
Non è sempre tutto scintillante.
Una festa dentro la notte, un farsi dell’alba stretti in abbracci indimenticabili.
A volte è maschera di un sorriso che nasconde una ferita.
Ballare -come lo sport, e forse meglio ancora- ci connette al corpo, che è la più potente medicina quando l’anima e il cuore soffrono.
Il corpo ci riporta nel qui e ora. Ci ancora alla realtà. Ci tiene vivi.
Nel 2023 il mio piccolo mondo mi è crollato in testa.
Senza fare rumore. In un silenzio peggiore di qualsiasi esplosione.
Il cuore si è sciolto, così pure le immagini che aveva creato, rivelando uno scenario squallido.
Ci sono stati momenti in cui non ho più percepito emozioni, sensazioni, ho vissuto dentro una linea piatta, fatta di routine, di gesti conosciuti e oramai meccanici, senza provare alcunchè, dolore e rabbia compresi.
La vita scivolava a gocce scolorite, così i giorni. Il corpo si muoveva come un automa. Vuoto di senso. Vuoto di stimoli. Solo vuoto.
Poi, una mattina, nella quotidiana passeggiata verso l’ufficio, la playlist del cellulare mi ha sbattuto in faccia uno dei miei tanghi preferiti. Un monito. Un richiamo. Uno schiaffo alla mia apatia.
Ho concluso il mio anno orribile andando in maratona da sola, viaggiando da sola, restando da sola. Un’iniziazione. Una consacrazione alla mia nuova me. Alla giaguara ferita, ma ancora palpitante di vita, pronta a rialzarsi.
E così è stato. Weekend dopo weekend, ho ripreso a viaggiare e a ballare. Tanto. Con tutti.
Non era una fuga, la mia, era la dimostrazione della mia resistenza ai colpi della vita, agli inganni delle persone, alla solitudine.
E sono rinata.
E il mio tango è rinato.
Anzi: è nato per la seconda volta.
Gli abbracci sono una forma di regolazione emotiva, riducono l’ansia, ricompongono la frammentazione. Pezzo dopo pezzo, il tango ha incollato i miei cocci, riassemblandomi in un insieme decisamente migliore.
Gli abbracci del tango non chiedono nulla eppure ti restituiscono tutto. Ti rimettono in mano la tua vita, la tua persona, i tuoi desideri. Riaccendono i sogni.
Le crisi oggi arrivano a onde, come la risacca. Tornano, sempre.
A vent’anni cerchi il tuo posto nel mondo.
A cinquanta ti chiedi chi sei diventato.
In tutto questo il tango. Che resta, accoglie, contiene, racconta.
Oggi, quando tocco le assi di legno della milonga mi emoziono ancora. Quel tango, quello che mi ha salvato, mi risuona dentro.
Da allora ho la mia playlist di preferiti, brani che sanno suonare dentro di me tutte le note delle emozioni.
Chiudo gli occhi e inizio a muovere i passi.
Rinasco, una volta ancora.
Pimpra


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