DI TANTO IN TANGO. POST PER SOLI TANGHERI. L’EGO ASSOLUTO.

einstein-ego

Ennesimo pippolotto su argomenti triti e ritriti, ma è più forte di me, devo dire anche io la mia.

Ieri sera in milonga: ambiente accogliente, persone grandicelle che si conoscevano tra loro, questa la sensazione. Padrona di casa molto ospitale. Musicalizador interessante. Pista decorosa.

Le premesse buone.

Arrivo presto e ballo, con il mio partner, sin dalla prima tanda.

Il TJ comincia soft, correttamente, osserva la pista e i ballerini: non sbaglia una tanda. Non crea un’onda “pesante” perchè il pubblico dei presenti non l’avrebbe sorretta musicalmente.

Una selezione interessante di brani molto famosi ma suonati e interpretati da orchestre in modo alternativo, particolare. Una musica non solo bella da ballare  ma piacevolissima all’ascolto.

E QUI CASCA L’ASINO.

Da quanto ho potuto osservare, la pista, della musica se ne fotteva bellamente. Certo, erano tutti poco più che principianti, ma, nessuno e dico NESSUNO di loro, ascoltava.

Presi a fare le più assurde combinazioni di sequenze, senza tener conto che, di base, c’era una melodia, un ritmo, un sacco di sfumature musicali. Il nulla.

Così come NON ascoltavano la musica, la coppia non si ascoltava reciprocamente, tutti presi in un’esibizione onanistica del proprio sè.

Non una coppia che si fosse presa la briga di … CAMMINARE. E di farlo in modo raccolto, compiaciuto, intimo, sulla musica… No, perbacco!, era tutto un arzigogolare passi improbabili, su temi musicali impossibili da ballare al loro livello super basico.

Che peccato e che grande dispiacere, manco fossi un’argentina!, vedere come opere musicali straordinarie venissero sgualcite, calpestate, ignorate da tanta indifferenza…

Ma allora mi chiedo: che senso ha? Perchè perdere tutta la poesia, l’emozione che la musica evoca e che l’abbraccio del tango sublima?

Ma dios mio! Questi maestri perchè, perchè, perchè commerciano tango  e basta?  Vendono sequenze, passi, giravolte, ganci che le persone non sanno gestire, sono pure orrendi da vedere dal momento che, di base, non sanno nemmeno camminare…

E divento sempre più stronza, me ne rendo conto, perchè il marketing dell’anima di un popolo mi disturba nel profondo. Perchè la distruzione dell’arte musicale mi ferisce, perchè l’ignoranza, la superficialità di questi pseudo ballerini mi fa male al cuore.

Dov’è l’amore, il rispetto, la gioia pura di far scivolare il corpo dentro un poema di note, cullati dal contatto di colui o colei che ci cinge in un abbraccio presente, sentito, puro?

Sarà che sto invecchiando e la giaguara è sempre meno tollerante… però, mi chiedo, perchè, invece di provare a ballare insieme, ascoltando con le orecchie e con il cuore la musica, il ballerino medio vuole solo esibire il proprio ego assoluto…? perchè?

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

PER CHI VOLESSE APPROFONDIRE IL TEMA DELLA MUSICALITA’, suggerisco la lettura del testo

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se interessati, potete inviare una email di richiesta a: tangare@tin.it

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18 commenti

  1. Fedifrago ®

     /  20 giugno 2016

    L’hai detto ….perché per i più conta solo l’esibizione; e fa niente se sia anche penosa, l’importante è esibire.
    L’understatement sta diventando un’arte per pochi

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  2. Von Calypso

     /  20 giugno 2016

    sarà per soli tangueri ma c’è dell’altro ed è proprio l’amore per l’identità e l’anima di un popolo che son perle ai porci, ma col marketing viene lasciato intendere che purtroppo tutti ne possono godere, tutti possono calpestare… mistificare etc etc… perchè quello che conta è apparire.

    E apparire è anche la motivazione per cui “perchè, invece di provare a ballare insieme, ascoltando con le orecchie e con il cuore la musica, il ballerino medio vuole solo esibire il proprio ego assoluto”…apparire è più facile che essere. apparire significa mettersi una maschera…e sembrare qualcosa e quel qualcosa è più verosimigliante se sostenuto da una buona porzione di narcisismo ed egocentrismo.

    Essere non solo significa incarnare quella musica, quel ballo, quella passone (e lo stesso discorso vale anche per qualsiasi cosa si voglia essere, dagli ideali politici all’arte…al cinema etc etc…) significa sublimarsi ad essa e diventare sua interprete… difficilissimo e soprattutto consta di un lungo esercizio e una lunga dedizione e una lunga perseveranza…

    Apparire è molto più semplice ed il marketing ti vende e ti aiuta ad apparire…imparare i passi più scenografici e metterli tutti di fila all’altro senza preoccuparsi di sentire la musica e soprattutto il partner.

