OPENING SEASON E ABITUDINI TANGUERE

cantera

I malati di tango come la sottoscritta, conoscono molto bene il fenomeno. E’ come l’allergia che si presenta puntuale ad ogni stagione.

I sintomi sono sempre  gli stessi: pruritino, inquietudine, aspettativa, desiderio e … trepidazione.

Poi, come per magia, il giorno arriva e… dai l’apertura alla nuova stagione, a quella più bella, all’estate.

Per i tangueri triestini (e non) coincide con la prima serata del Cantera, a Sistiana, la più bella pista da ballo in riva al mare della riviera nord orientale (sì, sono di parte e me ne frego!).

Il primo espresso bevuto davanti al locale, quello che fa partire i neuroni musicali e fa guizzare  muscoli, la tessera color mattone che buttafuori grandi come scogliere ti consegnano, e poi lei, la tua pista dei sogni, il luogo che decorerai con le volute dei tuoi piedi, che bagnerai del sudore dato e ricevuto, il tuo habitat preferito.

Quest’anno l’amato Cantera ha cambiato abito, si è vestito a festa, pavimenti nuovi e generale riassetto degli interni.

Ne ero al corrente e, per prima cosa, sono andata a ritrovare il pavimento di legno della pista interna, quello con le assi consunte e i buchi qua e là. Il mio tempio estivo, con i racconti del tempo tatuati sulla superficie lignea. Un luogo magico, anche scomodo per ballarci, come una vecchia strada che, però, ti porta nel punto più bello.

Non c’è più l’insieme sconnesso e logoro, adesso splende un nuovo manto adatto ad accogliere le più disparate manifestazioni della gioia di vivere, del piacere di ritrovarsi insieme, chi per ballare, chi per far festa.

Le assi mi sono mancate, lo confesso, facevano parte delle mie “abitudini tanguere”, come quella di scegliere sempre lo stesso tipo di scarpe per ballare in maratona o l’abito preferito.

Dovrò solo abituarmi alla superficie perfetta, capace di farmi volteggiare senza indugio e senza incertezze, senza piccoli tranelli che l’amato, vecchio pavimento di legno, metteva un po’ ovunque.

… e si sono diffusi abbracci, sorrisi, grazie alla musica capace di creare quella speciale amalgama che la luna quasi piena e la brezza marina hanno reso unica.

L’estate è qui. E noi siamo pronti ad abbracciarla.

Pimpra(ntissima)

 

IMAGE CREDIT DA QUI

 

FILOSOFEGGIANDO

freedom

Se osservo la mia vita in questo particolare momento storico, intravvedo, ben definiti, i contorni di un ossimoro esistenziale.

Da un lato immobile fissità, dall’altro liquido instabile e ondeggiante.

Cosa preferire? Dipende.

L’età adulta, lo ammetto, mi ha fatto un grande regalo: affronto con più sobrietà, meno pancia, più distacco, le tempeste della vita.

Ovviamente non sono diventata una piccola Buddha, la pancia duole e le emozioni furoreggiano ma, il loro effetto è molto, molto, più lieve e meno duraturo del passato.

L’età, se ben vissuta, regala una saggezza del corpo e della psiche, volta alla sopravvivenza.

La saggezza è materia che si deforma come un elastico: prende nuova forma quanto è messo in tensione per poi tornare alla sua dimensione naturale nonappena il fenomeno passa.

Così noi adulti. Così alcuni di noi adulti.

Mi ci metto, in questo gruppetto, perchè – vivaddio! –  ho imparato la mia leziuncella.

Non mi oppongo più, non mi incazzo più (di tanto), gestisco la delusione in tempi molto più brevi e, soprattutto, non lascio che questa provochi su di me, ferite insanabili.

Tutto passa.

Anche lo sguardo sulle cose cambia, perchè la via è che “se non li puoi cambiare, devi cambiare tu”, quindi si modifica la rotta, il punto di vista, si abbatte ogni eventuale aspettativa e ci si adatta allo scenario perchè, ed è qui la soluzione all’esistenza, nella vita bisogna andare a cercare la qualità.

