Sono tornata. Sono tornata già da un po’ ma la vita mi ha travolto di attività e sono stata costretta a lasciare appeso il cartello “chiuso per ferie” nell’illusione che, la mia assenza da qui, fosse dovuta a ben altri e più ludici motivi.
E’ autunno, i colori intorno stanno sfumando dal verde smeraldo dell’estate ai toni dei gialli degli ocra dei rossi, fascino e malinconia della nuova stagione.
Una notizia, ieri, mi ha choccato. Un amico ha lasciato questa dimensione. Combatteva da tempo una battaglia con quello che lui stesso definiva “Alien”, una battaglia che si è fatta spietata quest’ultimo anno. Ha perso e se ne è andato.
Posto che la morte è un’idea che spaventa, evocando le peggiori paure, desidero omaggiare la forza, il coraggio, la determinazione dell’uomo che ho conosciuto, in un modo diverso dal solito.
Dapprima ho pensato di lasciargli in dono per il suo viaggio nell’aldilà una delle mie stilografiche, le amava moltissimo, così per prendere appunti, per annotare tutto ciò di bello che vivrà da ora in poi, da un’altra parte. Poi però, mi sono detta, che le anime bisogna lasciarle andare, accompagnarle e salutarle.
Niente di fisico, quindi, sarà il mio tributo. Voglio tenere in vita il ricordo della persona che è stata e che tanto mi ha insegnato della vita, così: dedicherò al mio amico, un giorno speciale, un giorno nel quale farò qualcosa che mi piace e che ho sempre rimandato.
La gioia che mi regalerà la giornata, il piacere e l’emozione che ne ricaverò, saranno per lui che non è stato così fortunato e non ha avuto il tempo di vivere tante cose.
Perchè l’insegnamento più grande che mi ha lasciato è proprio questo: non sappiamo quanto tempo c’è per noi. E viviamo dentro una bolla, molto spesso a vegetare, e poco a vivere veramente.
Perciò oggi voglio togliere dal mio cuore questa patina di tristezza, perchè, sempre, potrò dedicare alla sua memoria, un’esperienza nuova, stimolante e bella che la vita mi regalerà.
Amico mio, fai buon viaggio e, soprattutto, viaggia leggero verso il tuo nuovo dove… nel frattempo andrò in cima al Faro della Vittoria che è una vita che voglio salirci e ho sempre rimandato!
Pimpra
koredititti
/ 23 settembre 2012E’ mai possibile che per imparare il senso profondo e vero della vita dobbiamo guardare in faccia la morte e la sofferenza? Eppure è così per noi che ci riteniamo vivi..
“non sappiamo quanto tempo c’è per noi. E viviamo dentro una bolla, molto spesso a vegetare, e poco a vivere veramente.”
Grazie Pimpra
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PIMPRA
/ 23 settembre 2012Credo che sia più facile restare dentro la bolla piuttosto che VIVERE VERAMENTE. Per farlo, ci vogliono due palle così…e, forse, esempi come quello del mio amico, ci vogliono dire che è ora di tirarle fuori… Un abbraccio a te
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antigonewoland
/ 23 settembre 2012bentornata, pure se con una notizia così. Mi dispiace molto, anche se sono felice che tu ne abbia estrapolato la giusta “lezione”…Personalmente non ho paura della morte, alla fine è la fine di tutto, dopo di che non si sa cosa c’é, la nostra coscienza terrena cessa di esistere…la coscienza e i ricordi, fatta di esperienze dolorose e gioiose della nostra vita.
Ergo me ne preoccupo poco e cerco di vivere al massimo. 🙂
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PIMPRA
/ 23 settembre 2012E tu vivi che fai bene! Un abbraccio
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Silvano Raimondi
/ 23 settembre 2012Molto bello e toccante. Ti uguro di andare a Trieste il giorno della Barcolana e dal faro vedere vele bianche pulite che scivolano sull’acqua.
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PIMPRA
/ 23 settembre 2012Benvenuto Silvano, il giorno della Barcolana sarò direttamente a filare sull’acqua… sono triestina e per nulla al mondo quella domanica i miei piedi vogliono restare a terra. … 🙂
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melodiestonate
/ 23 settembre 2012bel post pimpra
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PIMPRA
/ 23 settembre 2012Grazie. Preferivo non scriverlo, ma tant’è… Un abbraccio
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