
A fine evento Ale Parise mi ha detto: «Cerco di imparare dai miei errori e di fare meglio». Se questo è il metro, l’ultima edizione di 800 Tango Party l’ha vinta: meglio della precedente in ogni dettaglio.
Tre giorni di festa nell’ex Teatro Verdi di Ferrara, una sala circolare con la pista al centro — non il luogo più ovvio per mirada e cabeceo, ma con buona volontà si trova sempre il modo.
Per la mia seconda edizione ho scelto di posizionarmi sulla scalinata che porta alla pista, osservando dall’alto. Da lì, l’onda che si gioca in pista arriva con un riverbero amplificato, l’energia dei ballerini si espande raggiungendo i punti più lontani.
Ho ignorato il cartello che indicava “via di fuga,” perché, se so muovermi a razzo in pista, so anche sgomberare una scala. (Un’auto-giustificazione che nessun addetto alla sicurezza accetterebbe, ma che mi ha permesso di godermi al meglio le serate).
La formula collaudata della due giorni si è arricchita del venerdì, traghettando il “party” in una piccola maratona.
Valentina Ialacci — napoletana verace — ha acceso la milonga del venerdì: il suo set mi ha regalato le prime vesciche ai piedi e un entusiasmo contagioso. Dalla mia “piccionaia” non ho visto volti delusi: l’energia ha roteato luminosa per tre giorni.
Così è partita questa brillantissima edizione migliorando la sua già rodata e funzionante macchina organizzativa.
C’entra anche il cibo? Molto probabile! Tra una prelibatezza e l’altra, abbiamo condiviso tandas e litri di sudore, perché la “settembrata” ferrarese ha raggiunto temperature africane.
Questo lunedì mi pesa le ore non dormite sono tutte dipinte sul mio volto, ma nonostante questo resta quella speciale beatitudine che il tango ti sa dare.
Pimpra


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