SIX.Q intervista con l’autore. DENIS MURANO “RISORSE INUMANE. Diario segreto di un direttore del personale”

Sono davvero orgogliosa di aprire un nuovo capitolo di SIX.Q “interviste con l’autore”, ospitando uno dei best seller dell’estate “Risorse inumane. Diario segreto di un direttore del personale”.

Seguo da tempo i post di Denis Murano su Linkedin, ogni giorno uno stimolo, uno spunto di riflessione, quando non addirittura una piccola consolazione alla mia giornata “in gabbietta” (ufficio ndr).

Di certo la mia realtà professionale è distante anni luce dalla sua, brillantissimo e giovane manager delle risorse umane, ma poco importa, il testo che ci offre parla a tutti, a tutti i livelli della/e scale gerarchiche, di aziende, piccole realtà imprenditoriali, private o pubbliche.

La vita professionale di ognuno di noi è costellata di una serie di sfumature che ci accomunano. Il pregio di questo delizioso libro è di parlare schietto, senza censure, senza sconti.

Lo consiglio caldamente, si legge d’un fiato.

Attenzione: crea dipendenza e ne chiederete subito un altro!

Godiamoci quindi la Six.Q intervista con l’autore Denis Murano!

***

  1. Cosa l’ha spinta a scrivere il libro “Risorse Inumane. Diario segreto di un direttore del personale”?

Lavoro da decenni nell’ambito delle risorse umane ed ero stanco di leggere quei librettini di management in cui viene descritta l’azienda ideale. In cui si parla di leader illuminati, colleghi in cui brucia il sacro fuoco del rispetto e della collaborazione, e imprenditori più caritatevoli del messia.

Più libri leggevo e più pensavo fossero delle puttanate. Nella mia esperienza non ho mai visto niente di quello che veniva raccontato. Per carità magari sono io uno sfigato, ma vi assicuro che ho lavorato in tantissime aziende, anche molto famose, e niente, la storia era sempre la stessa. Tutti i giorni avevo a che fare con Manager incapaci, imprenditori con visioni miopi ed egocentriche, e persone che non facevano altro che rompere i coglioni. Il mito dell’azienda perfetta non reggeva di fronte alla realtà che è fatta di dinamiche molto umane anzi spesso INUMANE. Preso da questa immensa ispirazione ho buttato giù un po’ di esperienze e mie riflessioni. 

Non pensavo potesse diventare un libro, e non pensavo che tantissime persone mi avrebbero contattato per farmi i complimenti e per dirmi che quello che avevo scritto era tutto vero, che era successo anche a loro e nelle aziende in cui lavorano

2. Quali sono, secondo lei, le differenze sostanziali tra i manager pubblici e quelli privati, i vizi e le virtù di entrambi.

Sinceramente non ho mai lavorato nel pubblico e quindi non vorrei scadere in banali stereotipi. Penso che sia nel pubblico che nel privato si possano trovare manager pessimi o bravissimi. Oggettivamente il contesto è molto diverso e penso questo faccia una grande differenza. I manager nel privato lavorano a scopi di “lucro”, vengono formati e catechizzati verso il raggiungimento dell’obiettivo annuale o di quarter. I Manager nel pubblico lavorano per il bene comune, con l’obiettivo di fare il meglio per la comunità. Il loro obiettivo è meno tangibile ma non meno importante. Purtroppo il settore pubblico per anni è stato il bacino da utilizzare come moneta di scambio. Per dare lavoro in cambio di favori, voti, ecc. Ma questo è un problema culturale del nostro paese. Checco Zalone docet.

3. La paura di cambiare è una delle ancore più incagliate nelle grandi realtà aziendali e non. All’inno di “abbiamo sempre fatto così” le aziende falliscono e le PA deludono il loro cliente: il cittadino. Secondo lei, da dove si dovrebbe iniziare per portare il coraggio del cambiamento in seno agli uffici?

L’essere umano resiste al cambiamento. E’ un dato di fatto. Siamo tutti con il freno a mano tirato e quindi cambiare non è facile. Mai. Per aiutare il cambiamento bisogna creare il contesto giusto per fare in modo che il cambiamento avvenga. Siamo troppo bravi a trovare il colpevole e tralasciamo sempre le cause. E’ molto più facile e divertente giocare alla caccia alle streghe piuttosto che trovare le origini dei problemi. Bisognerebbe invece promuovere una sana cultura dell’errore. Chi sbaglia ci sta provando e quindi non andrebbe punito ma aiutato.

4. Nel libro, Alice è la giovane assistente che lei seleziona per il suo team: determinata, desiderosa di imparare e di mettersi in gioco, preparata e curiosa. Secondo lei, si può ritrovare o trovare per la prima volta la propria “Alice” anche dopo molti anni di lavoro alle spalle?

Alice per me è un simbolo, e non a caso è una donna. Ho lavorato con tanti manager e le migliori erano donne. Alice è il simbolo della genuinità e del modo corretto di approcciare al lavoro. Non è come il Dott. X ormai corrotto dal sistema. Alice ha un sano ottimismo nei confronti del lavoro, ed ha dei valori e dei principi sani. Ecco ritrovare la propria “Alice” secondo me significa ritrovare i propri valori e principi e lavorare in maniera coerente con essi. Non è facile perché spesso l’ambiente ti porta ad adattarti a dinamiche molto più torbide.

5. Risorse Inumane ha un riscontro editoriale enorme ed è quasi introvabile in libreria. I suoi lettori sono trasversali a ruoli e attività professionali. Come si spiega la natura di questo grande successo, a quali interrogativi ha dato voce con tanta spudorata sincerità?

Sinceramente non pensavo di scrivere un libro e non pensavo che la gente lo avrebbe comprato. A me piace leggere e una cosa che odio è iniziare un libro che poi non mi piace. Quando succede lo lascio a metà e lo rimetto in libreria. Ecco io volevo scrivere un libro che non venisse lasciato a metà. Un libro onesto, divertente e che ti faceva venire voglia di finirlo. E l’ho scritto senza pretese, non voglio insegnare niente a nessuno, ma solo raccontare delle esperienze da un punto di vista di una persona che fa un lavoro che, mi sono reso conto, non tutti conoscono.

6. Six.q si chiude, per tradizione, con la stessa domanda: dica quella cosa che non hanno mai osato chiederle.

In realtà tanti mi chiedono chi io sia. Beh non lo dirò mai.

***

Una verve ironica, sottile, tagliente, la spudoratezza della verità senza veli vi aspetta tra le pagine di un testo che vi suggerisco assolutamente di leggere.

Ringrazio ancora Denis Murano per aver accettato l’invito alla SIX.Q intervista con l’autore.

Pimpra

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