno follower ma più propositiva; pensiamo molto che il ballo debba essere 50% uomo e 50% donna, pertanto deve esistere un dialogo fra la coppia di ballerini, con proposte che giungano tanto dall’uomo quanto dalla donna.
Troppo spesso incontriamo donne che hanno timore di tirare fuori la propria personalità, limitandosi al seguire esclusivamente la marca dell’uomo, senza “osare“.
Questo, ovviamente, va oltre l’aspetto tecnico, ma a nostro avviso è l’elemento più complicato da correggere.
4. Il vostro esercizio preferito da fare a casa per mantenere il corpo agile e abile al tango.
Il nostro personale?? Ehm ehm… divano e pastasciutta…
Quello che consigliamo? Stretching ed esercizi individuali per la dissociazione ed esercizi di connessione da eseguire in coppia.
5. I video quando si pratica a casa: siete favorevoli o contrari?
Riteniamo che filmarsi mentre si pratica a casa possa essere molto utile, in quanto, anche in assenza di un insegnante che corregge, si è in grado di vedere errori grossolani sui quali poter lavorare individualmente e correggerli.
6. Dite quella cosa che avreste sempre voluto dire ma che non hanno mai osato chiedervi.
Cosa ne pensate del talebanesimo tanguero?
Beh, rispondiamo in maniera molto semplice…
Partiamo dal presupposto che un tanguero per essere “completo” deve saper adattare il proprio estilo di tango all’epoca musicale proposta dalla tanda.
Per esempio, noi adoriamo ballare estilo miloguero nei brani suonati dalla guardia vieja, come ci piace altrettanto ballare l’estilo salón nei brani degli anni 40/45 in poi… e poi, perché no, qualche contaminazione di tango nuevo su alcuni brani, meno datati ma comunque di tango tradizionale.
Diciamo che una coppia non dovrebbe limitarsi a ballare un solo stile, ma saper adattare il proprio ballo a seconda di ciò che le chiede la musica…
Ciò che sicuramente non condividiamo è il fatto che negli ultimi anno vadano di moda alcuni eventi su invito o con “selezione all’ingresso”, che rispecchiano l’esatto contrario di ciò che è lo scopo sociale del tango, e spesso vengono organizzati proprio da coloro che si ritengono i detentori del sapere tanguero…
Detto ciò, siamo convinti che il tango non debba avere una sola forma, anche se alcuni affermano esattamente il contrario… cosa dice il detto? La volpe quando non arriva all’uva dice che non le piace…
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.