Se uno/a è guerrafondaio allora è giusto che si metta l’elmetto e combatta per raggiungere i suoi obiettivi (lavoro, vita privata, affermaizone personale…), al contrario, se la scelta di vita è improntata alla ricerca consapevole e armoniosa del “proprio tempo libero”, sicuramente la posizione da tenere sarà diversa.

L’ho imparato, dopo l’ennesima fucilata alle spalle, dopo l’ulteriore calcio in culo, che ciò ce conta per me è, in assoluto, il mio “privato”. Il mio spazio/tempo di cui sono custode incontrastata, dove nessuno può avere le chiavi d’accesso.

Il mio tempo, in fondo, rappresenta la quantità totale della mia libertà. Ed ho tutte le intenzioni di difenderlo!

STICAZZI.

 

Pimpra

IMAGE CREDIT: PIMPRA_TS

ELOGIO ALLA NATURALEZZA

amiciUno dei miei mantra preferiti, un concetto che ripeto molto spesso, è che la vita è sempre capace di sorprenderci. A volte lo fa in modo violento, negativo ma, molto spesso, le sorprese sono belle, di quelle che ci fanno esclamare “Sono felice!”.

Uno di questi magici doni l’ho ricevuto in questo ultimo fine settimana, quando, di tutto mi sarei aspettata, meno che di trascorrere un’ora di deliziose chiacchiere, diventate intime e profonde nel fare di un attimo, capaci di donare agli astanti una cascata di pensieri belli, di sensazioni positive.

Il tango, non c’entrava nulla. O solo marginalmente.

Le chicche di questo benessere diffuso sono arrivate tra un calice di vino e un bicchiere d’acqua, mentre le signore presenti cercavano di convincere una di loro ad indossare, per la serata finale, un outfit un po’ fuori dalle righe.

Colei che si scherniva, dicendo che non aveva più l’età per un certo genere di abito – una gonna con una stampa provocatoria e un po’ aderente sui fianchi, nulla più (n.d.r.) – è stata “raccolta/accolta” dai commenti di assoluto garbo di un giovane uomo presente che, mettendo insieme tre concetti base, detti con sentimento e messi giù con lucido rigore maschile, hanno regalato la più bella carezza al cuore alla nostra comune amica e a tutte le signore “anta” presenti.

Questo maschio evoluto ha, sostanzialmente, espresso apprezzamento per le donne dai 35 anni in su.

La sua dichiarazione di intenti è stata brillante: se una donna è ben tenuta (ovviamente), è nel massimo del suo fascino, determinato dall’esperienza, dalla classe, dalla personalità, senza dimenticare l’attrattività di un corpo non più “acerbo”.

Lui è stato assolutamente “magico”, convincente, semplice, esaltando – dell’amica in questione –  la sua naturalezza, la bellezza senza artificio, la spontaneità del sorriso, il corpo scattante ed estremamente femminile.

E’ stato meraviglioso condividere la luce che si è posata su di lei che – troppo spesso –  vede un’altra persona riflessa nello specchio quando si guarda, non percependo la profonda bellezza di cui è portatrice. Il kalòs kai agathòs di ellenica memoria.

Che dire di questo giovane uomo… che la vita lo conservi così, attento, sensibile, capace di vedere oltre le mode, oltre le tette siliconate, oltre le zampe di gallina, in totale connessione con l’essere. Come dentro al migliore degli abbracci.

Io stessa ho ascoltato profondamente quelle parole che ho rivolto a me stessa, dimenticando, per una volta, la data sulla mia carta di identità e godendo di tutto il resto.

Un momento di rara e preziosa intimità collettiva. Un dono da custodire e ricordare quando lo sguardo non è limpido come dovrebbe…

Pimpra

p.s.: a M. e a M. due anime belle…

 

Image credit da qui

 

UNA FAMIGLIA ALLARGATA

VillaIl bello della vita del “tanguero errante” è che, a forza di andare in giro, conosce un bel gruppo di persone, malate di tango come lui.

La festa grande poi, arriva quando altri organizzano un evento specialissimo, di quelli dove in tanti deisderano essere presenti perchè, colà, si sta proprio proprio bene.

