BRIVIDO PUNK

Il giorno arriva e, francamente, cerco una scusa qualsiasi per farmi divorare dalla pigrizia. Non ho voglia di andare fino lì, prendere la macchina, strafarmi di caffè per arrivare e dopo un tempo relativamente breve, riprendere una dose equina di caffeina che altrimenti il colpo di sonno al ritorno è garantito…

Oddio, devo essere Punk. Ma di cosa stiamo parlando? Parte la ricerca iconografica sul quel santo graal di Google e mi rendo conto che, sto al Punk, come il tacco a spillo alla zeppa.

Vado o non vado? Sbiru & Lino fanno un gran dibattito per scegliere chi avrà il sopravvento (restare o partire), nel frattempo pulisco casa come una matta che magari mi slogo una caviglia e ho la succulenta scusa per guardare la finale di San Remo (che  è argomento di gossip nazional-popolare e non posso non farmi un’idea mia!). Nel frattempo ingaggio una lotta all’ultimo sangue con le tarme che hanno preso il mio tappeto persiano per il loro palazzo d’inverno.

E sono tormentata, tormentatissima e se mi perdo un gran divertimento?

Alla fine salto il fosso e in un men che non si dica invento un look per la serata di festa di cui sono molto fiera. Le forbici lavorano un top di pizzo nero plastificato che, mi chiedo, come mi è venuta idea di comprarlo???

Catene, leggins di latex, pizzo, velo, unghie di nero smaltate, uno stiletto di vernice bianca e uno nero (quella – forse – l’idea più originale!) .

Ma i capelli???? e il trucco???

Che difficile! Parrucca o cresta: soluzioni impraticabili. Invento tre strane codine arruffate. Mi maquillo da squillo depressa e vado. Chiodo di pelle e all star alte (i tacchi sono per la festa).

Incontro i personaggi più disparati, le soluzioni creative più divertenti e, ciò che maggiormente mi ha fatto sorridere è che, più di un ospite, indossasse abiti di riciclo, ritrovamenti “archeo-vintage” dalle profondità del “quattro stagioni”.

Ma ciò che di più bello è stato erano gli sguardi di sorpresa quando arrivava il tuo amico così cambiato che non sapevi chi fosse.

… Per non parlare del demenziale connubio tra le soavi note del tango e le creste che, vicine vicine, creavano un effetto spassosissimo… 🙂

E mi sono così tanto divertita che… lo voglio rifare! 😀

Pimpra

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