All’epoca dovevi essere brava a scuola. Prima ancora fare la “brava bambina”. Poi essere un’adolescente assennata.
Credi di essere diventata grande e decidere dei tuoi modi e tempi ma, vivi ancora sotto il Loro tetto e, volente o nolente, ti tocca assecondare talune richieste. Tenere un comportamento consono, apprendere a diventare una donna, secondo il Loro schema.
E il tempo passa. E tu passi con lui.
Finalmente, ti ritrovi grande sul serio, che hai superato quella boa anagrafica che si festeggia col diamante (almeno, io ne ho ricevuto uno! 🙂 ) e comprendi appieno chi sei.
Guardi, ti osservi e rivedi molta parte dei “devi” che ti sono rimasti attaccati dalla tua vita precedente, di quando eri ancora dipendente da qualcuno, per le ragioni più svariate.
Oggi è diverso e lo sai e cerchi di restare fedele alla persona che sei veramente…
Ma… ti accorgi che ti parte un comportamento compulsivo che ti fa tornare sui territori di quando eri molto più giovane e rispondevi al verbo “DEVI”.
Già, me lo dico da un po’ di tempo, ho la sindrome della “Brava Ragazza”, di quella che le cose le deve fare bene che altrimenti non si sente a posto, non è contenta.
Prendiamo il lavoro, ad esempio. Ho una vagonata ultrasonica di responsabilità, scadenze, urgenze sulle spalle (il tutto a titolo gratuito, per la cronaca!) che sono perfettamente in grado di affrontare. Certo, mi lamento che altri godano i frutti (anche a livello economico) del mio impegno, però, non so smettere. Non so far finta di non essere capace, di non essere BRAVA.
Che poi, mi chiedo, cosa mi cambia? Ecchenesò!!! Di fatto ho le spalle grandi e, in tantissimi casi e circostanze, le persone si appoggiano a me.
Mi dico: sei brava.
Mi dico: sei pirla, non vedi che si approfittano di te?
Mi rispondo: non sono capace di essere mediocre.
Punto e basta.
Così, stanca da fare schifo, ma con una buona considerazione di me, torno a casa.
… Come una brava scolaretta con il grembiulino pulito e stirato…
Pimpra
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