Vuoi l’atmosfera, il giardino, gli ospiti estremamente accoglienti, il gruppo di persone che sanno mettere insieme.

Non per nulla, tra gli “adepti” in quel raduno lì ci si sente dentro la “famiglia milonguera”.

Certo che parlare di famiglia, con quello che si vede in giro (!!!), è un bel azzardo, invece, in questo caso particolare, non vi è modo migliore di esprimere la calda e fraterna atmosfera che vi si respira, che vi si vive.

E’ stato un week end piacevolissimo (non fosse che la sottoscritta ha fatto i maledetti conti con l’ormone di traverso e la conseguente “facciona” non proprio allegra…), carico di abbracci, di tandas ballate con entusiasmo, tra amici conosciuti e nuovi.

Infatti, come ogni famiglia moderna che si rispetti, anche l’Experiencia Milonguera di Villa Giacomelli, non sfugge alle logiche di “apertura” offrendo ai suoi ospiti una nuova “famiglia allargata”.

All’inizio ci si osserva, ci si annusa, tu chi sei da dove vieni, con il classico atteggiamento misto di curiosità e timore. Poi il tango fa il resto: apre le porte degli abbracci, del cuore, dei sorrisi e, ci si riconosce, tutti, parte di un gruppo condiviso.

… E come ogni volta, anche in questo caso si è accesa di tutte le scintille una meravigliosa “Experiencia”…

Pimpra

 

TE LO COPRI QUEL PIEDINO???

infradito-11Amo pazzamente l’estate.

La sua luce, i colori, mi piace pure avere caldo e sudare. Gli abiti si fanno eterei, più leggeri e un senso di allegria pervade il mondo. Più o meno.

Nell’allegra umanità variopinta, però, cominciano a manifestarsi, dapprima di soppiatto, poi con grande enfasi, i signori/ini uomini che sfoggiano – orgogliosi – i loro piedoni, dentro ORRIDE ciabatte di gomma. Ovviamente sull’asfalto delle città, non sulla battigia.

Uno degli orrori più clamorosi a cui ci tocca assistere d’estate, perchè, è quasi impossibile da trovare un uomo che possa vantarsi di avere un piede esteticamente gradevole.

Peli ovunque, unghie – nonmifatedire- , olezzo -stendiamounvelopietoso-, pedicure mai vista…

Capita di vedere il mix più terrificante di tutti quando, alle orride ciabatte (peraltro indossate senza un minimo sindacale di “portamento” ma, proprio “ciabattando”) aggiungiamo pantaloncini corti, magliettine sgangherate, oppure – il colmo della tragedia! – improbabili canotte su fisici che, da tempo immemorabile, non vedono la palestra.

Sono una rompi coglioni. Lo so. Ma non posso farci nulla. Il senso estetico mi si ribalta contro quando incrocio certi orrori.

Però a questi signori/ini li voglio perdonare, perchè, sono sicura, non hanno vicino una donna/amica/amante/mamma che, con tatto e diplomazia possa insegnare loro le vie dell’eleganza…

Amici, le CIABATTE DI GOMMA SOLO AL MARE O IN PISCINA.

Vi prego!

🙂

Pimpra

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E’ TUTTA UNA QUESTIONE DI … MOTIVAZIONE.

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Anche per quest’anno il rito stagionale del cambio degli armadi è stato compiuto.

Mi dico “Brava” perchè, mettendomici di impegno, in 6 (!!!) anni, sono – finalmente – riuscita a tenere solo gli abiti in uso, regalando tutto quanto non mi serviva.

Puntualmente, ad ogni passaggio estate/inverno e viceversa, mi liberavo di sacchi e sacchi di vestiario inutile. Finalmente, sono arrivata al punto di pareggio. Alla buon’ ora!

Questo momento dell’anno, in particolare verso l’estate, risulta traumatico a moltissime persone.

Gli abiti si fanno più stretti, più corti, più trasparenti, più aperti, svelando – che lo si voglia o no – se siamo stati bravi, se abbiamo mantenuto un corretto e salutare regime di vita (alimentazione e sport) oppure se abbiamo gozzovigliato “senza pensare al domani”.

