1° febbraio.
Il mio giorno X, quello della rinascita, dell’uscita dalle “nebbie” dell’inverno, quello dove mi riprendo la motivazione al fare e, ovviamente, torno in palestra.
E’ stato un inverno cazzutissimo, infestato di fastidi fisici che mi hanno tenuta lontana dalla sala ginnica con conseguenze… Sticazzi…!!!
Lunedì inizio blanda con 30′ aerobici e stretching, sudo come un animale ma è quello che cercavo, sento il corpo goffo, irrigidito e … terribilmente pesante.
Martedì decido che “o la va o la spacca” e mi presento alla lezione del pomeriggio. L’istruttore chiede immediatamente se avessimo con noi l’asciugamano ed io mi sono chiesta come mai, parendomi una domanda assurda. Poi ho capito. Una serie potente di esercizi cardio/tonico/vascolari degni di un corso preparatorio per il battaglione San Marco. Così il mio corpo ha percepito l’intensità dello sforzo.
Mentre, prona, cercavo disperatamente di raccogliere le gambe sotto di me, per poi spingerle nuovamente in allungamento, ho avuta chiara la visione del mio declino fisico.
La Pimpra: FU un’atleta.
Lontanissimi i tempi in cui mio padre faceva fatica a battermi in una vasca a delfino, lontanissimi i tempi in cui giocavo una partita a pallanuoto, dimenticati i tempi degli allenamenti pre maratonina, archiviati gli straordinari allenamenti mattutini, prima di andare in gabbietta, dove, al posto della colazione, bevevo (producevo) decilitri di acido lattico sulla pista di atletica.
Il corpo scattante, agile, tonico, voglioso, grintoso come una piccola coupè sportiva…
TUTTO DIMENTICATO. TUTTO ARCHIVIATO.
Al momento mi ritrovo ad essere come quelle signore che, in palestra, si impegnano così tanto da non rovinarsi neppure la piega…
E la leonessa che ho dentro, piange. Ruggisce e piange.
PIMPRA E L’ATLETA CHE FU.
Addio.
Pimpra
ps:
Vabbè, questo è lo sfogo ma… OVVIAMENTE, secondo la logica del “No pain, no gain”, seppure il pain stia diventando esponeziale… NON MOLLOOOOOOOOOOOO! 😉
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