COMPITO PER CASA

trivella_oliodinamica

Ogni momento è buono per farsi qualche domanda di quelle giuste e, possibilmente, trovare una risposta che soddisfi.

A pranzo, tra il conteggio kilometrico per raggiungere la prossima milonga e la domanda inquietante sul meteo previsto, è partita come un siluro la “domanda trivella”.

Mai sentito parlarne? Probabile…

Dicesi “domanda trivella” quella che ti fai (o che ti pongono) capace di entrare dritta nel testone e rimanerci fino a che, nel processo sublime del mumblemumble quotidiano, non arriva alla risposta che cercava.

Una classica del genere è “Ma tu, che cosa desideri per te?” che, tradotta, potrebbe suonare come un “cosa cerchi, come immagini la tua vita”?

A questa annosa questione, una volta arrivati al nucleo caldo della risposta che cercavamo, dobbiamo rispondere convinti (a noi stessi, non serve fare outing con gli altri) per almeno tre volte con un convinto “Sì, è questo che desidero per me”.

Allora saremo arrivati da qualche parte, almeno dentro al fumetto, appena abbozzato della nostra vita, “mi piacerebbe disegnarci un albero, su questo foglio bianco” potrebbe essere il seguito.

Compito per casa: porsi la damanda trivella e cercare la risposta.

Non è detto che tutte le trivelle riescano con il buco ma voi insistete, le grandi verità vanno conquistate giorno per giorno.

Lunedì, vi interrogo! 🙂

Pimpra

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6 commenti

  1. antigonewoland

     /  17 gennaio 2013

    quando ho visto nella mia casella di posta l’immagine di quell’aggeggio ho pensato all’indiano coi denti di ferro che ammazzava le tipe con un’aggeggio simile in “omicidio a luci rosse” di Brian De Palma. Quindi non esattamente un’immagine confortante…:-D
    Tuttavia…la mia domanda trivella parte dal fatto che voglio essere felice e per essere felice voglio portare avanti i miei sogni e i miei progetti e coltivare la relazione con l’uomo che vedo accanto a me fino a che morte non ci separi (un modo alternativo per dire che lo amo? può darsi), risolvendo i problemi che ancora ci sono tra noi: Qual’è il peggio delle conseguenze a cui penso potrei andare incontro facendo tutto questo?è chiaro che ho paura…ma di cosa? perchè non mi viene in mente nulla…di così terribile.

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  2. antigonewoland

     /  17 gennaio 2013

    secondo te è possibile aver paura di essere felici?

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    • Sì. E’ una paura molto comune. Si ha paura della perdita della felicità, del dolore che ne deriva. Tante persone perferiscono vivere nella “fascia di mezzo”, nè particolarmente infelici ma mai felici, credendo di preservare se stessi e la propria vita dal dolore della perdita di uno stato superiore di beatitudine (la felicità).

      Secondo me è un errore perchè la vita è ciclica a prescindere. Quindi, se possiamo entrare nell’onda che ci porta verso l’alto, verso la dimensione che ci rende felici, è peccato non cavalcarla… almeno potremo dire di aver vissuto…! 🙂

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  3. antigonewoland

     /  18 gennaio 2013

    io non mi trovo purtroppo nella via di mezzo, per quanto mi riguarda, la mia via sembra essere una mulattiera in alta montagna piena di cedimenti, smottamenti ed altro, esposta ai venti e le interperie. Vorrei scendere a valle e godermi il piacere e la sicurezza di una via diritta, oltre il cui limite io non veda baratri osceni, di cui non debba temere il cedimento. Assurdamente non ho alcuna paura a voler percorrere questa strada…
    ma non la riesco ad imboccare…ecco tutto…

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    • Sono certa che, al momento giusto, ovvero quando ti sentirai pronta, imboccherai la tua “strada”, sia essa una mulattiera o una larga autostrada, un sentiero in campagna o un vicolo di città. Abbine certezza e preparati a questo piacevole e catartico momento. 🙂

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