Personalmente ho sempre combattuto con la mia propensione ai piaceri della tavola, cedendo sotto svariati fronti, dal salato al dolce, senza farmi mancare il dolce nettare divino. E le conseguenze, tutte, il mio corpo le ha puntualmente registrate: rotolini, gambotte, pancettina. E ad ogni passaggio di stagione, l’incubo: mi sta, non mi sta, mi tira, non mi tira.

Finchè, un giorno di qualche anno addietro, qualcosa è cambiato e, con costanza e determinazione, mi sono liberata della zavorretta che, da anni, era mia fedele compagna. Ho scritto “zavorretta”, non sono mai stata proprio un pezzo da novanta, solo piuttosto formosa.

“Messa la testa a posto” posso finalmente surfare senza patimenti nelle stagioni, negli abiti e, dirò di più, grazie alla mia formula magica, quasi quasi va sempre meglio, nonstante gli anni passino e, si sa, i “muri antichi tendono a fare la pancia”.

La motivazione a muovere il culo, nel mio caso, è la pura vanità sportiva che, tradotto significa, aver voglia di allenarsi di più quando il trainer della palestra che frequenti da un po’ si accorge, sua sponte, del tuo miglioramento fisico.

Al che, aumento le sedute, mi do da fare e … i risultati arrivano. Piano piano, nel corso dei mesi, ma arrivano!

Ieri il più bel complimento dal campione di body building : “Complimenti, da quest’inverno ti sei asciugata di almeno tre chili, specie sulle gambe!”

Non fosse per i gusti sessuali reciproci che non sono conciliabili, gli sarei saltata al collo per riempirlo di baci.

… Invece ho corso come una pazza indemoniata sul tappeto rotante, sudando le proverbiali 7 camicie.

MORALE:

Oggi zoppico.

Non ho considerato che, per mantenermi in forma, i chili persi sulle gambe, mi costano un mutuo di fisiatra.

😀

Pimpra

 

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NEO GALANTERIA

galateo_baciamanoQualche volta mi ricordo ancora di scriverlo: faccio il lavoro più bello del mondo. Un’attività che mi porta a fare esperienze in occasioni formali che sono, per me, di estremo e gradito  interesse.

Una di queste sabato scorso, una cerimonia di onori militari ai caduti della Prima Guerra Mondiale.

Organizzato quanto necessario, insieme alle colleghe ci siamo confrontate su quale fosse il corretto abbigliamento. E, al  solito, non si sbaglia con un tubino nero, un tailleur, e, comunque, rigorosamente in gonna. Nel mio caso, si tratta di non sbagliare l’abito da lavoro.

Detto fatto ho inventato un fantasioso spezzato che il tailleur mi fa troppo sciura (anche se lo sono, ma questo è un altro discorso).

Mentre mi occupavo di fare accomodare le autorità partecipanti alla cerimonia secondo la disciplina definita cerimoniale, ecco che i vari graduati che si avvicinavano a me, dai colonnelli ai generali e le altre autorità intervenute, presa la mia mano, la portavano simbolicamente alla bocca.

Conosco perfettamente tutto del “baciamano” che si riceve solo all’interno, che le labbra sfiorano il dorso della mano, che si rivolge alle signore non alle signorine, che si fa in certe determinate circostanze.

Eppure, è stata una sorpresa.

Non posso nascondere la galanteria che i personaggi ospiti mi hanno riservato, lo sguardo puntato ai miei occhi mentre sollevavano la mano e compivano il simbolico gesto.

Parliamone, donne.

C’è che è proprio bello avere la possibilità, almeno in alcune occasioni, di sentirsi proprio donne-donne e regine nel medesimo istante. Sentirsi apprezzate nel proprio essere femmineo perchè ritenuto prezioso e affascinante.

Non vi sto nemmeno a dire che, il mio primo istinto era di stingere la mano alla usuale maniera… e quale piacevole sorpresa sia stata poi, passato l’imbarazzo del momento, poter offrire la mano, senza opporre resistenza e/o sentirmi una cretina.

MORALE:

Credo che nella corsa alla modernità, noi donne, ci siamo perse un bel po’ di occaisioni per “stare bene”. Il desiderio estremo e violento di essere ritenute a pari livello con l’uomo, ci ha rese la sua brutta copia.

