Frequentare la palestra con una certa continutà offre un spunto molto interessante sullo spaccato sociale odierno.
A seconda della fascia oraria cambia il pubblico presente. Le signore dell’ora di pranzo, professioniste o casalinghe che siano, meritano una dedica particolare.
Sono tutte più o meno in forma tra lo smagliante e lo smagliantissima, hanno più di 20 anni. Arrivano ben vestite, ottimi accessori, abiti di gusto, mai troppo alla moda, sfacciati o volgari: sono donne di una certa eleganza.
Portano gioielli che brillano, non tanti e tutti insieme, uno, al massimo due, ma di quelli che devi indossare gli occhiali da sole per non restare abbagliato.
Dal mio privilegiato punto di osservazione deduco si tratti di professioniste di rango o, in misura minore, di signore sposate “bene”.
Arrivano in tempo e spendono i minuti che le separano dalla lezione a parlare di arte, di mostre, del loro lavoro e della famiglia. Non una che si ricordi di riscaldare un muscolo del corpo che non sia la lingua…
Vestono una tenuta da palestra che non lascia nulla al caso, cromatismi perfetti, scarpe pulite, completi che valorizzano ogni centimetro dei loro bei corpi scolpiti da dieta, esercizi e- chissà- dalle mani esperte del chirurgo. Poco importa, l’importante è che il risultato finale sia di qualità e, il loro, di certo lo è.
Mi aspetto pertanto di veder volteggiare sullo step donne sicure di sè, del loro fascino e della loro intelligenza… invece non è così…
Quest’oggi, mentre vestita come un palombaro (letteralmente!) – volevo fare una “sauna aerobica” – pestavo il wawe come una matta, osservando l’ordinato e signorile gruppo sotto di me, ad un certo punto, mi accorgo che sta succedendo qualcosa. Gli sguardi delle signore diventano allungati, come quello del felino prima dell’attacco, si percepisce, nell’aria, che è arrivato qualcuno a turbare la – loro – quiete.
Ed infatti, leggera come una piuma, sicura di sè come una novella Cleopatra, si avvicina allo step vicino al mio una ragazza molto poco vestita, con due poppe finte ben strizzate nel corpetto che le scopriva il ventre piattissimo e con gli addominali piacevolmente scolpiti.
E’ come se le signore avessero d’un tratto smesso di respirare che, nella loro egemone armonia, si era insinuato un elemento di distrurbo.
E che disturbo: una figa spaziale, molto, molto consapevole di esserlo e per nulla timorosa di farlo vedere.
Tra me e le gocce di sudore che imperlavano copiose la mia fronte, era un sorridere interno, osservando quanto fastidio e risentimento le donne provavano alla vista della splendida ragazza.
E lei, fingendo di allenarsi, mostrava al mondo la sua bellezza, le sue strepitose tette finte, il ventre piatto esaltato sapientemente da tatuaggi strategici, un sedere a nocciolina e delle gambe da gazzella.
Ed io, vecchia marpiona, non mi sono mai divertita tanto!
STICAZZI!
Pimpra
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