    Più che loro sarei incazzata con i loro sedicenti maestri…che esistesse un albo professionale dovrebbero essere radiati per tradimento della deontologia del tango.

    Deontologicamente non ci sarebbe spazio per nessun parvenù in nessun campo salvo nel campo della recitazione in cui necessariamente un’attore deve rappresentare l’altro. Deontologicamente questi maestri dovrebbero dissuadere questi parvenù dal continuare…ma siccome purtroppo anche loro devono portare a casa la pagnotta ci passano sopra…

    ehhh…

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  3. eliana

     /  20 giugno 2016

    Se mai ci fossero dei maestri che volessero rispettare l’essenza del tango sarebbero destinati a scomparire… è il “cliente” quello che detta le regole. L’insegnante è per lo più uno che si uniforma e prima di essere un insegnante è un promotore di sé stesso, uno capace di muovere gente, di avere un codazzo col quale presentarsi nelle milonghe, che lui promuove che promuovono lui. La competenza e l’amore per la trasmissione pallidi ricordi di tempi andati, che io ho avuto la fortuna di vivere, quando eravamo pochi e non c’era un mercato ma solo passione. Quanto agli argentini loro sono i primi responsabili di questa deriva, erano gli unici che potevano fare qualcosa per evitarla. Loro per primi hanno trasformato un’arte in un mercimonio in molti modi che sarebbe lungo elencare. Ma come spesso succede chi non è di una cultura (sebbene il tango, credo io, sia universale, e in questo risiede la sua forza e importanza) la rispetta più di chi la “possiede”. È tenera la vostra difesa dello spirito argentino puro ma gli argentini quando vogliono difendere qualcosa lo sanno fare benissimo, credete. In questo caso credo che un mercato vasto, di poca competenza voglioso e bulimico di sempre nuovi passi piaccia molto anche a loro. Di sicuro non ne stanno soffrendo.

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    • Eliana, che dure parole, ma temo assolutamente condivisibili… mi piace restare portatrice di aquilone e continuare ad illudermi che le cose possano andare meglio… grazie del tuo contributo e del passaggio nella mia casa virtuale 🙂

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  4. Raffaele Scaglione

     /  20 giugno 2016

    Ciao a tutti; temo anch’io che Eliana sia vicino alla verità. Però grazie al cielo, almeno a Torino, esiste ancora una grande parte di ballerini che prova a stare nella musica col partner. Ah, oltretutto non dimentichiamo la chiamata a correo, ovvero se alcuni, o molti, ballerini, robotizzano il tango è anche perché a molte ballerine va bene così: è scontato, dato che si balla in coppia. Poi una piccola richiesta di magnanimità verso coloro che ci provano, a ballare come si deve, ma non ci riescono!

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    • Caro Raffaele, grazie del contributo, tutte le volte che ho avuto la possibilità di ballare a Torino, mi sono trovata sempre bene. Se il tango rappresenta la vita, voi torinesi, anche quando ballate, siete eleganti, educati e “riservati”, come lo siete nella vostra vita di tutti i giorni.

      Sempre apertura, accoglienza nei confronti di chi è neofita e ci prova e lo fa con gusto e umiltà.

      Un caro saluto a te e alla tua splendida città!

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  5. gibalda

     /  21 giugno 2016

    Gli pseudo-ballerini, cioè coloro che credono che per ballare il tango si debbano solo muovere le gambe, prescindono dalla musica e si impegnano nel far roteare le estremità indipendentemente da quello che sentono. Dico “sentono” perché pochi “ascoltano” e pochissimi, specie fra i neofiti, distinguono tra D’Arienzo da Donato (!) e ti propongono sempre gli stessi schemi alla stessa velocità e senza alcuna interpretazione.
    Non è facile trovare un partner con la tua stessa “musicalità” perché la musica va interpretata, oltre che ascoltata, e l’uomo sceglie come interpretarla.
    Peraltro, chi non ha la fortuna di ballare con un partner fisso, con cui ad ogni tanda migliora la comprensione del suo modo di ascoltare, deve prendere quello che trova. E qualche volta ci vuole del tempo per sintonizzarsi, o per far sentire all’altro il proprio modo di muoversi nella musica… molto spesso una tanda non basta!
    Quindi molti si fermano al tango-ginnastica: 2 passi avanti, uno laterale, un incrocio… e ripassano lo schema che hanno imparato a lezione, dove molte volte conta solo “portare a casa” una sequenza, più che crescere come ballerino.
    Quando ballo con qualcuno che sente ed interpreta la musica (e le pause) in modo simile a come farei io se ballassi da uomo, guidando io la mia partner, allora so che sarà una bella tanda, indipendentemente dalle sacadas e/o voleos che mi propone. Ma credo di essere in minoranza…

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