Sono e resterò per sempre convinta che tra i due sessi ci sia una partità di “spirito”, di importanza eguale nella dinamica del cosmo ma, mi batterò ora e sempre, per affermare la differenza. La sfumatura tra lui e noi e l’esaltazione della complementarietà dei sessi.

Per chiudere, non sto nemmeno a raccontarvi quante donne militare ho visto. Le ho contate, perchè non potevo credere ai miei occhi. Abbracciavano fiere il fucile.

Ho pensato che, in questo mondo, qualcosa non va…

Pimpra

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Per curiosità qui

L’AMORE E I SUOI MODI

Rosa rosaeCi penso da un po’ e continuo a capirci poco e niente.

Si fanno continuamente gli stessi errori di cui ci accorgiamo sempre troppo tardi.

E ci lamentiamo, ci lamentiamo che sul fronte “amore” si combatte come in trincea e che la guerra è una brutta cosa, specie se è di posizionamento.

L’altro diventa il nemico da battere e per farlo si usano tutte le armi, convenzionali e non. Ci si difende con corazzate di orgoglio, si sganciano  veleni vari, si fanno le imboscate dentro i silenzi.

Amare diventa farsi del male. Che poi, se stiamo sempre in guerra con il prossimo, più che fare del male a lui, lo facciamo a noi stessi.

Guardando in silenzio il mare  cerchiamo di capire dove si è rotto l’ingranaggio del sistema perchè, quasi nessun umano è fuori da questa guerriglia, tutti combattiamo, prima o poi, la nostra guerra. E la guerra dell’amore è un ossimoro che provoca conati di vomito. E’ troppo stupido.

C’è che bisogna sapere che l’altro non lo cambi, e nemmeno noi. Allora vale la pena di cercare e/o illudersi di trovare qualcuno che sia affine. Nel suo bene, nel nostro male e viceversa.

Il problema, molto spesso, come saggiamente evidenzia l’amico A. P., non risiede nel sentimento dell’amore, quanto piuttosto nel modo in cui ognuno è capace di manifestarlo/viverlo. Insomma nel “comportamento d’amore, nel modo di amare”.

La differenza è sostanziale.

Un esempio per tutti: una lei gelosissima che non può accettare l’idea che il partner possa avere una piccola tranche de vie che sia solo sua, uno spazio privato all’interno della relazione. Uno spazio nel quale risiede il rispetto, la stima profonda e piena dell’altra persona ma, allo stesso tempo, una sfera di soggettività personale. E’ quasi certo che, prima o poi, comportamenti amorosi così distanti, mineranno il rapporto, la relazione.

Meglio sarebbe se la lei del caso incontrasse un lui con la stessa visione, il rapporto sarebbe una claustrofobica gabbia dove però i due, probabilmente, troverebbero un buon terreno di intesa.

Senza contare poi che l’amore dura finchè non finisce, che l’amore è solo un’idea immaginaria, che nessuno vuole o è più capace di stare in relazione ecc ecc.

MORALE DELLA STORIA:

  • il cinico preferirà la solitudine. E qualche scopata con amici/che con benefit
  • il pauroso annullerà se stesso, le sue idee, la stima di sè per paura della solitudine
  • il casanova e la zoccola, non si porranno mai il problema (beati loro)

e per tutti gli altri?

STICAZZI AMARISSIMI.

Ci vuole tanta fortuna, rispetto e dignità per se stessi e per il proprio valore e il coraggio di cercare la verità e di guardarla in faccia, costi quel che costi.

Per tutto il resto, c’è MasterCard…

Pimpra

IMPARARE A VEDERE

TriesteA volte mi rendo conto di quanto possiamo essere distratti.

Percorriamo la vita come un treno in piena corsa, non lasciandoci lo spazio ed il tempo per accorgerci di quanto ci sfila intorno.

Andiamo veloce, troppo veloce.

Organizzando diversamente i miei impegni, ieri, finito il lavoro, mi sono concessa un’ora di “cazzeggio”, ipod nelle orecchie, cellulare alla mano e gambe in spalla. Avevo una meta da raggiungere ma, nel farlo, mi sono goduta il percorso.

