A voi accade mai di sentirvi improvvisamente “fuori asse” (e non mi riferisco alla ricerca del sublime equilibrio del corpo mentre danza) quanto piuttosto alla dimensione dell’anima, al comportamento, al modo di percepire la vita e noi stessi?
A me un sacco di volte. Sarà per la mia natura sanguigna e impulsiva, per l’energia che metto nelle cose, o, semplicemente perchè sono fatta così…
L’ultimo forte squilibrio percepito è recentissimo e riguarda l’uso smodato di tecnologia, il legame indissolubile alla rete e a tutte le sue dipendenze.
Parliamo di immagini.
Ne divoro quintali ogni giorno. Mi ci abbuffo, come davanti a un banchetto delle ghiottonerie più deliziose per il mio palato. E non mi limito a questo – purtroppo – condivido gioia e passione con gli altri.
Fin qui.
Il dramma orgina quando, nelle onde di pixel colorati, invece di fermarmi a riflettere, metto me stessa dentro questa caldaia infinita di tutti e tutto, facendomi prendere impunemente dal demone.
Oggi, il mostro narcisistico che si è impossessato di me, di noi, sono i selfie. Immagini autoprodotte e condivise nell’etere con anime che, bontà loro, ne farebbero volentieri a meno.
E mi ritrovo come una adolescente fuori tempo massimo a condividere parti di me assolutamente inutili, sicuramente gratuite e, di conseguenza inappropriate.
Per fortuna, nel bombardamento colorato dei pixel dello schermo del pc che mi accompagna per tutto il giorno, si attiva anche quel solo neurone che mi rimane in testa e che mi fa recedere da questa sorta di demenza adolescenziale che non mi appartiene.
Ed ecco che, fortunatamente, le immagini tornano a regalare solo paesaggi, momenti di una vita anonima, nel tepore di un pomeriggio primaverile.
… e per oggi “sono salva”… 😉
Pimpra
IMAGE CREDIT: PIMPRA_TS



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