LA LEGGENDA DELLA SIGNORA BORA

 

 

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Con raffiche odierne a più di 130 Km orari, mi sembra doveroso portare a conoscenza di tutti gli Amici foresti la bellissima leggenda sull’origine della Bora.

Visitate questo sito, da cui ho tratto la leggenda, e apprezzate di più questo piccolo cantuccio di mondo.

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“LA LEGENDA DE MADONA BORA”

“La leggenda della signora BORA”

Tanti ani fa – ma cussì tanti che a nissun ghe sovien più quanti – Vento, scorabiando in giro pe ‘l mondo co’ i sui fioi e Bora, che iera la sua fia più bela e più amada, el xe capitado in zima de un verde altipian che ‘l se tociava drito in te ‘l mar.

Tanti anni fa – ma così tanti che nessuno si ricorda più quanti – Vento, scorrazzando in giro per il mondo con i suoi figli e Bora che era la sua figliola più bella e più amata, è capitato in cima a un verde altipiano che si bagnava direttamente nel mare.

Bora, profitando del fato che papà el iera ocupado a impararghe ai fradei pici a far refoli, la xe scapolada via per zogatolar a sconderse fra i nuvoli e a corer fra le zime dei carpani e dei castagneri che, bituadi a viver in pase, ghe vegniva i nervi a strassino del remitur che la fazeva passando. Dopo un poco Bora, stanca de zurlarse de qua e de là senza saver ben dove ‘ndar, la xe entrada int’una grota dove, per la prima volta in vita sua, la se ga imbatudo in qualcossa mai vista prima: un essere umano! Ma miga un qualsiasi! Gnente de manco che Tergesteo, un dei Argonauti su la via de ritorno a casa, fermadose a riposar propio in quela grota.

Bora, approfittando del fatto che il papà era occupato ad insegnare a fratelli più piccoli a come fare i “refoli” soffi, è sgattaiolata via per giocare a nascondersi tra le nuvole e a correre fra le cime dei carpini e dei castagni che, abituati a vivere in pace, gli venivano i nervi tirati a causa della confusione che faceva passando. Dopo poco Bora, stanca di fare chiasso di qua e di là senza sapere bene dove andare, è entrata in una grotta dove, per la prima volta in vita sua, si è imbattuta in qualcosa di mai visto prima: un essere umano! Ma mica uno qualsiasi! Niente meno che Tergesteo, uno degli Argonauti sulla via del ritorno a casa, fermatosi a riposare proprio in quella grotta.

Tergesteo ‘l iera cussì forte e cussì bel e cussì diferente de Vento, e de Mar e de Tera e de tuto quel che fin in quel momento Bora gaveva visto e conossudo, che de boto la se ga quetado. E fra ela e Tergesteo in un tif-taf xe stà un amor grandissimo, vissudo in quela grota per tre, zinque, sete giorni, fra i più bei che se possi pensar.

Tergesteo era così forte e così bello e così diverso dal Vento, e dal Mare e dalla Terra e da tutto quello che fino a quel momento Bora aveva visto e conosciuto, che di botto si è quietata. E fra lei e Tergesteo in un attimo è stato un amore grandissimo, vissuto in quella grotta per tre, cinque, sette giorni, fra i più belli che si possa pensare.

Co Vento ‘l se ga inacorto che Bora la iera andada a torzio de sola el se ga rabiado de bruto e ‘l ga scominziado a zercarla, butando sotosora tuto el ziel. Sufia de qua, fis’cia de là, zerca che te zerca, el iera cussì infuriado, che tute le creature le scampava a sconderse piene de paura. Finamente un de quei nuvoloni neri, ingropadi e brontoloni, stufo de tuto quel remitur, el ghe ga spiferado ‘ndove che ‘l gavessi podudo trovar quel disastro de su fia.

Quando Vento si è accorto che Bora era andata in giro da sola si è arrabbiato tantissimo e ha iniziato a cercarla, mettendo a soqquadro tutto il cielo. Soffia di qua, fischia di là, cerca che ti cerca, era così infuriato che tutte le creature scappavano a nascondersi piene di paura. Finalmente uno di quei nuvoloni neri, burbero e brontolone, stufo di tutta quella confusione ha spifferato dove avrebbe potuto trovare quel disastro di sua figlia.