A differenza di quanto mi accade di consueto, lo sguardo non era rivolto a terra o ad altezza occhi (o vertine, lo confesso!), ma proiettato in alto, verso il cielo, verso i palazzi di questa piccola città che, così facendo, scopro magnifica.

Il dialogo delle facciate dei palazzi musica il passaggio della storia, celebrando periodi fausti e infausti; architetture sublimi e rozze si rincorrono in un orizzonte unico che, solo ora, dopo tanti anni, riesco a vedere.

Ed è partita la mia mano a scattare la bellezza che i miei occhi riuscivano a catturare e la loro meraviglia.

E mi sono messa a pensare a quanto siamo distratti, poco attenti, superficiali. A quante sfumature ci passano davanti senza che ce ne accorgiamo. Al tempo che sprechiamo dietro alle scemenze, a cose che non ci arricchiscono affatto e che, soprattutto, non siamo in grado di elaborare da noi stessi.

E così celebro il mio smartphone che tanto mi ha fatto incazzare nella mia finta settimana di vacanza, quanto oggi, invece, mi sia caro strumento per rapire la bellezza che mi sta intorno. Della quale non posso fare a meno. Per togliere un po’ di grigio all’esistenza affannata.

Pimpra

IMAGE CREDIT: PIMPRA_TS

DI TANTO IN TANGO. SONO FINITI GLI ABBRACCI

image credit: Claudio VisintinIMAGE CREDIT: Claudio Visintin_Borgoricco

Torno da una milonga – graditissima – dove ho finalmente, liquefatto la suola delle scarpette.

Musica dal vivo strepitosa, la bella atmosfera di un luogo familiare, i sorrisi degli amici che non vedo oramai quasi più e il tango che amalgama, mixa la bella gente che partecipa alla festa.

Ho ballato con una variopinta sfumatura di umanità maschile, da quelli malati di tango a coloro che lo vivono in una dimensione meno eccessiva, dagli esperti a quelli che hanno meno chilometri sulle gambe.

In tutto questo bel caleidoscopio, sono stata molto colpita da un – nuovo per me –  fenomeno.

Sono finiti gli abbracci.

Questi uomini, non sanno o non vogliono più “abbracciare” la ballerina. Ora, non intendo dilungarmi con un lunghissimo pippolotto su cosa significhi “abbracciare”, il web è popolato su discorsi a tema e non mi aggiungerò al coro.

Per me è stato un piccolo choc, una grande delusione, in primis “esistenziale”.

Se danzare, nella moda corrente, significa porgere il tocco di una mano, un abbraccio finto o virtuale in nome di una dinamica che si vuole il più possibile vorticosa, ecco, c’è qualcosa che non mi quadra più.

Non passa l’emozione. E, anche il tango, diventa una speciale “performance” dentro una sorta di “trance ritmica” nella quale le altre sfumature vanno perdendo colore.

Ricordo nel mio viaggio in Argentina dello scorso anno che i maestri insistevano molto sul punto “abbracciami”, dopo che – a mio modo di vedere europeo – non era immaginabile abbracciarli più di così… invece il modo c’era, e, nell’esatto istante in cui loro “abbracciavano” me, passava una speciale scintilla che illuminava il tocco e il tango si animava di magia.

Io non ballo con gli argentini o, se lo faccio, accade troppo di rado, io ballo con i miei conterranei. I miei conterranei non mi abbracciano più e, quando a me viene naturale di farlo, capisco che non è più cosa gradita.

E mi chiedo:

  • sono vecchia e si sentono a disagio?
  • abbraccio in modo troppo intenso e loro non “tengono botta”
  • copro la loro visibilità e/o credono che, così facendo, metta le radici nel pavimento e non mi muova più?

So che resteranno interrogativi senza risposta.

Nel frattempo devo solo decidere se uniformarmi o mantenere viva la mia passione per questa danza straordinaria, continuando – nell’abbraccio –  a mettere la mia anima a nudo. Perchè farlo, a me, non fa paura…

STICAZZI.

Pimpra

 

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