Ricordo ancora di un corso all’Università dal tema “La letteratura di viaggio”.
Da allora ho sempre favoleggiato di avere la possibilità di incontrare un personaggio di quelli che, nella vita, sanno come lasciare traccia di sè.
Non ho mai pensato ad una avventura sensuale da consumarsi nella tratta Parigi – Venezia e poi non vedersi più, ma qualcosa di diverso, qualcosa che mettesse in campo pensieri e sentimenti, visioni e coraggio.
Dopo non so quanti anni sono stata accontentata.
Trafelata dalla mia settimana lavorativa che non ha visto uno stop, finalmente prendo posto sul treno che mi riporterà a casa.
Accanto a me un signore agé, davanti a lui 4 quotidiani, le fotocopie di un articolo scientifico in inglese, la rivista “Scienze”, un blocco degli appunti e una penna dozzinale.
Lo osservo di nascosto mentre sono affacendata a sistemare i miei bagagli.
Capisco immediatamente che deve provenire dalla mia terra: benchè in abito scuro, non ha quella ricerca estetica formale che è una caratteristica di punta degli uomini del nord ovest. Lui è più scarno, l’abito non è un biglietto da visita che gli interessa.
La calligrafia veloce e lanciata del suo tratto, scorre sul blocco degli appunti. A momenti si ferma a riflettere e poi riprende a scrivere.
E’ uno scienziato. Riconosco certe formule e poi l’articolo che sta leggendo, lo afferma chiaramente. Siamo nel campo della cardiologia.
Al mio ritorno dal caffè, vedo che ha scelto il mio posto sul corridoio e, gentilmente, gli chiedo di spostarsi. Lo fa scusandosi e sorridendo con gli occhi di un celeste chiaro.
Lo osservo meglio e mi permetto un “Mi scusi ma lei è forse il prof. XXX?” mi risponde “Sì, sono io, ma lei come fa a conoscermi?”
“Perchè lei è un personaggio molto famoso, un medico di chiarissima fama”.
Iniziamo in modo naturale, spontaneo e piacevolissimo, una conversazione che ho preso come un vero dono del cielo. Il mio vicino è una persona che definire brillante, illuminata e, ancora mentalmente, incredibilmente giovane, è dire poco.
Ho apprezzato l’umanità, l’amore indiscusso per la professione medica, per la ricerca, per la vocazione verso una tra le professioni più difficili e il senso di condivisione che lo hanno sempre contraddistinto.
Un uomo così, a prescindere dal campo di interesse professionale e umano è colui che definisco “Maestro”, una di quelle persone faro e luce per gli altri, un pioniere, un esploratore e un maieuta.
Ci siamo salutati con una gran stretta di mano e tanta ammirazione da parte mia.
Nella mia valigia di esperienze adesso c’è anche questa frase:
“Nella vita è importante esprimere la propria opinione. Essa va esposta motivandola e dimostrandola chiaramente e, per questa ragione, difendendola con altrettanto vigore. Il modo in cui la si esprime è importante, ma rimane fondamentale essere coerenti alle proprie idee, ai propri ideali e a se stessi. E, poco importa se si sta antipatici a mezzo mondo. Prima o poi incontreremo chi ci saprà apprezzare per questa nostra caratteristica.”
Avevo i lucciconi quando raccontava della stima che tutt’ora lo lega ai suoi allievi/discepoli a come sono rimasti in contatto e a quanto egli sia orgoglioso che i suoi “figli” abbiano superato il padre.
E’ confortante sapere che, in questo mondo inquinato dalla falsità, dall’ipocrisia, dall’egoismo, esistano ancora illuminati “Maestri”.
Pimpra
Se siete troppo curiosi per resistere… qui.
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