Vento, entrado int’ela grota, el ga visto Bora intorciolada a Tergesteo, e la sua furia xe diventada un spaventoso uragan, che no ve digo e no ve conto. Senza che la disperada Bora podessi in nissuna maniera fermarlo, el se ga scadenà sora de Tergesteo sgnacandolo e sbatociandololo su e zo per la grota, fina che ‘l povero eroe xe restà duro per tera, senza più respiro!

Vento, entrato nella grotta, ha visto Bora avvinghiata a Tergesteo, e la sua furia è diventata uno spaventoso uragano che non vi doco e non vi racconto. Senza che la disperata Bora potesse in alcun modo fermarlo, si è scatenato sopra a Tergesteo colpendolo, sbattendolo su e giù per la grotta, fino a che il povero eroe è rimasto stecchito a terra, senza più respiro!

Vento, per gnente ‘vilido per quel che ‘l gaveva fato, dopo averghe zigado a Bora robe che no se pol ripeter, el xe ripartì lassandola al suo destin! Bora, impetrida de paura e de dolor, la ga tacado a pianzer a calde lagrime, tanto che ogni lagrima, che ghe scolava zo pei oci cascando per tera la se trasformava in piera.

Vento, per nulla dispiaciuto per quello che aveva fatto, dopo avere urlato a Bora cose che non si possono ripetere, ripartì lasciandola al suo destino! Bora, impietrita di paura e di dolore, ha iniziato a piangere a calde lacrime, tanto che ogni lacrima che le scendeva dagli occhi, cadendo a terra, si trasformava in pietra.

A Madre Tera ghe xe vegnù un gropo in gola nel veder el dolor de Bora. E cussì del sangue de Tergesteo la ga fato nasser la foiarola, che de quela volta la colora de rosso l’autuno in Carso.

A Madre Terra è salito un nodo in gola a vedere il dolore di Bora. E così, dal sangue di Tergesteo ha fatto nascere il Sommaco selvatico che, da quella volta, colora di rosso l’autunno in Carso.

Ma Bora ancora no la smeteva de pianzer. Alora Madre Natura, preocupada de tute quele piere, che ris’ciava de rovinarghe el logo senza modo de refarlo, la ghe ga permesso de regnar propio su quel posto, e Cielo, per no esser de manco, ghe ga permesso de riviver ogni ano, insieme a Tergesteo, i lori tre, zinque, sete giorni de amor. E finalmente, sta speranza nel cuor ga sugado le sue lagrime.

Ma Bora ancora non la smetteva di piangere. Allora Madre natura, preoccupata di tutte quelle pietre che rischiavano di rovinarle il luogo senza poter rimediare, le ha promesso di regnare proprio su quel posto e Cielo, per non essere da meno, le ha promesso di rivivere ogni anno, insieme a Tergesteo, i loro tre, cinque, sette giorni di amore. E finalmente, questa speranza nel cuore ha asciugato le sue lacrime.

Anche Adriatico ga volù dar una man e ‘l ghe ga ordinà a le Onde de coverzer de conchiglie, stele de mar e verdi alghe el corpo del povero inamorado. E xe sta cussì che Tergesteo el xe diventando più alto de tuti i montisei che za coverzeva ‘sto cantonzin de mondo. E i primi omini rivadi su ‘ste tere se ga alogiado propio su la sua zima costruendo un Castelier co’ le lagrime de Bora diventade piere.

Anche Adriatico ha voluto dare una mano e ha ordinato alle Onde di ricoprire di conchiglie, di stelle marine e di verdi alghe il corpo del povero innamorato. Ed è stato così che Tergesteo è diventato più alto di tutte le collinette che già coprivano questo cantuccio di mondo. E i primi uomini arrivati su queste terre si sono sistemati proprio sulla sua cima costruendo un castello con le lacrime di Bora divenute pietre.

Ano drio ano, piera su piera, sto Castelier xe diventa zità, na zità che i omini, ricordando Tergesteo, i ga ciamado Tergeste: ogi Trieste, dove de ani anorum regna Bora: “ciara” co la sta a brazocolo del suo amor, “scura” co la speta de incontrarlo.

Anno dopo anno, pietra su pietra, questo castello è diventato città, una città che gli uomini, ricordando Tergesteo, hanno chiamato Tergeste, oggi Trieste, dove da sempre regna Bora: “chiara” quando sta a braccetto con il suo Amore, “scura” quando aspetta di incontrarlo.

 

Una romanticissima Pimpra, oggi vi saluta con un refolo! :-*

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2 commenti

  1. Antigone_Woland

     /  25 febbraio 2018

    che bello ❤

    Piace a 1 persona

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