E’ una curiosa sensazione quella che mi assale da un po’ di tempo a questa parte, come se la mia vita non scorresse dentro il letto di un fiume, agitata ma confortevole, mossa con brio, ma dentro parametri di “sicurezza”.
Niente di tutto questo.
Fluttua un po’ nell’etere (che a volte regala la sensazione dell’etere usato in chirurgia), inebriando o anestetizzando, altre volte galleggia in uno stagno dall’acqua non proprio limpida.
Penso che si tratti di un fenomeno naturale, a seguito di grandi cambiamenti esistenziali e di vita.
Già, perchè crediamo che tutto passi senza lasciare segni di sé, ma non è precisamente così.
Saltiamo l’ostacolo, hop – hop, e siamo di nuovo in carreggiata. Lo strappo muscolare magari arriva poi, quando non ce lo aspettiamo e, il più delle volte, non riusciamo a ricordare il movimento che può averlo causato.
Memoria del corpo.
Anche quando si danza. Ma quella è un obiettivo da raggiungere con ore e ore di studio, poi lui impara, e noi, che viviamo dentro di lui, possiamo finalmente divertirci a dare le nostre interpretazioni della musica, come l’anima le percepisce.
L’anima e la sua memoria.
La differenza è che, dentro e sulla sua superficie, ben poco possiamo agire noi con lo studio, l’allenamento al fare (forse meglio al “sentire”), mi sa che la memoria dell’anima sfugge al nostro controllo.
E tutto torna.
Il letto del fiume non ha più gli argini, l’etere provoca effetti imprevedibili, lo stagno a volte è popolato di rane a volte di pesci.
E noi, altro non possiamo fare che restare a guardare. E cercare di vivere, ballando…
Pimpra
Alessandra
/ 9 febbraio 2012Io invece non ho più la sensazione che tutto passi dietro le spalle e “hop, in carreggiata nuovamente” da anni ormai. Forse da quando le spalle hanno cominciato ad essere piene di anni o forse da quando ho realizzato che dietro non rimaneva vita ormai consumata ma strascichi di vita Mia, proprio mia, non staccata, ma anzi. Una specie di ombra ma che mentre passano gli anni e le vicende invece di allungarsi e assottigliarsi, si fa più corposa e vicina. Forse il mio cammino è proprio questo, raggiungere uno zenit ed essere tutt’uno con la mia ombra ( mio passato/dolorieamorieavventure) senza ri-nascere ogni volta, ma con l’opposta sensazione di essere nata ben prima e che tutto sia un tutt’uno e uno svolgimento in cui le molecole del tempo e di ogni cosa sono così tanto incatenate e propedeutiche una all’altra e tutte a tutto, che quasi la trama del tessuto non appare più. Però sono cose un po’ incasinate da scrivere, bevendo il secondo caffè, no? 🙂
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PIMPRA
/ 9 febbraio 2012Ciao Alessandra, benvenuta!
In realtà, diciamo la stessa cosa. “Hop hop” e l’ostacolo è saltato è solo un’apparenza poichè la vita ci presenta sempre il conto (lo strappo muscolare) e l’anima (e la sua memoria) lo ricorda!
Tu cerchi lo zenit, mi piace, una bella immagine. Io cerco, invece, un recipiente che tutto contenga. Il bene e il male, ciò che sono che ero e che sarò.
Tu vai verso la punta (lo Zenith) per compensare con la potenza della donna che sei, io, invece vado verso il vaso per raccogliere la donna che spero di diventare.
E, di nuovo, tutto torna. Nella magica ruota del divenire…
Cmq, pensieri tosti, da fare – sobrie- soreseggiando il caffè! 🙂
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antigonewoland
/ 9 febbraio 2012Se sto così è solo colpa/merito mio, in primo luogo. Trovo alienante il fatto di rimettere la responsabilità di quello che mi accade addosso a qualcun’altro o qualcos’altro… Sto male quando mi succedono cose che non dipendono dalla mia responsabilità perché nel bene non saprei come replicarle e nel male non ho alcun potere di poterle risolvere.
Comunque hai ragione pimpra, certi “strappi” li senti dopo…altri come una grave offesa ad un’articolazione, la continui a sentire per anni, in particolari stagioni. Non puoi fare a meno di sentire dolore, disagio, non puoi evitarlo. Tanto vale guardarlo in faccia ed osservarlo magari con il senno di poi, con una rinnovata maturità. Sono d’accordo circa la non-rinascita di alessandra…del resto siamo ciò che facciamo, che abbiamo fatto e faremo.
🙂
p.s. tanto per parlare di strappi e ripetitività, sto collezionando una serie di materiali edili contundenti sul mio ginocchio destro da 10 anni almeno…pietra, marmo lucidato, legno massello, granito, acciaio temprato…aspetto con ansia il cemento armato….l’asfalto, l’alluminio, il vetro…che mancano all’appello.
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